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Maggio in poesia, libri, teatro, musica, concorsi

Argomento: Poesia

Saggio di Giorgio Mancinelli (Biografia)

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Pubblicato il 12/05/2018 07:08:42


Ben venga Maggio!

POETRY VICENZA 2018
Festival di poesia contemporanea e musica a cura di Marco Fazzini.

26 poeti stranieri, 24 poeti italiani, traduttori, attori, musicisti e critici letterari danno vita a oltre due mesi di eventi nei palazzi storici della città palladiana di Vicenza. Promosso dalle Gallerie d’Italia Palazzo Leoni Montanari e dal Comune di Vicenza (Assessorato alla Crescita), in collaborazione con l’associazione culturale TheArtsBox.
Sabato 19 maggio – ore 17.00
Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari - Contrà Santa Corona, 25 – Vicenza
Una tavola rotonda con Flavio Ermini (“Anterem”), Lelio Scanavini (“Il Segnale”) e Gian Ruggero Manzoni (“Origini” e “ALI”).
Si tratta di una tavola rotonda nella quale tre direttori di tre riviste storiche di poesia in Italia discuteranno di poetiche, di editoria per la poesia, del significato odierno di investire sulla poesia, e su cosa significhi selezionare dei testi per un pubblico di nicchia, eppure numeroso.


BOLOGNA IN LETTERE
festival Multi-Disciplinare di Letteratura Contemporanea
Bologna in Lettere prosegue il suo cammino con il Festival dei nostri tempi presso Millenium Gallery in via Riva di Reno 77/A
VI Edizione, DISLIVELLI dal 4/5 – 11/12 – 18/19 maggio 2018.

Venerdì 11 Maggio 2018, ore 18
Serata di premiazione della IV Edizione del Concorso letterario per poesia edita e inedita di Bologna in LettereVenerdì 11 maggio alla Galleria Millenium (Via Riva di Reno 77/A, ore 18): il "Premio Bologna in Lettere" con le opere, tra gli altri, di Alessandra Carnaroli, Ida Travi, Fabio Orecchini, Lella De Marchi, Paola Silvia Dolci, Gabriel Del Sarto, Andrea Donaera.
Sabato 12 maggio al CostArena (Via Azzo Gardino 48, dalle 13 alle 22) in una maratona non-stop che si svilupperà tra pranzi letterari, reading, performance e approfondimenti in un regime di aggregazione e cultura.
Con il Patrocinio della Città Metropolitana di Bologna.
Sul sito potete trovare il programma completo con tutte le info e i partecipanti:
(https://boinlettere.wordpress.com/2018/04/14/bologna-in-lettere-2018-dislivelli-il-programma-completo/)
Domenica 13 maggio, alle 18 a Villa Pisani di Stra (nell'Aranciera) Jazz Area Metropolitana ospita il Cristiano Arcelli Trio "Solaris". In occasione del concerto anche Street Food di qualità e la possibilità di visite guidate alla Villa.
L'ingresso al concerto è libero

L'Aranciera Villa della bellissima Villa Pisani di Stra (VE) è teatro del concerto di uno dei migliori sassofonisti oggi sul territorio italiano, Cristiano Arcelli: con il suo trio propone il progetto "Solaris" per una performance a ingresso libero, domenica 13 maggio, alle ore 18 per Jazz Area Metropolitana. In occasione del concerto ci sarà ad accogliere il pubblico anche lo Street Food dell'Osteria da Tomà e sarà possibile anche partecipare alle visite guidate della Villa organizzate in loco.

