È lei che dona il fiato-
nel momento stesso in cui rivela
che stiamo soffocando
stretti alla sua terra,
nel sottosuolo della lingua
nella quiete degli specchi-
l'anima - e le mani,
quanto più difetta la ragione,
di quando sei innocente-
nello stesso paradiso conosciuto
dove continuare nell'unione
della terra
-ad ogni orgasmo non perdiamo la purezza,
che ci copre come un abito di lana
dalle sferzate dei nostri padri, e Dii
gelosi di quando entriamo in fondo
al petto, stiamo solo passeggiando,
fra cieli e terre, con l'imene intatto,
sull'impronta del più piccolo respiro-
non lasciare che la luce di un oscuro
abbassi le tue braccia
come i gigli d'oro alle bambine,
in piccole tombe, senza avvenimenti,
di ogni ultimo accadere non c'è dramma
che addomestichi le cose,
loro nuotano, o si alzano, nel nulla
danzano...!
scavando nella gola come un nido
un urlo folle di gioia lancinante,
in cui ogni singola parola
è non un'altra che ricorda,
ma sei tu
fino al nudo, nel principio,
senza più separazione-
alla fine delle acque,
formando come un arco,
che si spalanca
grondando sangue,
la nostra sposa.
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