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Giotto7

di Salvatore Solinas
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Pubblicato il 20/05/2015 10:45:53

Il viaggio continua. Credevo fosse un’enorme fatica scrivere in endecasillabi, assuefatto come sono all’uso del verso libero. Invece la misura impostami ha funzionato da argine. Prodigiosamente, il senso stesso dell’opera ne è stato influenzato. Alla fine fu un divertimento contare le sillabe e disporre le parole in modo che gli accenti fossero giusti (non sempre giusti, qualche zoppicamento è rimasto. Chiedo venia e invoco la musica Jazz come modello in certi passi) . Comunque il viaggio continua. Ogni viaggio è la metafora della vita e la vita ci conduce sempre, inevitabilmente, ai piedi della dimora della Morte, del re dei terrori, come la definisce la Bibbia. Giotto non può conoscere la morte perché è un essere meccanico e di qui la predizione del lungo viaggio perduto nello spazio per un tempo indefinito. A esorcizzare la Morte sorgono immagini di una fiera carnevalesca che si conclude con la sprezzante dissacrazione della riproduzione, della fonte della vita. Alcune scene qui rappresentate le ho vedute in un locale per soldati delle retrovie  in Vietnam.

 

Alla deriva in anossici sogni                                                 700

melliflui cieli grondanti miele

dolcissimi grassi densi di nero

dove si cela l’olio petrolioso.

Vagavo strappando gli untuosi veli

i sipari d’un teatro senza scena

per tortuosi sentieri di montagna

inseguendo un cappello di buffone

scampanellante lebbrosa ossessione.

Giungemmo dopo lungo inseguimento

alla vetta del monte ,sopra un piano                                          710

due colonne s’ergevano possenti

a sostenere un argenteo disco

sempre velato da bigi vapori.

Il cappello s’afflosciò al suo cospetto

come medusa evanescente al secco.

Un freddo raggio s’accese danzante

emettendo sul piatto informi suoni

come di vivo straziante tormento.

Da  una profonda lunga nota emersa

una voce si sparse opaca insegna                                               720

indifferente vuota emanazione

“Straniero che giungesti a questa corte

infrangendo i silenzi della selva

chinato il capo non fissare il raggio

non scrutare la gola irriverente

dove disfatti giacciono i cadaveri.

Qui i terrori hanno alta dimora

e tu ne conoscesti e pur del figlio

avesti prova del nostro signore.

Nella vetta più alta dei  pensieri                                               730

come rapace sui monti nevosi 

ha il suo nido tremendo nascosto.

Tutti i viventi ne conosceranno

il corpo gelido d’ermafrodito,

ma tu misero rudere vagante

nei deserti infiniti  non vedrai

le sue orbite vuote pur così simili

alla tue vecchie lamine disfatte

dove spira col vento siderale

l’implacabile sibilo del tempo.                                                  740

Viaggerai per mondi e mondi attraverso

nuvole di stelle, bianche galassie

roteanti maestose, volerai sopra

abissi immani al cui fondo la tempesta

scatena irosa la sua rabbia vana,

vedrai le stelle nascere e morire

per un tempo lunghissimo viandante

nel turbine del mondo senza pace”.

Sfilavano cineree ombre mute

trascinando nei madidi sudari                                                750

ciascuna il suo corpo putrefatto.

Nauseanti sporchi miasmi erano sparsi

nell'ammorbata luce della piana.

Uno stupore muto mi vinceva

vedendo quelle larve trasparenti

come fumi autunnali dai camini.

Il cappello risvegliò i sonagli

che stonati vibravano invasori

sarabanda sonora irriverente

di maledetto stupido buffone.                                               760

Da quelle note dissonanti sorta

una folla festante di bifolchi

d’ogni parte giungeva rumorosa.

"Se volete tentare la fortuna

nei bicchieri cercate la pallina”

giocatori verdi occhi di vetro

barbe untuose su labbra carnose

su banchi sporchi con esperte mani.

