Scintilla come un volto l’Appennino
col forcale appoggiato tra la schiena
e il primo taglio della medica per terra.
Premendo il bosco nella pelle
entra un’anima nel grano dove il melo
con la sinistra scrive :- " Tu rimani.
Non barattare la corteccia di betulla."
Quel po’ di luce lenta che risale
dalle mie più piccole ferite
è lo splendore del punto sopra i fianchi,
che conosce ogni goccia di sudore,
dov’è la madre, in alto, e le due mani,
meravigliose, hanno un nuovo nome.
Non è un semplice ricordo,
è l’altra vita, che si ravviva poco a poco,
dove ci porta a bere. Una pienezza cieca
cammina ferma nel niente delle parti
più tenere dell’erba.
Vedi..? passano gli occhi !
- Certo, è stato il vento- Mi dirai
domani-. Qualunque cosa sia
ci sono segni sul suo capo
come fosse entrata nella carne
di un’altra creatura. Può sembrare
un miracolo, ma, credimi, è il contrario;
gli occhi amati ci restituiscono
l’intero, tutto chiaro e battezzato
nella corrente primitiva della carne,
mostrandoci nel campo come un segno
che anticipa la medica per terra,
per dire del dolore, per ciò che fa
dell’anima un compagno-
tornando verso casa.
Voglio salire alla radice azzurra,
alla rètina grande del cielo,
al silenzio finale
della madre seduta
dove il verde è più scuro,
da parte a parte. Dov'è
il momento più bello per pregare
danzando al bordo del campo,
lungo i sentieri delle formiche.
Quanto vento può nascere da un battito
di un’Ave Maria lungo i filari?
Ohh...quel chiaro dell'aria, che trema
sui petali dei mandorli, leggera,
sono gli scriccioli sbocciati tra le dita,
e il silenzio sui colori che rimanda
ad accogliere la voce dalle mani
lasciando scivolare i grani scuri,
prolungando la vita alle formiche.
C'è una musica sensuale che si apre
dove posa il chicco più sottile:
“Siamo noi quel luogo che rimane,
che ci domanda ascolto, e poi il fiato”.
Con la trasparenza nella bocca
il tuo viso è una parola,
un largo d’aria
lieve, nella discesa del suo canto,
l’ombra amata che fa vibrare Amen.
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