Il raggio sorgivo
del mio flusso di suoni
è scoccato dagli occhi,
che tu, padre, irradiavi sulle fibre
legnose (1), a impregnarle dei sogni
e sopra riverberare le vive speranze
di sei trepidi volti e la sposa.
La tua scintilla
ancora mi vibra improvvisa
davanti alle ruvide travi
rigenerate da plastiche mani.
Ma più forte sempre mi pulsa
quando, innestato il sonoro
vigoroso germoglio dell’anima
sullo svettante fronzuto gigante,
del pianto segreto lo irroro,
del sangue fiero e generoso,
di ogni umore e fremito occulto,
per soffocare i venti d’odio e di guerra;
quando, della fioritura
esuberante del calamo
vivace, spunto i rami frondosi,
nutro e tempro i novelli virgulti
con suono e respiro più dolci,
a scortare il viaggio dell’uomo
dalle vive profonde radici
alle stelle pulsanti.
Poi, adombrarne la funebre zolla
mormorando al pio viandante
l’ultimo silenzioso soffio di vita.
(1) Riferimento all'attività di falegname
esercitata da mio padre.
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