Pubblicato il 11/03/2018 06:50:54
Sfogliando … Fabio Squeo
Selezione da «L’acqua bruciata», racconti in versi di Fabio Squeo – Montedit 2018 per gentile concessione dell’autore.
‘Soli …’
Un altro pomeriggio è andato, e il sole saluta dietro le siepi annegando piacevolmente tra i tetti delle case di periferia.
Così accenndo l’ennesima sigaretta e mi arrampico sugli ultimi raggi di tenui.
Coloro che amo non sanno nulla di tutto ciò. Vivono per sopravvivere. Pensano che io sia un perdigiorno. Allora chiudo gli occhi perché tutto questo mi spaventa. Ma una forza improvvisa, ciueca e buona interviene sostenendomi. La direzione del vento cambia. Il mio corpo non pesa più. D’istinto allargo le braccia e quando apro gli occhi mi rendo conto di avere delle ali. Ma non voglio volare per paura di non atterrare. Quelle ali se di me, sono vertigini di un mondo che non sento ancora mio.
Quelle ali sono sguardi d’amore di un mondo meraviglosamente inafferrabile. Questi sguardi iridescenti hanno voluto premiarmi per aver tradotto in poesia i lamenti, le rivelazioni e i drammi della vita. Mi affaccio alla finestra, e lascio quelle ali riposare, nell’acqua bruciata che ancora una volta mi pervade.
‘Domenica delle Palme’
Era una calda domenica delle palme le strade erano chiuse al traffico dei veicoli, gli escrementi dei piccioni deturpavano i marciapiedi e persino gli alberi di albicocche. Don ignazio aveva intruppato il suo cavallo bianco contro l’autocarro in sosta s’impressionò: «Mamma mia, il cavallo si è imterstardito!, non vuol più camminare … e con i soli rametti di palma in mano cosa penserà la mia gente all’ingresso di Gerusalemme?»: Intanto sfogliava il libro sacro e seguitava: «Il tempo passa, ed io sono ancora qua. Mamma mia, questa domenica sta diventando una croce … e non una santa palma!» Il cavallo non ne voleva sapere, intanto, il sole s’era fatto alto, era mezzogiorno e i ragazzini del catechismo gli ridevano addosso: «Guardate Don Ignazio, spinge il suo cavallo mentre gli scorreggia in faccia … Ahhahah». Don Ignazio percepì quell’allegrica senza senso Tanto che si rivolse loro: «Gesù vi benedica, fatemi pigliare fiato e poi v’acchiapperò, maledetti! Quando le loro voci svanirono in lontananza sulla strada scese un insolito silenzio, gli angoli si vuotavano, i gatti si dileguavano per buie scorciatoie e la gente correva al mare spensierata. Si udì nun flebile nitrito, il cavallo si mosse … ma Don Ignazio era tornato in sacrestia, staqnco e sudato; percepì quel sudore come acqua bruciata. Tornò silenziosamente a pregare per la buuona sorte dells Santa Domenica.
?Cogliere la vita in tempo …’
Capita spesso, di rovistare nei ripostigli del passato. E non sempre quel luogo si rende accomodantre.
Ci sono cose, oggetti lontani da noi che è bene che stiano lontani.
Ci sono amori, ritrovati come fossili a cielo aperto. Ci sono parenti, che ci lasciano pur non volendoci lasciare.
Esistono vecchie fotografie, che suffragano la presenza di una vita sacrificante.
Eppure abitiamo quel luogo così lontano … così nefasto per certi versi così malinconico per altri.
Ma non c’è gioia che tenga nel far rivivere colui che non c’è più.
Noi siamo stati ciò che siamo stati, ciò che abbiamo prodotto senza mai averne avuto l’esclusività.
Il passato è la pasqua dei solitari, la casa di cura degli anziani.
Il passato è il termometro delle nostre aspirazioni, il passatoci mette davanti alla sorgente che fu quella che poteva essere e non è stata.
Il passato è nella storia dei vinti e dei vincitori dei mortali e degli immortali.
Il passato non può essere modificato se non nel presente prima che diventi passato che passa e se non passa non ha nulla qa che vedere col tempo.
la verità del passato, non è solo di proprietà del presente entrambi sono figli del tempo.
del tempo meteorologico, del tempo della ciclicità del tempo dell’evoluzione.
Il tempo è lo strumento misuratore dell’uomo, di Kant che sosteneva che il tempo anticipa l’uomo e se lo anticipa, l’uomo arriva sempre dopo.
L’uomo essendo il dopo del tempo, essendone il suo prolungamento non solo è nel tempoo ma è il tempo.
L’uomo è la personificazione vivente della temporalità, il suo linguaggio il tempo è la sua scadenza.
Dalla prefazione ‘La dignità della bellezza …’ di Danilo Serra «L’uomo e la sua esistenza, il soggetto e la sua vita. Una vita carica d’impressioni e significati, nel gioco incandescente dell’esistere (ex-sistere), un esporsi ai rischi più assoluti, un porsi innanzi alle insidie emergenti, all’implabile durezza dell’avvenire. Ed è sempre in questa drammatica pantomima che, dopotutto si ha il coraggio di rimanere in piedi e di resistere ai colpi e al peso dell’esistere. L’uomo di Squeo è l’impavido viandante che sopravvive al chiacchiericcio della folla, è la tenace creatura che non s’arresta dinanzi a ‘lividi di gelo’, combatte e resiste, affidandosi talvolta alla solitudine, affondando nell’oscura e inafferrabile bellezza dei sogni.,
I ‘racconti in versi’ di Fabio Squeo colpiscono per intensità e carattere. È impossibile leggerli sommariamente, d’un sol fiato; reclamano lentezza, richiedono applicazione. Vanno pacatamente accolti e assaporati, verso dopo verso, sorso dopo sorso, come un fresco calice di vino bianco … »
… non senza un retrogusto di amaro malinconico che gli proviene da un sentito conflitto interiore.
A Fabio Squeo … o la difficile ‘identità’ del suo essere poeta, è dedicata una recensione su questo stesso sito per “I poeti fioriscono al buio” – raccolta poetica – Bibliotheka Edizioni 2017. www.bibliotheka.it
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