Pubblicato il 02/06/2015 16:14:06
Di nuovo me ne vado per sentire rivolto ad una platea inesistente con la mia sola voce, trasparente, raccolgo l'odierno lamento di una stagione che si compie per infinite speranze, crudeltà che mai mi seppe abbandonare nei visi lividi del macello, qualche ruga sotto il sole e l'ombra lieve, di un cappello. Me ne vado, per stringerti inerme qua e la divagando in una vita senza peccati ne sincere credenze. Lo strato molle di un'eccellenza senza nome, che cammina spedita per le strade di una città in fiamme. Era un'amica perduta tra i monti la sparuta riva di un lago disperso, il canto gracile di un ossesso.
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