Il concerto di Arcelli è l'ultimo appuntamento della stagione di Jazz Area Metropolitana che "sfocia", a partire dalla prima metà di giugno, nel Festival Sile Jazz, organizzato ancora una volta da nusica.org, e il cui programma (ben 15 i concerti previsti!) verrà a breve presentato al pubblico e alla stampa.
Il trio è composto dallo stesso Arcelli (sax alto), Stefano Senni (contrabbasso) e Bernardo Guerra (batteria): il sax del leader, dal suono netto e puro, poggia sul potente drive di Senni e l’imperturbabile pulsazione di Paternesi. La loro è una musica fresca e nuova. “Nel jazz, il materiale musicale viene continuamente trasformato, il linguaggio si arricchisce ed evolve in forme complesse per poi tornare ad una radice comune”, spiega Arcelli. In “Solaris” la musica del trio conserva l’impronta, la memoria di un passato musicale: esso viene assimilato e poi riportato in superficie sotto forma di complesse e multiformi “emersioni”, queste ultime mutevoli elementi di un’identità in continuo divenire.
Tracce di questa memoria emergono sin dalla formazione del trio che “ricorda gli autorevoli precedenti di Ornette Coleman e Lee Konitz” (osserva il critico Giuseppe Vigna). Tale formazione, che mette al centro della musica il sax alto, lascia comunque grande spazio a uno spontaneo interplay. I tre strumentisti partono alla ricerca di spunti e ispirazioni dalla tradizione per produrre, attraverso un linguaggio acustico e libero, quelli che Arcelli definisce nuovi “fiori artificiali”, che cresceranno “lungo i sentieri appena tracciati di una musica che nel suo frenetico divenire ha sempre bruciato le tappe”.
Cristiano Arcelli è sassofonista, compositore e arrangiatore. Solaris è il suo primo album in trio con Stefano Senni e Bernardo Guerra.
Ha composto per l’Italian Jazz Orchestra, l’Orchestra Bruno Maderna e la Bangkok Symphony Orchestra. Ha inciso in qualità di band leader Solaris (Encore Jazz 2015), Brooks (Auand 2013), Urban Take (Radar - Egea 2009), Bestiario (Radar - Egea 2006), Ricercando (Wide Sound 2002) e Di Terra (Wide Sound 2001). Suoi sono gli arrangiamenti musicali di Pane e tempesta e Il museo dell’innocenza (Paolo Damiani), La donna di cristallo (Cristina Zavalloni), Radar Band play Nino Rota e Da Istanbul a Napoli (Cartagena Music Festival), Diario del ritorno (Crociano Festival) e Sera d’autunno (Trento Jazz).
Si è esibito a Umbria Jazz, Torino Jazz Festival, Jazz at Lincoln Center (NY), Cartagena Music Festival, Casa del Jazz (Rome), European Jazz Expo, Maison de la culture de Grenoble, New Morning (Paris), Saalfelden Jazz Festival, Beijing Internationl Jazz Festival, Amiens, Teatro Regio (Torino), Auditorium Parco della Musica (Rome). Ha suonato e registrato con Enrico Rava, Joe Chambers, Paolo Damiani, Cristina Zavalloni, Dafins Prieto, Paul McCandless, Cyro Baptista, Danilo Rea, Gabriele Mirabassi, Pietro Tonolo, Nguyen Lè, Stefano Battaglia.
Stefano Senni, classe 1972, si è diplomato alla Civica Scuola di Jazz di Milano e perfezionato con Rosario Bonaccorso. Ha seguito masterclass di Ray Brown. Si è esibito nel più prestigiosi festival jazz, come il JVC festival di Torino, il Padova Porsche Jazz festival, il Paris JVC Jazz festival, il Jazz Image Villa Celimontana, il Dubai international jazz festival, il Jazz Plaza L'Havana, il Festival di Calvi in Corsica. Le sue collaborazioni comprendono molti nomi fra i più prestigiosi del jazz italiano, oltre ad artisti internazionali tra cui Tony Scott, Art Farmer, Benny Golson, Cedar Walton, Lee Konitz, Barry Harris, Steve Grossman, Randy Brecker, Jimmy Owens, Bobby Watson, Bob Mover, George Cables, Eliot Zigmund, Franco Ambrosetti, Rachel Gould, Tom Kirkpatrick, Steve Ellington, Larry Smith, Bob Sands, Tom Harrell, Keith Copeland, Carl Fontana, Tardo Hammer, Oscar Noriega, Ronnie Matthews, Ray Mantilla, Eddie Henderson, Chris Speed, Irio De Paula, Dave Schnitter, Bob Mintzer, Rory Stuart, Charli Persip. Ha incontrato in jam session, tra gli altri, Kenny Kirkland e Vinnie Colaiuta.
Alessandro Paternesi
Batterista e compositore nato a Fabriano nel 1983, Alessandro Paternesi è tra i sideman più ricercati del momento nel jazz italiano grazie alla sua musicalità. Nel 2013 Alessandro ha visto riconoscere il suo impegno e il suo talento sia dal premio TOP JAZZ (3° classificato come miglior talento 2012) che dai Jazzit Awards 2012 (3° miglior batterista italiano).
Diplomato in Strumenti a Percussione al conservatorio Morlacchi di Perugia e laureato in jazz al Conservatorio Santa Cecilia di Roma ha studiato con i maestri Massimo Manzi, Marc Miralta, Roberto Gatto, Jimmy Cobb, Jaff “Tain” Wats, Ramberto Ciammarughi, Lele Veronesi, Ettore Fioravanti, Ron Savage. Oggi insegna batteria jazz ai preaccademici del Conservatorio Santa Cecilia e al triennio del Conservatorio Morlacchi. Fa parte della Radar Band dal 2010 e attualmente è impegnato nei progetti di Enzo Pietropaoli
Quartet, Enrico Zanisi Trio, SPL di Fulvio Sigurtà e in varie formazioni con grandi jazzisti come Rita Marcotulli e Luciano Biondini, Dario Deidda e Julian Oliver Mazzariello e Giovanni Tommaso.
Come leader e compositore guida l’innovativo progetto P.O.V. Quintet con cui ha esordito nel 2012 con il CD “Dedicato” per Radar Records/Egea Distribution.

