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Reflection On Jazz 2024

Argomento: Musica

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 26/10/2024 09:01:36

REFLECTIONS ON JAZZ / 2024

«Il jazz è ciò che resta quando si è provato tutto» dice il grande clarinettista francese Louis Sclavis in occasione dell’uscita sul mercato del suo nuovo “Unfolding” con il quale ci offre l’occasione per un’ampia e profonda riflessione sul suono e sulla musica in un contesto peculiare come quello italiano, che si sta segnalando per una rinnovata vivacità della musica creativa, in specie per lo spunto di giovani musicisti, ma non soltanto, di natura squisitamente esistenziale e che, nel costante connettersi agli altri e quindi alle diverse esperienze strumentali, assume anche un rilievo comunitario sempre più ‘ambientale’ che spazia dalla concettualità italiana alla vaga quanto espressiva extra-europea e d’oltre oceano. È quanto apprendiamo dalla rivista Musica Jazz la prima rivista di Jazz in Italia che proprio in questi giorni esce con l’edizione di ottobre colma di novità interessanti tra il vecchio e il nuovo. Pubblicata ininterrottamente dal luglio 1945 Musica Jazz è la rivista più longeva al mondo e tra le più longeve d'Italia con periodicità mensile e dal Novembre 1981 viene pubblicata con un supporto discografico allegato, sempre di grande qualità e di prestigio.

Ma non ci fermiamo qui e apprendiamo quanto è stato fatto in musica in questo lungo anno: a cominciare dall’incredibile viaggio jazz tra natura, cultura e siti UNESCO dal 14 giugno all’8 settembre, che ha visto dare il via alla 7a edizione del Monfrà Jazz Fest, il “racconto jazz” di un incredibile territorio Patrimonio Unesco. Il festival piemontese che dal 2018 porta il pubblico in un viaggio immersivo tra musica, natura, enogastronomia e siti UNESCO, attraversando la bellezza del Monferrato “Città Europea del Vino 2024”: un territorio incredibile, in piena rinascita culturale. Tra gli artisti dei 31 concerti in programma: Fabrizio Bosso guest del Nicola Concettini 4et, la compositrice, bassista e cantante danese Ida Nielsen, Rossana Casale con il nuovo album “Almost Blue”. Organizzato dall’Accademia Europea d’Arte Le Muse di Casale Monferrato, il festival piemontese ha già affascinato migliaia di spettatori proponendosi come un vero e proprio "racconto jazz" che intreccia musica, natura ed enogastronomia lungo i siti UNESCO alla scoperta di Casale, del Monferrato e della Valcerrina, con un paesaggio incantevole che si snoda tra le colline con le tante vigne e i panorami mozzafiato, e la pianura attraversata dal fiume Po con la sua ricca biosfera e i suggestivi angoli di approdo.

Il tema 2024 del Monfrà Jazz Fest "Play&Be JAZZ" invita gli spettatori a immergersi liberamente nelle tante esperienze in programma. Sono 31 gli eventi articolati nei vari format in Jazz nel Bosco, Jazz on the River, Concerti in Vigna, Live nel Chiostro, Jamming Sotto le Stelle, passeggiate naturalistiche, eventi culturali, street food, degustazioni, dancefloor e masterclass. La partenza avvenuta il 14 giugno tra le vigne di Sala Monferrato, per festeggiare i 10 anni dalla proclamazione UNESCO dei paesaggi vitivinicoli del Piemonte Langhe-Roero e Monferrato, avvenuta il 22 giugno 2014. È seguito un percorso che ha fatto tappa all'imbarcadero sul Po di Casale Monferrato, sul palco principale al Chiostro di Santa Croce, per chiudersi nel luogo più iconico del Fest: il bosco dell'Eremo di Moncucco.

La grande novità di quest’anno è stata nel mese di giugno che ha ospitato anche la rassegna PER CHI CREA realizzata con il sostegno del MIC e di SIAE: progetto nazionale che promuove la creatività giovanile e ha visto la partecipazione di sei gruppi emergenti italiani, di cui metà guidati da talenti femminili, a conferma del costante impegno del Fest verso le pari opportunità, la diversità e l'inclusione nel mondo della musica. Alcuni appuntamenti sono stati dedicati al progetto nazionale di I-Jazz, l'Associazione Italiana dei Festival Jazz, che celebra il centenario di Franz Kafka con 9 tappe simboliche lungo lo stivale italiano, dove il jazz divenuto un mezzo per esplorare e celebrare le metamorfosi della vita, della natura e il potere trasformativo dell'arte: protagonista Loredana Lipperini. Non in ultimo ci sono stati gli eventi di settembre: dal 6 all’8 settembre in fase di chiusura del festival con un week-end dedicato alla celebrazione della vendemmia e i frutti più pregiati del Monferrato, portando i partecipanti direttamente nei luoghi dove vino e distillati vengono prodotti, per assaporare gusti e profumi autentici del Monferrato.

