Non credere sia mortale
l'eternità di cose remote-
Non c'è punto che non veda
del suo sguardo,
tutto respira tutto ringrazia.
Eppure viene solo da una tenda
di perline mosse per il vento
lo scintillio degli occhi,
come di un animale
quando si avvicina al buio,
restituendo doglie. Resta
e splende, nel mezzo,
come una donna illuminata
tra il sogno e la sua comprensione -
non scintillerebbe sulla pelle
fino a esplodere,
mettendo pace.
È invisibile il senso di una luce
viva che continua al buio
il coraggio nella mano
poco fa ancora vuota.
La terribile bellezza che si compie
occupa spazio e si muove nel tempo,
tra quello stordimento
che prende chi non sa,
nel luogo in cui è giunto,
cosa rispondere, pronto a dire:
con tutta la vita, con solo la vita
testimonio il cuore di un canto,
che quasi cade per troppa impazienza
di vedere con gli occhi di Dio
i nomi per lei,
in cui tutto trasforma
e mantiene.
Come tornare all'eterna fontana,
ricomincia così la poesia,
in quel lento riandare di versi,
ascoltando il suo corpo invisibile,
come strumento in preghiera-
che piange
che danza che ama che ride,
e si offre, cercando il respiro
mai interrotto coi morti.
Lungo la madre dei fiumi,
tormentata da dighe, così
quando il vento la muove,
oltre la luce più bassa,
risplende il suo sguardo
altre vite
ad accogliere orme,
e lei, che si apre,
in ogni più piccola voce.
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