Informazioni e prenotazioni per il concerto: 347 5793170 oppure info@jazzareametropolitana.com
Informazioni per le visite guidate: http://villapisani.beniculturali.it. I residenti sulla riviera del Brenta hanno diritto alla riduzione sull'ingresso alla Visita Guidata
Press Jazz Area Metropolitana
Clara Giangaspero 338 4543975

IL MISTERO DELLE VOCI BULGARE featuring Lisa Gerrard,
torna dopo 20 anni con un nuovo album: “BooCheeMish”
In uscita il 25 maggio 2018 per 4AD Records e distrubuito da Audioglobe
Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=UlONQcQNatE&t=87s

A distanza di 20 anni dal precedente, il Mistero delle Voci Bulgare pubblica un nuovo album a maggio, con ospite speciale Lisa Gerrard.
Gaito Ufficio Stampa e Promozione
Guido Gaito info@gaito.it
+39 329 0704981 | + 39 06 45677859
Via Vincenzo Picardi 4C - 00197 Roma

Il Mistero delle Voci Bulgare torna dopo 20 anni con un nuovo album in uscita il 25 maggio, dal titolo “BooCheeMish”. Il disco vede la partecipazione straordinaria di Lisa Gerrard, cantante di origini australiane nota al grande pubblico per aver co-fondato i Dead Can Dance, per le innumerevoli collaborazioni e la partecipazione a diverse colonne sonore in collaborazione con Hans Zimmer (Il Gladiatore, Insider) ed Ennio Morricone (Fateless).
“BooCheeMish” alterna brani originali, scritti da Petar Dundakov, con riarrangiamenti di canti popolari del folklore bulgaro, sfruttando gli archi, le percussioni e la drum machine. Le canzoni sono eseguite con la particolare tecnica vocale che contraddistingue la cifra stilistica del coro, ovvero sfruttare voci parallele a intervalli di seconda, di quarta e di quinta. Ad amplificare le sfumature del disco, la voce unica di Lisa Gerrard. When I went to see the choir as a kid, I thought: That’s it, that’s the top. You can’t go any further than that, dichiara la cantante australiana, che più volte ha riconosciuto l’influenza che Il Mistero della Voci Bulgare ha avuto nel suo particolare modo di cantare, suggellandola con una preziosa collaborazione.

