Pubblicato il 21/01/2016 12:17:44
Giurai a vent'anni circa de nun salicce più, me pareva da scemi fasse sbatte su e giù. Ora so' risalita su sto gioco mortale: un giorno me soridi, 'n artro giorno stai male. Er Parkinson è 'na troja che te leva la voja de vive e de sperà, de respirà e campà. Coll'omo mio sto 'nchiusa in un castello nero ndove nisuno bussa dove sei priggioniero di incubbi e delusioni de sogni e d'illusioni. Vorrei scappà domani, anzi mejo stasera, ma nun posso lassatte, qui nun c'è primavera. Ce semo tanto amati ce semo amati tanto, divideremo nsieme solitudine e pianto.
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