(immagine di Tommy Ingberg)
Ecco lo stesso legame nella memoria
mentre ancora le braccia sono schiuse
in alchimia di frantumi
come una vertigine di grumi
su uno spartito infrangibile di spazio
e le tempie corrono dietro brezze di vagiti,
docili alla fede prima del richiamo.
***
Alberi foglie vento in un abbraccio
straripano dai giorni
stampato a sangue sul tuo petto
e tendono le labbra al ritmo del mondo.
Inascoltato il buio nella notte
inarca il cielo al rischio di gesti estremi
su zolle di vie senza nome.
Avanzare è anche soffrire
se a decifrare desideri
non resta che la fuga nelle turbolenze
del domani.
***
Tutto ancora qui avanza
nel vortice di flussi convergenti
ricomposti al cadere senza rumore
quasi testardaggine di bellezza vera.
Tu vuoi questo cardine sconnesso
taglio di carne impresso nelle carni?
Quanta fatica a ricomporre
il macero segreto
anche se il punto fermo insidia
il dono e oggi amare è la crepa
sui muri che screpola la terra.
***
Siamo acqua e terra in rivoli tra ciottoli,
flussi di luce e ombra nel disordine
inafferrabile.
Nel moto siamo respiri di memoria e silenzio,
ma non c’è compimento, impronta di pienezza o perfezione
in ostaggio al mare lontananza in cielo
lingue di fuoco svenate all’orizzonte.
Intanto serpi invadono tombini
così sciupiamo la vita e questa terra,
[e noi cosa saremo…]
Eppure la luce c’è in cima ai colli
e il cielo chiaro ancora si ferma tra rugiada e foglie.
Siamo alberi anche noi,
flussi di di linfa e venature
che il tempo attraversa come all’inizio,
radici e semi siamo in attesa dei frutti,
volute di colori tra le ciglia.
© Maria Allo
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