Tradì la vetta spoglia della cerchia
il ferro nelle vene, a cielo aperto,
e la cenere nel fondo della veglia
fece nero il verde fitto nella falda.
Un Mato Grosso la notte sui capelli,
il taglio delle mani col cavo più sottile.
Piegando l'occhio nel silenzio vivo
le ferite minerarie. E ad ogni stella,
ora, invoco il mio massacro,
come Guaraní, nella fossa comune.
Le piste dei sogni, le vie dei canti antenati
non avranno nessuna piramide a memoria
se non il suono più prezioso ed immortale
della lingua sorridente sotto un albero
che cammina, raccogliendo semi,
e ancora la fonte del luogo di donne
che piangono in canto come sante,
o fantasmi, che sanno attaccare
ognuna al suo seno le scimmie
urlatrici, e i piccoli maiali
che hanno allattato la foresta più fitta,
sbriciolata in pane terribile
nelle tasche di tutti. Voialtri,
come ladri, ci avete tolto la libertà,
ma noi viaggeremo danzando,
nel fango finendo per brillare
a cielo aperto.
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