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di Amina Narimi
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Pubblicato il 14/05/2015 23:50:59

Scintilla come un volto  l’Appennino

col forcale appoggiato tra la schiena

e il primo taglio della medica per terra.

Premendo il bosco nella pelle

entra un’anima nel grano dove il melo

con la sinistra scrive :- " Tu rimani.

Non barattare la corteccia di betulla."

 

 

Quel po’ di luce lenta che risale

dalle mie più piccole ferite

è lo splendore del punto sopra i fianchi,

che conosce ogni goccia di sudore,

dov’è la madre, in alto, e le due mani,

meravigliose,  hanno un nuovo nome.

Non è un semplice ricordo,

è l’altra vita, che si ravviva poco a poco,

dove ci porta a bere.  Una pienezza cieca

cammina ferma nel niente delle parti

più tenere dell’erba.

 

Vedi..? passano gli occhi !

- Certo, è stato il vento- Mi dirai

domani-.  Qualunque cosa sia

ci sono segni sul suo capo

come fosse entrata nella carne

di un’altra creatura. Può sembrare

un miracolo, ma, credimi, è il contrario;

 

gli occhi amati ci restituiscono

l’intero, tutto chiaro e battezzato

nella corrente primitiva della carne,

mostrandoci nel campo come un segno 

che anticipa la medica per terra,

per dire del dolore, per ciò che fa

dell’anima un compagno-

 

tornando verso casa.

Voglio salire alla radice azzurra, 

alla rètina grande del cielo,

                         al silenzio finale

della madre seduta

dove il verde è più scuro, 

da parte a parte. Dov'è

il momento più bello per pregare

danzando al bordo del campo,

lungo i sentieri delle formiche.

 

Quanto vento può nascere da un battito

di un’Ave Maria lungo i filari?

 

Ohh...quel chiaro dell'aria, che trema

sui petali dei mandorli, leggera,

sono gli scriccioli sbocciati tra le dita,

e il silenzio  sui colori che rimanda

ad accogliere la voce dalle mani

lasciando scivolare i grani scuri,

prolungando  la vita alle formiche.

 

C'è una musica sensuale che si apre

dove posa il chicco più sottile:

“Siamo noi quel luogo che rimane,

che ci domanda ascolto, e poi il fiato”.

 

Con la trasparenza nella bocca

il tuo viso è una parola,

                                   un largo d’aria

lieve, nella discesa del suo canto,

l’ombra amata che fa vibrare Amen.


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