Di rado v’entri
e perlopiù vi corri solo sguardi
perché è pursèmpre spazio dedicato ad altri
uno spazio dove tergiversi il pensiero
se fermarsi oppure andare
dell’ospite grato
e che abbia oggetti su oggetti
oltre a quelli di misura e dominio usati
oltremisura sì
per cui si senta estraneo oppur parente
come a sua mente sua più piaccia
Non è una stanza costruita a caso
pur se lo sembra
metà di puro arredo
l’altra metà come di scarto
Vedi intanto che non v’è polvere che tenga
(merito è della fantesca
che ogni sette giorni
sempre come tu sempre il vuoi
toglie di noi ciò che si consuma
ciò che lento al suolo si ristagna)
c’è dentrolà un letto e c’è un armadio
che stan fra loro intonati assai
per intarsi di legni
accosto di colori
e ben grati al viaggiatore
Il primo sta in faccia a due finestre grandi
sicché volendo
egli possa nel giorno e nella notte
sempre contar l’umor più vero
di ciò che accade fuori
e due piante
ambe forti e verdi
di mezzo alle finestre dette
Or nota questo
è il copriletto nero come pece
con fiori rossi
ma d’un rosso stint’esàngue
e pure smorto è il verde de li tralci
che attorno vanno e attorno
così che chi che passo dopo passo osserva
chi ch’il letto oziando preferisce
restando in faccia alle finestre grandi
vede due opposti
la luce e il nero
la cosa viva e quella immaginata e finta
per quell’accosto fra loro di colori
quell’intarsio di legni assai ‘ntonato
E se l’armadio e il letto
padroni son d’un lato
(l’altro ospitando piante grandi
e due finestre forti e verniciate in verde)
è il restante spazio dai muri limitato
sfogo di oggetti all’apparenza andati
vedi uno stereo dimesso perch’oramai di tropp’antìco
mensole colme di libri
e di dischi calmi nel torpore del silenzio loro
ma pure estranee
per causa del metallo in cui son state fatte
al caratter della stanza tutta
poi tappeti alcuni anche alle pareti
come arazzi appesi da tenda medioevale
che però chi sol li sfiori sente
che pronti sono ancora
(per la mancanza di polvere anzidetta)
al loro primo e vero uso
Sopra e sotto solo legno
un rustico parquet squamato ai passi
al sole
che dai vetri grandi
a lato delle piante
nel giorno a lungo occhieggia
e doghe lucide al soffitto
madide di luce
Perché anche qui
in alto come in basso
ricorda o viaggiator
tu sempre viaggi
percorri un filo teso fra due estremi
e corda tu stesso pur ti fai
sei un perno fra contrari
e tutto turna e cambiasi di polo
pure per te questo ti vale
(no, non tremare)
nel tempo infinito di tua vita
che qui si consuma solo di passaggio
come certezza appesa fra contrari
(tratta dalla raccolta autoprodotta “Moto in luogo”,
reperibile presso l’autore)
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