Pubblicato il 14/01/2016 01:23:24
Alzati. E’ ora di andare. Prendi il tram e trapassa la città che trema alla brina del primo mattino. Cammina, con gli occhi rossi ed assonnati, mentre il freddo ti taglia a pezzettini le dita callose ed inerti. Deserti di cemento ti circondano e ti guardano i casermoni abbandonati, ti dicono “Ferma!” ma è troppo tardi. Eccola. Immobile. La fabbrica che ti fissa. Le ciminiere rigurgitano fiumi di fumi nel cielo, tra le nuvole impolverate, incatramate dei sospiri affaticati e di sudore. Mettiti al lavoro ancora con la Macchina, che tiranneggia sui tuoi tempi senza darti tregua né soddisfazione alcuna. Troneggia tranciando sbarre di ferro fuso incandescente. Lo sai. L’Inferno brucia e ristagna di vapori metallici. Trangugia quel saporaccio chimico e terribile e fa’ tutto questo per pochi spiccioli ma bada! Trattieni le tue proteste! Poiché senza preavviso, domani potresti non aver da mangiare né la solita fuliggine né un pezzo di pane.
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