Guido Brunetti
Dio anima e fisicalismo neuroscientifico
La riflessione sul cervello. la mente e l’anima è antica quanto il pensiero umano. Fin dall’antichità con gli Egizi, i Greci e i Romani, si sostiene il concetto di un’anima immateriale, immortale e principio di vita.
In origine, il significato di anima presenta diverse definizioni: psiche, spirito, mente, pneuma, soffio. L’atto di nascita della speculazione filosofica sulla mente è la teoria di Platone sull’immortalità dell’anima, indipendente dal corpo, e sulla trascendenza.L’essenza della natura umana- dicono Socrate e Platone- sta nella sua “psyché”, ossia nella sua anima. Questa concezione viene riproposta dal pensiero moderno e contemporaneo da Cartesio, con la dualità tra “res cogitans” e “res extensa”.
L’avvento delle neuroscienze, nel Novecento, segna un mutamento epocale nel concetto di mente, poiché si delinea l’affermazione della preminenza della “tesi materialista” dell’unità corpo-mente,dove la mente o l’anima sono riconosciute essere nient’altro che una parte del corpo (MacDonald).
Si è venuta affermando nell’ambito della ricerca neuro scientifica una visione positivista, la quale non soltanto si è allontanata da ogni riferimento alla dottrina spirituale del mondo, ma ha anche lasciato cadere ogni riferimento all’idea metafisica e morale.
Il pensiero contemporaneo, rifiutando l’assoluto e la dimensione del trascendente, oscilla tra “visioni prometeiche” di grandezza e “tragiche negazioni” della propria identità. L’uomo vuole sostituirsi all’assoluto, diventando “uomo-Dio” o vuole negarsi all’abisso del nulla. La conseguenza è che gli scienziati rischiano di non avere al centro del loro interesse la totalità ed unità della persona umana, cedendo alla tentazione di un potere demiurgico.
La negazione della spiritualità e della dimensione del trascendente e l’affermazione del relativismo e del materialismo classico conducono al rigetto di quei principi millenari che hanno concorso all’avvento dell’Homo sapiens.
La frase di un personaggio di Dostoevskij: “Se Dio non esiste, tutto è permesso” significa il venir meno di ogni fondamento valido per tutti e di ogni distinzione tra bene e male, giusto e ingiusto. E’ una condizione esistenziale senza progettualità, finalità e speranza, che può portare alla disperazione e all’angoscia e trasformarsi in cultura del malessere e della morte.
L’idea filosofica e teleologica della “morte di Dio” elaborata da Nietzsche esprime, per alcuni studiosi, una nichilistica assenza di valori, rappresenta la fine di tutte le illusioni e delle certezze, la scomparsa di essenze, la crisi della civiltà. Un mondo senza anima. Quando l’uomo si è fatto Dio o ha creduto di esserlo il suo progetto ha registrato un misero fallimento.
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