Pubblicato il 07/02/2010 13:07:14
Esitai lo spazio di un fischio e il tempo di una clessidra. Lo sguardo a terra e il mio pensiero congelato tentò un improbabile riparo nel bavero del tuo cappotto appannato, come il vetro dello scompartimento vuoto, sospeso a un filo tra cielo e binario. Il piede arreso sul cordolo di chilometri di pellicole riavvolte troppo in fretta, inciampò quasi al fruscio delle quattro primavere, contate sulle punta delle dita. In testa un nido di allodole beccava i gusci agli indugi e muoveva verso richiami di cacciatori esperti. Deglutì gemiti e sospiri la gola, affogata nel rimpianto, e nella nebbia dei ricordi giovani pensieri innocenti si levarono in volo.
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