Pubblicato il 04/07/2015 14:20:31
Volano le stagioni, ma a rivederla provo nel cuore, sorprendente come allora, una sinfonia di emozioni.
Piazza del Campo, in un respiro gremita, gente affacciata da bifore e loggioni, il sorriso ondeggiante dei vessilli sfoggiato in un canto di colore.
Sbandieratori, il corteo storico che si snoda, i capitani delle contrade e, nel bel mezzo, appare il carro col Drappellone.
Il festoso sventolìo degli stendardi, l' eleganza rinascimentale dei costumi, accoglie le dieci contrade sulla piazza accarezzata dal sole con gli ultimi dardi.
Ecco il mossiere, con pazienza magistrale, ad allineare al canape fantini e destrieri. In un'attesa irreale, i contorni della sera sulla piazza divengono ancor più nobili e fieri.
E Siena è un tripudio di suoni, festa cromatica, abbraccio di folla, quando risuona solenne la Campana del Sunto e le fa eco la Martinella.
E parte la mossa, i cavalli lanciati lungo il tracciato e alla Curva del Casato sfreccia il vincitore, dal giubilo della folla osannato.
Nel crepuscolo dal dorato dardo, la mia nostalgia lancia a somma altezza, nell' empito dei ricordi, lo stendardo.
Fui felice come non mai alla Curva di San Martino, quando l' amore mi sorrise nella radiosa dolcezza di un mattino.
L'undicesima contrada in gara, a Siena si dice sia la Sorte.
La Curva del Casato in salita resta. E ci affrettiamo nella corsa febbrile del nostro umano palio che dura una vita,
ma fatalmente al traguardo, inesorabile, nel tripudio della festa, ci attende nel vessillo della notte, silente e cupa signora, la Morte.
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