Pubblicato il 23/01/2010 12:29:18
Mi sorpassò scorrettamente a destra rasente la vetrina di Ferré, andava troppo svelta sulle Prada a pattini, inavvertitamente mi strusciò. Non per il graffio, per il disappunto col tasto d’emergenza registrato sull’iPhone l'impulso le mandai del blocca freni, il codice di Hamming per correggere gli errori, per la Seconda Legge dei robot lei si fermò.
Era un automa femmina mutante brevetto giapponese del duemilaventitré, aveva labbra rosso Maranello al silicone, la pelle artificiale un poco tesa sul telaio e un tono da pistone che picchietta la testata, udendo la mia voce così docile tremò.
Le curve erano uguali a Montecarlo, gli zigomi agli alloggi dei fanali di una Porsche, portava i seni troppo grossi e gonfi come due airbag, può darsi per lo scontro.
Poi che lei si fermò le sussurrai quel verso mio immortale che dice: “Ama la carne, pur se molto fragile”, dopo ch’ebbe vibrato per due o tre microsecondi tentò di darmi un bacio e s’inceppò. Fu rottamata.
Il Parlamento a seguito del tragico incidente promulgò la Quarta Legge che protegge i robot – fu pubblicata da Gente Motori – e al carcere condanna quei poeti che con versi ardiscono rivolgersi alle macchine moderne.
--------------------------------------------------------------------------------------- [NdA: il testo esclude interpretazioni maschiliste. Il primo verso della seconda stanza, infatti, recita "Era un automa femmina mutante". La deliberata specificazione del sesso della macchina dà a intendere che esistono linee di produzione di maschi mutanti :-)]
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