Pubblicato il 02/09/2015 22:48:50
Aveva gli occhi celesti come il principe di Cenerentola, a sei anni, gridai di amarlo. Era nato in Corea, era stato adottato e volevo consolarlo a nove anni. Eravamo vicini d'animo e ci separarono come in Cime tempestose a dodici anni. Era uno sportivo per baciarlo dovevo mettermi in punta di piedi, come in Ufficiale gentiluomo, a quindici anni; Era un soldato mi si offriva una melodrammatica storia d'amore a diciotto anni; era uno spirito libero e trascorsi una giovinezza da beat generation ; amava le mie stesse letture mi chiamava musa e mi aprì una via a trent'anni; lottava per una vita migliore ed una famiglia . Ho amato gli uomini per futili motivi: il colore degli occhi, i centimetri in altezza; per illusione; per superare limiti; per vivere un film; per avere una vita diversa; per essere diversa. E' un battito di leggerezza frizzante che ci spinge alla complicità degli sguardi, dei sorrisi, al primo coraggioso contatto, ad allargare le braccia, a schiudere la bocca ad ammorbidire le ginocchia. Ma quando si tratta di noi stessi del nostro sangue, dei nostri genitori e dei nostri figli allora è solo realtà. Tutto è più concreto e difficile. Non è un volo pindarico, è una corsa ad ostacoli, devi spingere sui tuoi polpacci, piegarti, crederci e darti lo slancio per avere quel break di leggerezza poi subito riatterrare ed ammortizzare; proseguire e così sempre in corsa, ancora saltando ed atterrando, a volte cadendo fino al traguardo, dove sempre ci si dice che si sarebbe potuto ...di più! Quando si tratta del proprio sangue è tutta un'altra storia, la nostra.
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