Pubblicato il 25/11/2015 14:58:13
Lettere da Donetsk (a Nadezhda) Nel breve mormorio d'un temporale si lasciano cadere le ombre della sera dai tetti scivolosi all'asfalto delle strade a sbriciolare l'orma del fioco balenare d'una luce diluita in pozze d'acqua scura. La trovi la città che non vorresti nei vicoli vissuti a respirare tra i rifiuti e le parole dure tra cocci di bottiglia e messe nere corpi stropicciati in calze a rete, sirene taglienti come lame sulla tua pelle nuda. Dove porta quel tuo peregrinare stanco adesso che nessuno ascolta l'instabile frusciare dei passi trascinati all'infinito lo scendere le scale accidentate dell'esilio, l'avvicinarsi al nulla sovraccarico d'angoscia. Al di là delle tue ciglia chiuse c'era una notte nuova e silenziosa il guizzo d'un sorriso da cogliere e sposare. Il battito del tempo il vento più leggero una mano a sollevarti il mento,
i fiori a primavera. Adesso è tutto scuro, appeso a vecchie frasi ai sogni derelitti e a un conto da pagare.
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