Il primo disco “Le Mystere des Voix Bulgares” del 1975 seguì a una serie di registrazioni di cori femminili che il musicologo francese Marcel Cellier portò dalla Bulgaria. Il coro ha ricevuto apprezzamenti, tra gli altri, da Paul Simon, Sandy Denny, Frank Zappa, Crosby, Stills & Nash e The Grateful Dead. Nel 1988 fu pubblicata una riedizione dell’album da 4AD label, rinnovando il successo di pubblico e vincendo il Grammy per Best Traditional Folk Recording. World Music misteriosa e magica con un suono straordinariamente moderno e originale, descritta anche come “the marriage of the avant-garde and the Middle Ages”, questo è Il Mistero delle Voci Bulgare. A dirigere il coro da 25 anni è Dora Hristova, diplomata al National Music Academy “Prof. Pancho Vladigerov”, e da anni impegnata nel perfezionamento della musica corale contemporanea, descrive il coro come a natural, piercing sound for the outdoors to carry across the fields or from hilltop to hilltop. The sound is created in the larynx and resonates in the chest. It requires great pressure of the breath to create the sound and you must be very strong to sing in this fashion.

L’ensemble, nei suoi coloratissimi abiti tradizionali, si è esibito in oltre 1250 concerti in tutto il mondo, e ha collaborato con artisti come Kate Bush, Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins, U2 e il rapper Drake. In Italia si ricorda la storica collaborazione con Elio e le Storie Tese nella canzone Pippero contenuta nell’album “İtalyan, Rum Casusu Çıktı” del 1992.

LABORATORIO TEATRALE A CURA DI LEONARDO CAPUANO
Organizzato da Theatron 2.0
21 maggio > 24 maggio 2018 (h. 14.00 - 21.00)
Fonderia 900 - Via del Pastore Faustolo 3, 00181 Roma

"Il lavoro del seminario è sul monologo come condizione scenica-creativa e come forma teatrale. È una possibilità espressiva che, oltre a mettere a disposizione ad ogni nostro tentativo questa o quella convenzione, ci dà la possibilità di agire al di là di quel che ritenevamo possibile come attori. Abitare la scena da soli implica il non accontentarsi, ma obbliga a spingersi più in là. Così il lavoro dell’attore ha modo di manifestarsi in direzioni non previste, ma proficue e a volte eccezionali.
Le giornate di lavoro saranno indirizzate alla creazione di alcuni dei monologhi tra quelli scritti dai partecipanti, mettendo in evidenza le diverse fasi che compongono il lavoro. La scelta dei monologhi da mettere in scena sarà determinata dalle peculiarità teatrali che i testi offrono e dal tempo a disposizione."

Durante i giorni di laboratorio il lavoro prevede per ciascun partecipante:
• Lavoro dell’attore fisico e vocale;
• Creazione delle figure, centrali o periferiche che possono far parte del monologo;
• Creazioni di situazioni possibili da abitare per far emergere materiale originale. Il materiale sarà comico, drammatico, o tragicomico;
• Creazione di materiali drammaturgici, attraverso la scrittura libera, o guidata dall’insegnante a tavolino o attraverso esercizi teatrali.
• Analisi dei materiali composti durante i giorni di lavoro;
• Creazione della drammaturgia e individuazione dei segni e dei linguaggi utilizzati nella composizione;
• Lavoro sulla composizione del monologo e intervento registico finale.

