Batte come martello su incudine
segna elevato il tempo che vizza,
incalza e corre dietro ai quarti
tace rispettoso solo della notte.
Svetta nella piazza 3 Novembre
fiero celebra il Tricolore di Trento
osa lì marchiando da centinaia di stagioni
patendo sempre un poco in ritardo.
Da presso tremi, rispetti magnificenza e storia
e proprio ora un terremoto, ma Lui immobile.
Sembra ridere guardando tutto da lassù
ci schernisce, siamo essere fugaci al suo cospetto.
Voglio cogliere come campanile o torre
voglio godere della sua vista
smonto l’indugio e vado,
sono dentro come un quadro di Escher
Giro su me stesso infinite volte,
arrivo in alto ad accogliermi il vento.
L’affaccio timoroso fa tremare le gambe
A trentaquattro metri il mondo è diverso.
Pensavo di afferrare tutto da quassù,
credevo si schiarissero gli incerti.
Il lago sfavilla di luce obliqua
sembra tutto stranamente trattenuto.
Non riesco a comprendere nulla
sembra un formicaio disordinato
traiettorie incomprensibili
tutto attorno vento, irreale silenzio.
Le voci i rumori non arrivano
tacciono gioie dolori urla e sorrisi
una foto scolorita e immobile
un paesaggio seducente e piatto.
Un verso di campana mi eleva dall’ipnosi
e tutto si fa chiaro.
Per comprendere l’uomo
devi scendere e sporcarti le mani.
Devi impastare sangue e miele
ruggine ed oro.
Il campanile centenario
Maestro, ha insegnato ancora.
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