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Pinocchio all’Expo

di Luigi Siviero
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Pubblicato il 25/01/2017 13:32:02

C’era una volta un Re.

No, aspetta un attimo.

Quella è un’altra fiaba. Ho fatto confusione.

Fammi pensare a come inizia la fiaba che mi hai chiesto di raccontarti

Ah, sì:

C’era una volta un Presidente del Consiglio.

Sì, questa è la fiaba giusta.

C’era una volta un Presidente del Consiglio che aveva bisogno di rendere l’Expo di Milano un enorme successo di pubblico. Il Presidente ebbe un’idea brillante: prelevare forzosamente gli studenti dalle scuole e costringerli a visitare l’esposizione enogastronomica. Lo avesse saputo prima che c’erano milioni di persone adulte, libere e paganti a prezzo pieno disposte a fare undici ore di fila al padiglione del Giappone, il Presidente avrebbe fatto a meno degli studenti, ma prima non lo aveva saputo.

Fra le migliaia di studenti intruppati sui treni merci diretti all’Expo c’erano anche Pinocchio e Lucignolo. Pinocchio era un burattino diligente e amante dello studio, al punto che in tre anni di liceo classico aveva perso solo quattro giorni di scuola per farsi operare di peritonite lignea. Lucignolo aveva potenzialità limitate, ma almeno ci metteva l’impegno e si faceva trascinare da Pinocchio sulla retta via.

La visita all’Expo della classe di Pinocchio fu caotica, come tutte le visite all’Expo. Il burattino non riuscì a mangiare il coccodrillo al padiglione dello Zimbabwe perché le scorte di quella carne pregiata erano finite il giorno prima. Si accontentò di un hamburger da McDonald, sponsor dell’Expo, innaffiato con milkshake.

La notte la “gita d’istruzione” non si trasformò in “gita distruzione” per Pinocchio perché il burattino di legno era insensibile agli effetti di alcol e droghe. Per tutta la serata Pinocchio fu costretto a prendersi cura di due compagne di classe strafatte di wurstel al Cointreau.

Morale della favola: ci si divertiva di più ai tempi del Paese dei balocchi.


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