Pubblicato il 08/05/2015 17:11:24
È un gioco perverso tra l’esterno e me stesso, un conflitto che dura tra materia e natura, un costante stupore tra dare e ricevere, un fastidio sottile per gesti inspiegabili. E le spalle scrollare, oltre la riva c’è il mare che t’accoglie benefico, che t’abbraccia munifico e dell’insano disagio carico si fa, adagio, cullando le domande, conforto mostrando. E pace venga allora, dentro di me dimori, dei dubbi ne sorrido, la calma è il mio scudo.
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