Il festival è realizzato con il sostegno di: Ministero della Cultura, SIAE Bando “PER CHI CREA”, Regione Piemonte, Comune di Casale Monferrato, Unione dei Comuni della Valcerrina, Associazione I-Jazz, Fondazione CRT e Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Tra i partner: Parco del Po, Fondazione ecosistemi e Borgo in Jazz; lista completa su https://www.monjazzfest.it/partner/. Ulteriori informazioni sul programma dettagliato e sulle modalità di partecipazione sono disponibili sul sito web ufficiale www.monjazzfest.it

Ufficio stampa nazionale: Fiorenza Gherardi De Candei - tel. 328.1743236 email info@fiorenzagherardi.com
Ufficio stampa territorio Piemonte: Monica Massa - tel. 392.4246661 email press.monjf@gmail.com

A proposito di ufficio stampa ecco un’intervista a Fiorenza Gherardi De Candei rilasciata a Eugenio Mirti per JAZZIT.

In occasione del Torino Jazz Festival ho avuto modo di ritrovare Fiorenza Gherardi De Candei. Ci conoscemmo nelle varie edizioni del Jazzit Festival e mi è sempre stata simpatica perché è una persona estremamente gentile, costantemente sorridente e di buon umore. Poiché si occupa dell’ufficio stampa per molti artisti, non potevo farmi sfuggire l’occasione di chiederle alcune opinioni sul suo lavoro e sul futuro della musica.
Come e perché hai deciso di occuparti di un ufficio stampa?
L’amore per la musica e per l’arte in generale mi è stato trasmesso dalla mia famiglia: i miei genitori sono sempre stati immersi nell’arte, sono appassionati di musica e strimpellano molti strumenti, si occupano anche di pittura e scultura. Insomma, sono cresciuta con l’attitudine di considerare l’arte indispensabile in ogni ora della giornata. Ho poi studiato pianoforte, chitarra, canto, ma sempre con l’idea che non avrei mai fatto la musicista ma che la musica sarebbe stato un momento creativo e ricreativo della mia giornata: sapevo infatti che avrei voluto occuparmi di qualcosa di più organizzativo e gestionale. Casualmente poi mi sono iscritta al Dams Musica, la facoltà più vicina nelle università romane a quella di musicologia, perché inizialmente volevo fare la giornalista. In questa situazione mi sono trovata a organizzare un evento multimediale e mi sono resa conto che poteva essere il lavoro per me: occuparmi di arte senza essere io l’artista.
Come si è sviluppato il tuo percorso professionale?
Negli anni ho collaborato con molte associazioni e ho poi fondato insieme ad altri una Srl all’età 23 anni, una società che è durata dieci anni e con la quale ho progettato manifestazioni e produzioni. Nel tempo sia all’interno della società che con altri soggetti si è delineata la possibilità di ricoprire il ruolo di ufficio stampa, che se vogliamo regala la possibilità di essere ancora più vicino agli artisti: il rapporto con i musicisti è molto forte e spesso vengo coinvolta o interpellata anche nella fase di produzione dei dischi.
La rivoluzione digitale vs l’ufficio stampa: come ha cambiato il tuo lavoro l’affermarsi della musica liquida?
La rete è democratica e quindi la mia funzione è ancora più importante e necessaria di prima: si avverte sempre di più l’esigenza di avere una visibilità professionale e mirata. Quindi in termini assoluti il mio lavoro è aumentato. Per quanto riguarda la musica io sono contro la sua liberalizzazione. La musica va pagata, anche poco, ma deve avere un valore. A prescindere dalle politiche delle singole piattaforme bisogna essere consapevoli che andando avanti così la filiera musicale imploderà, si sta creando una crisi effettiva e molto profonda.
Un aneddoto della tua carriera?
Mi ha colpito molto l’incontro con Wayne Shorter: è stato molto significativo, oltre la musica, o per meglio dire l’esempio di quando la musica diventa un veicolo per entrare in comunicazione profonda con una persona. Un bel contatto e un bel ricordo, insomma!
Quali sono i tuoi obiettivi professionali?
Mi piacerebbe mettere in condizione gli artisti che seguo di ottenere il giusto merito, anche trovando canali di comunicazione nuovi e innovativi.
Se un giovane volesse avvicinarsi a questo lavoro che iter formativo gli consiglieresti?
Un percorso che gli insegni a scrivere, ad ascoltare musica e poi lo studio dei fondamenti di marketing e comunicazione. Infine lavorare con elasticità mentale, che è una attitudine che si può anche costruire nel tempo.
Ci dici qualche nome di artista che segui?
Beh, essendo qui a Torino non posso non citare Maria Pia De Vito, che ho accompagnata al TJF, e Fabio Giachino.


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