Dentro un cerchio imperfetto i lottatori

minacciosi gonfiavano avvinghiati                                          770

i bicipiti molli e i pettorali.

Ad una lunga tavola seduti

imbrattate le facce bestialmente

i mangiatori di spaghetti a gara.

“Concentrato di  salute in pastiglie!”

Urlava un dottorale bianco aspetto

“Di lunga vita lo sciroppo vendo!”

gridava ancora lo sgualcito camice

“Comprate il braccialetto del destino                                 

senza fatica ricchi diverrete”                                                  780

Le lunghe braccia affusolate e brune

mostrava una fanciulla ricoperte

di rameici bracciali “Comperate

il braccialetto del ricco destino!”

“Del passato e futuro l’indovino

state a sentire per pochi denari,

vi leggerà le carte e non sarete

delusi amanti sofferenti amici

mariti abbandonati cuori infranti”                    

“Non ridete del mago,t u buffone                                           790

sai cosa passa tra un asino e te?”

“Fatte largo, fatte passare, largo!

Non toccate le belle coccodè!”

“Arriva il nobile re dei goliardi”

“Via! non importunate con le vostre

miserabili questue non è tempo

questo di tristezza, cacciate quello

i suoi orribili neri moncherini

turbano della festa l’allegria!”                           

“L’amore dolce della carne canto                                             800

la siringa del piacere, la candida

polvere del male, il suo letale

bacio, canto l’amore avvelenato!”

“Sulla testa rompetegli la viola”

“ Che festa paesana che trionfo

della stupidità! Marchese andiamo

presto in carrozza presto andiamo via!”

“Fermatelo, ci scappa, voi là in fondo

prendete il menestrello” “Qui nessuno                     

è poeta” "Lasciatemi non sono io                                              810

un poeta, una volta soltanto ho scritto

trasportato dal sogno una poesia

per incantare il cuore d’una zingara

dal portamento fiero di regina.”

Oscillava la folla come piana

del mare al primo vento di tempesta

infrangendosi ai piedi d’un soppalco

di nero panno polveroso e lercio.

La gente attorno i lazzi più volgari                   

e urla e fischi lanciava al suonatore                                             820

che struggeva nel flauto incompetente

una vecchia lasciva melodia.

Come si tacque il musico un silenzio

improvviso si fece all’apparire

d’una fanciulla dai capelli d’oro

in un manto di porpora celate

le bianche membra e il busto fino ai piedi.

Disciolto il laccio che teneva avvinto

il morbido velluto sotto il mento                               

nel clamore stupito della folla                                                     830

si mostrò ignudo il corpo adolescente.

Al ritmo lento di tamburi e cembali

una danza aggraziata offriva i seni

floride nivee cime di cerbiatta

quindi seduta sul purpureo manto

come sangue versato di uno stupro

divaricate le anche, la vagina

di bionda filigrana trapuntata

aspirava ad un sigaro brunito                                   

rinfocolando rossa brace accesa                                                  840

ed emetteva nuvole di fumo.

Quindi introdotta una lunga trombetta

trasse flebili note come flauto

soffiato da una bocca  agonizzante.

Come da lungo sonno risvegliato

infranto l’incantesimo del canto

sorse un gigante incontro alla fanciulla.

Sulle potenti braccia sollevato

l’esile corpo candido di cera                             

quasi a sottrarla da vogliosi sguardi                                               850

tra i grugniti bavosi della folla

teneramente al petto la stringeva

cingendo i fianchi con le vaste mani                          

la penetrò tenendola sospesa

quindi adagiatala al suolo supina

con  ansimante foga la distese

finché contratti spasmodicamente

i forti glutei indietro si ritrasse

la bianca linfa seminando al suolo.                            

Come piastra rovente il nero assito                                               860

sfrigolando levava un denso fumo

che ogni cosa celava nel suo abbraccio

vasto di notte fonda e resisteva                        

a lungo ancora il bestiale ruggito.

 

 


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