Molto ferita. Piano, piano,
è un cambio di pelle lo sguardo-
si direbbe una musica
l’impronta più duratura
che lascia
è un balzo
ed insieme un ritorno
alla casa-
l’accordo con qualcosa
di più ampio
Annuso. Ti tasto. Assaporo
il tuo sentire. Mano a mano
un verde aperto d’improvviso
un animale quando fiuta un verso
che non s’abitua, che non si ripete.
Faccia a faccia col mistero.
Non sei più
la driade dell’albero che amo,
la sua altezza,
l’albero sei tu
che mi vieni incontro nel silenzio,
nel silenzio fresco senza forma,
che abbracci tutti i nomi che conosco
Nell’attesa, che si fa poesia,
c’è grazia.
Mi basta sapere che resiste
un raggio segreto dello sguardo
con un cerchio d’aria sopra il capo
"una febbre leggera"
e le pietre cascate nell’acqua
formano un velo che abbaglia
là
dovrebbe trovarsi la tua fronte.
Solo allora
se batto coi talloni
seduta sulla tavola
solo allora se
c o n t o a n c o r a i n s a r d o:
quando vieni-
più spingo al buio
le radici
sulla bocca
più vedo il tuo albero
salire
dalla luce.
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