IL RISOTTO DEL KAISER WILHELM
Non molto temp’addiètro
impegnavo le mie ore come d’uso
tra i famigliari fochi
e ruminavo in qualsimòdo
parecchiar avrei potuto un primo
ch’in mente rimanesse ai commensali
e che’l pensiero lor
volar facesse ad epoche passate
e al temp’istésso pur verso di straniere genti
Chiaritomi di ciò
combinato ch’ebbi ambe le cose
la mente mia studiò fermarsi
in tempo e loco di danze sfavillanti l’uno
e l’altro un poco oltre delle Alpi
fino a concepir nel meglio
(così osai fra me e me sperare)
un piatto degno del Kaisero Guglielmo
Non sto a spiegarti qui
come si faccia la base d’un risotto
ché gl’ingredienti
i tempi
i gesti tuoi più adatti
sempre gli stessi son
da padre a figlio esposti
però
per un’ovvia e geografica ragione
vorrei che a mantecare il tutto
usassi un formaglio del Trentino almeno
se non
(per scelta ch’appar davvero doverosa)
uno cresciuto in valli un dì oltreconfine
come un canuto Graukaese
per esempio
quel Dobbiaco che sverna su la piastra
od un qualtuvòglia altro
spremuto d’austre mucche
Ed ecco
che al foco accanto al primo
(nel qual si scalda l’acqua
cui presto un dado
darà sentor di brodo vegetale)
tu comporrai un perfido soffritto
unendo alla cipolla
che bionda cresce ovunque
il crauto grato all’alemanno
e sul finir della cottura
quando che unite si saran le parti
(detto soffritto al riso
che sbuffando entro al paiuol
va lemme lemme a mantecarsi piano)
aggiungerai quei wurstel a compagnarsi fini
in fette sottili già affettati
che io
per ragioni che più avanti vi dirò
non vorrei di carne fosser fatti
ma di glutine solo e vegetali odori
Però l’arma tua segreta
ad esaltar sapor di questo piatto
e per veder gaiezza da le bocche
scendere al cuore e risalire agli occhi
dei commensali tuoi sì degni all’opra
(e ben per questo grati di tue scelte)
verrà d’una bottiglia colma d’un liquor
pur’esso al Nord cresciuto
ed ora ahimè obliato
mentre che d’un tempo
egregio era e ben visto
e ispecie a paste e dolci consacrato
egli di “Doppio Kummel” ha il nome
ed esso aggiungi sol verso la fine
lasciando poi ch’el foco
avviluppandolo facendo lo suo corso
lo svàpori e svampisca
solo lasciando quel suo aroma cupo
E con gioia svuoterai dal pentolon
questo composto bello
fumante con amor
fin dentro ai piatti dei còmiti impazienti
ad iniziar di questo pasto
in modo tale che per ciascuno d’essi
tale momento da dentro lo scugliero
gli si riversi nel cuor dei lor ricordi
(tratta dalla raccolta "'A la carte", autopubblicata e disponibile presso l'autore)
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