Pubblicato il 11/01/2010 18:03:40
Mi parlavi del silenzio – una remota stanza – e anche l’assenza cullata dal tuo riso – infantile prodigio – mutava viso. Beffata era l’ansia della morte, di quello sbattere di porte tra isole assorte sporte su sgomenti di ombre corte. E anche ora, che la tua voce tace, è un quieto gioco nel sole il labirinto di parole. Fole che tu cancellavi a capriole.
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