Pubblicato il 14/01/2016 12:23:16
In certe notti chiare d’estate mi affaccio al balcone e guardo la luna. Mi attrae come attrae le maree. Quasi aspettasse una risposta.
Respiro il suo fascino come dolce brezza; afrodisiaco poetico afflato per vagare e divagare, per volare e involarsi fin lassù sopra turchini drappeggi.
Mi sovvengono però mille domande. Immagino teste brizzolate chine alla tremula luce d’una candela, la piuma d’oca a scavare pergamene su scrittoi consunti.
Immagino anime sensibili stagliarsi su diafane colline declamando al cielo notturno i loro amori struggenti e travagliati.
Immagino navigatori solcare distese di liquida pece, in rotta verso l’ignoto, e alzare gli occhi a lei; e con loro il lupo dalla tana e il gufo dal ramo.
Immagino un derelitto, la barba che struscia l’asfalto, staccare lo sguardo dal fondo della bottiglia e spingerlo con fatica fino a lei; lanciare in cocci il fiasco e alzarsi, puntellandosi traballante sulle nocche.
Così il mio spirito si rinfranca dell’energia di navigatori, scrittori, poeti, spasimanti e reietti d’ogni tempo ed epoca; e il mio genio è pronto per partorire a gonfie vele nuovi universi.
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