Con la forza della tua poesia
tutto quello che ci serve
è il respiro
che non lega a sé la gioia
ma la bacia
in volo
Adesso che non so più niente,
adesso che siedo
esitante
tra il centro e le mie mani
la vedo.
E pugnalo il mio lutto
perché entri la luce
di una garza d’acqua sugli occhi,
un velo; intanto la stanza
dietro le spalle si vuota,
immensa sorella,
di inutili oggetti
imparo la bufera delle ali
alle caviglie
il tuono dorato sulle dita
del volgersi a guardare,
quando in un unico volto
combaciano i visi del mondo
con le vene azzurrine sui piedi
con il gesto più piccolo che ho
prendo congedo
per toccare la terra dove mi lasci,
randagia in eterno,
sulla polvere ardente il tuo segno:
farò nuovi boschi con le ferite,
col buio che preme, un io che tace,
attorno al minuscolo punto di luce
un nuovo pane, nel suo ombelico
preparando una nascita
con l’orgasmo pieno dei bambini
rivolto all’universo, ti offrirò
l’ognivolta che qualcuno
si sporge verso un altro
nello spazio, credimi, se puoi,
la morte è troppo poco
per finire il nostro amore,
col suo tocco
infinitamente lieve
indimostrabile.
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