“La cosa che sempre mi affascina è la possibilità di dare forma a ciò che forma non ha, a ciò che è così difficile da raccontare, da far capire: dare forma alla propria emotività in azione sintetiche, in sovversioni fisiche o verbali, tradurre ciò che si muove dentro fino ad arrivare a sé, o a quel che si insegue, ad un proprio stare, un proprio dire, un proprio sguardo. Il proprio Teatro, in forma di monologo”

LEONARDO CAPUANO
Attore diplomato presso la Scuola di formazione teatrale Laboratorio Nove, è portatore di un teatro rigoroso e accurato e di una visione personale della profondità dell’animo umano e delle sue contraddizioni. Si è rivelato al pubblico nella duplice veste di attore ed autore con vari monologhi, quali La cura, che debutta al festival di Volterra nel 2000, Zero Spaccato (2003 e ripreso nel 2017), La sofferenza inutile (2012) e Elettrocardiodramma (2013). Nel 2003 crea con Renata Palminiello Due, presentato in diversi festival di teatro tra i quali Volterra, Inteatro (Polverigi), Santarcangelo, Inequibilbrio (Castiglioncello).Nel 2004 con l’attore Roberto Abbiati crea Pasticceri, spettacolo che ha realizzato numerose repliche, ottenendo un ottimo successo di pubblico e critica e che ancora oggi è nei teatri italiani.

Ha lavorato con Alfonso Santagata negli spettacoli Ubu Re e Terra sventrata; con la compagnia Lombardi -Tiezzi ne Gli uccelli di Aristofane; con il regista Pietro Babina in Ritter Dene Voss, Il libro di Giobbe e con Annalisa Bianco in Bilal. Da diversi anni lavora stabilmente con Umberto Orsini e conduce seminari sul lavoro dell’attore con un approccio legato alla fisicità del gesto e della voce.Nel 2017 inizia la collaborazione con il regista Alessandro Serra come protagonista di Macbettu, insignito del premio ANCT 2017 e del premio UBU 2017 come miglior spettacolo dell’anno.

Per candidarsi inviare una mail con curriculum e una foto a info@theatronduepuntozero.it entro e non oltre il 13 maggio 2018. • Specificare se la candidatura è per partecipante o per uditore. Press: Paola Corsi corsi.paola.az@gmail.com


NOVITA' DAL SITO www.larecherche.it
LaRecherche.it invita a partecipare all’Antologia proustiana 2018 - Cherchez la femme: marcelproust@larecherche.it

Nel corso della Recherche il Narratore sente spesso il desiderio di visitare l’Italia, in particolare Venezia e Firenze, soprattutto quando vuole sfuggire alle angosce dell’amore: durante il periodo dell’amore non corrisposto con Gilberte sogna il viaggio che lo possa liberare dalla pena del vedere la ragazza quasi ogni giorno. Poi, quando è il reclusore-prigioniero di Albertine, sogna il momento in cui non sarà più legato alla donna che lo fa soffrire e potrà seguire le sue passioni e il desiderio di vedere le città d’arte italiane. Nella vita reale Proust incontra Venezia grazie a Ruskin, di cui traduce alcune opere, e nel 1899 comincia a desiderare di visitare la città, desiderio che si compirà nella primavera dell’anno seguente. Trovandosi a Venezia avrebbe voluto visitare anche Firenze, ma per motivi imprecisati riteneva la città toscana nociva per la sua salute. Decise così, vista la vicinanza, di visitare Padova, per vedere gli affreschi nella cappella della Madonna dell’Arena di Padova. Già conosceva il ciclo di affreschi di Giotto, i Vizi e le Virtù, per averlo visto nelle riproduzioni fotografiche presenti in Fors Clavigera, di John Ruskin.

