Il giorno si inclina, sempre più in fretta
e obliquo alla sera il tempo risucchia
le attese. Lo sguardo scivola avanti
fino all'orizzonte e scioglie nel mare
quell'ultima linea, in rivoli muti.
Ecco, le parole perdono il segno;
slabbrati i confini, vagano assenti
ed io non comprendo più, quel che dici.
Eppure ti sento. Sfiori le foglie
per farle tremare, soffi sull'acqua
e vedo vibrare l'aria, la forma
che sfugge, il colore. È forse un inganno?
Non serve, sapere. Sciolti gli ormeggi
si può navigare a vista, di notte,
o restare fermi, in preda alle onde
tra braccia pietose di ombre. Si arrende
ancora una volta il petto al tramonto
che sembra chiamare un nome, ma non me,
che resto a guardare attonita il cielo,
e il triste virare, al largo, del sole.
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