Maria Teresa Liuzzo – In veglia d’armi e parole
- Sogno ancora di te ciò che non muore –
A, G.A.R. Editrice – Reggio Calabria – Italy 2023 – pag. 152
Maria Teresa Liuzzo, l’autrice della raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, è nata a Saline di Montebello e risiede a Reggio Calabria (Italia). È presidente dell’Associazione Lirico-Drammatica “P. Benintende”, giornalista, editore, Direttore Responsabile Rivista Letteraria “Le Muse”, scrittrice, Dr. in psicologia, Leibnitz University Santa Fe, New Messico, USA, prof. filosofia e lettere moderne, USA, corrispondente de: “Il ponte italo – americano” – USA, Nuova Corvina, Europa (Hunedoara). Poetessa, scrittrice, critico letterario e saggista ha all’attivo un grande successo per le sue opere di narrativa e poesia tradotte anche all’estero in numerosi Paesi.
Emerge in maniera incontrovertibile nella scrittura di Maria Teresa Liuzzo il dato onirico, frutto ed espressione di un inconscio controllato sia che si tratti di narrativa, sia che si tratti di poesia.
Nella recentissima raccolta dell’autrice, che prendiamo in considerazione in questa sede, il suddetto elemento si evince a partire dal titolo e dal sottotitolo: In veglia d’armi e parole e Sogno di te ciò che non muore.
Nel titolo viene nominata la veglia che è l’antitesi del dormire e quando si dorme si può sognare e le armi e le parole nominate, dette con urgenza, denotano metaforicamente il lato e l’aspetto della lotta nell’epica del quotidiano nel quale tutti noi siamo immersi nel nostro liquido e alienato postmoderno occidentale, come se fossimo eroi o eroine: si tratta della risoluzione dei problemi della vita in ogni suo settore e una delle definizioni d’intelligenza è proprio quella di capacità di risolvere i problemi.
Si tratta di stabilire delle strategie per riuscire in ogni campo esistenziale (da quello degli affetti, vedi in primis la capacità d’amare la persona amata, poi gli amici, la natura, l’arte in tutte le sue manifestazioni da apprezzare, veri valori per l’essere umano).
Quanto suddetto si può definire anche nel senso inteso da Italo Calvino leggerezza ed è implicito che non sia l’unico insieme dei dati della vita da risolvere perché esistono e sono fondanti nell’esistenza i campi lavorativi ed economici: in ogni caso la fede non solo in Dio ma anche nella poesia può salvare e la grandissima Maria Teresa Liuzzo questo lo sa benissimo e del resto la parola è il Verbo e ogni parola della Liuzzo è magistralmente dosata e incastonata nell’ordine del discorso, a conferma della straordinaria coscienza letteraria dell’Autrice.
Nel sottotitolo si disvela ancora l’onirismo purgatoriale della poetessa quando rivolgendosi ad un tu del quale ogni riferimento resta taciuto Maria Teresa afferma di sognare la parte immortale di questo essere che presumibilmente è l’amato.
Il misticismo è una costante in tutte le opere della Liuzzo, un misticismo non astratto ma immanente sia che la protagonista sia Mary, sia che sia Mia sua figlia nei romanzi, sia che sia l’io-poetante come accade nelle raccolte di poesia.
Del resto c’è una stretta connessione tra l’aspetto onirico dei sogni e misticismo e il sogno stesso che ha affascinato il genere umano dall’antichità può essere mistico e a volte è sotteso alla teoria della sincronicità di Jung e può essere anche reverie precipitato di una sovrapposizione e fusione di conscio, preconscio e inconscio premonitore di eventi soprattutto quando sono i defunti ad apparire in sogno.
È la categoria del mistero la protagonista della scrittura della Liuzzo in tutte le sue espressioni e manifestazioni con le quali l’Autrice magistralmente crea atmosfere che affascinano i suoi fortunatissimi lettori.
Non solo per la poesia, in ogni espressione letteraria della Liuzzo, c’è una fortissima densità metaforica e sinestesica e il discorso si apre sempre nel senso della meraviglia per cui il lettore mai come in questa autrice è catturato dal vortice delle sue immagini.
Parole come tessere musive di superlativi mosaici, come note di sinfonie romantiche più che classiche.
C’è certamente anche sensualità nella scrittura di Maria Teresa, un erotismo spesso mistico e non mancano atmosfere inquietanti come quando l’ansia si specchia sul fondo in raffigurazioni estreme e dolorose anche se poi si tornano a prendere tra le mani le redini dell’esistere una volta risaliti in superficie.
Il testo presenta un’introduzione dell’illustre critico Mauro D’Castelli, redattore della rivista internazionale Le Muse intitolata Io ero in compagnia delle mie rime.
Scrive con acutezza il Nostro che per Maria Teresa Liuzzo le parole sono gocce meteoriche di un “alfabeto amante”, segni che lasciano lo strascico come lumache, parole come scaltri attori, loro malgrado sulla scena della vita, segni di felicità e di sperimentazione linguistica, la scoperta del nonsense che le impone un’assoluta malinconia, in un cammino di sempre più metafisiche sofferenze e inquietudini; ha per contraccolpo anche una più contenuta e sottile speranza.
La postfazione è della Prof. Wafaa El Beih ordinaria di letteratura moderna e contemporanea. Già direttrice del Dipartimento di Italianistica presso la facoltà di lettere, università di Helwal al Cairo e inserita nel comitato di redazione della rivista internazionale Le Muse.
Superlativi e autorevolissimi i giudizi critici sulla poesia della Liuzzo come quelli del poeta russo Eldar Achadov e del critico Antonio Catalfano.
Scrive Achadov che la poesia della Liuzzo permette al lettore di sentire l’invisibile e di distinguerlo dai miraggi della realtà fittizia. A proposito del libro di poesie della Liuzzo “Danza la notte nelle tue pupille” il poeta scrive che la grazia divina della poesia ne adombra ogni pagina frutto del suo genio straordinario.
Ha scritto Catalfano che l’autrice è presente da tanti anni nel campo delle lettere come poetessa e come autrice di opere in prosa, come operatrice culturale impegnata, segnatamente, nella rivista internazionale Le Muse.
Una personalità di letterata a trecentosessanta gradi unica quella di Maria Teresa Liuzzo per i contenuti dei suoi romanzi e per la sua poetica per cui potrebbe essere battezzata come novella Saffo per l’assolutezza delle sue parole pur lontane anni luce da quelle della sua collega greca.
E allora non resta da dire che si potrebbe parlare anche per l’ecletticità della personalità di miracolo Liuzzo.
Raffaele Piazza
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