Nella Recherche, invece, il Narratore vede queste riproduzioni da piccolo per averle ricevute in dono da Swann, e uno dei motivi per cui, durante un viaggio, si ferma a Padova è per un incontro amoroso con la cameriera della baronessa Putbus, la quale, col suo accento e i suoi modi, lo riporta vertiginosamente col pensiero a Combray. Sembrerebbe che nella Recherche il viaggio verso Venezia e Padova rappresenti un collegamento diretto con le intermittenze del cuore e la sensualità, e un viaggio dell’anima e della mente verso una maggiore conoscenza dell’ideale femminile. La sovrapposizione dei legami sentimentali e la casa dell’infanzia, con il luogo dove gli affreschi sono custoditi, fa pensare che le immagini del ciclo di affreschi di Giotto rappresentino una sorta di archetipizzazione della donna.
In una visuale più ampia il ciclo di affreschi, o i singoli personaggi che lo compongono, pulsa sotto la superficie della Recherche e vi affiora qua e là: al Narratore capita a volte di trovarsi di fronte, in carne e ossa, le figure create da Giotto. Basti pensare alla povera sguattera di Combray, punita da Françoise e ridotta alle lacrime da una forte allergia, sul cui volto il Narratore ritrova le fattezze un po’ virili della Carità; o l’Invidia, rappresentata da Giotto con il serpente che le esce dalla bocca, che gli torna alla mente grazie a certe immagini scorte sui libri di medicina del padre.
Nelle grandi cattedrali alle vetrate era affidato il compito di conferire a tutto lo spazio una illuminazione cangiante e diversa in ogni momento della giornata, ma soprattutto quello di narrare, in modo dettagliato, episodi delle scritture, vite di santi e re. Se la Recherche è l’impareggiabile cattedrale elevata da Marcel Proust, ci piace immaginare che vi siano in essa delle vetrate che conferiscono a tutta l’Opera un colore particolare che va a posarsi ora su uno ora su un altro particolare della costruzione riempiendo lo spazio in modo a volte deciso, altre appena accennato: proprio nelle vetrate della Recherche, immaginiamo raccontate le vite e i sentimenti di diverse donne.In ogni cattedrale la parte che viene maggiormente valorizzata è l’abside, luogo sacro e fulcro della costruzione, nelle vetrate che circondano l’abside vengono raffigurati con dovizia di particolari e ricchezza di materiali i personaggi biblici più importanti.
Generalmente prestavano il volto a santi e divinità i nobili della città o i soldati particolarmente valorosi, allo stesso modo immaginiamo che Proust, nel creare, tassello dopo tassello, le sue mirabili vetrate, abbia usato i volti e le gesta delle donne a lui più vicine al fine di comporre un ciclo ispirato al lavoro di Giotto, offrendoci però la sua particolarissima, acuta e originale visione dei vizi e delle virtù umane.

Modalità di partecipazione:
Invio e scadenza
Tutti sono invitati a partecipare inviando il materiale, attinente al tema sopra descritto, alla e-mail marcelproust@larecherche.it, entro e non oltre il 21 giugno 2018(non sono accettate opere inviate in altro modo). L’antologia sarà pubblicata, in formato pdf, epub, mobi (per kindle), sui siti www.larecherche.it e www.ebook-larecherche.it il giorno 10 luglio 2018 in occasione del 147° compleanno di Marcel Proust.

Formato delle Opere
È possibile partecipare con poesie, racconti, articoli, brevi saggi, disegni, fotografie o altro. I testi dovranno essere in uno dei seguenti formati: rtf, doc, docx, odt (non sono accettate opere inviate in formato pdf); le immagini dovranno essere in uno dei seguenti formati: jpg, tif, png.

Per quanto riguarda la prosa, i testi dovranno essere di lunghezza non superiore a 15.000 (quindicimila) battute, spazi inclusi.

Per quanto riguarda la poesia si potrà inviare un massimo di tre poesie, ciascuna delle quali non dovrà essere di lunghezza superiore ai 30 (trenta) versi.
Per quanto riguarda le immagini dovranno essere inviate di buona qualità (almeno 200 dpi).
I curatori valuteranno se inserire in antologia tutta l’Opera inviata o parte di essa.

L’autore può inviare, con l’Opera, una breve biografia di lunghezza tassativamente non superiore alle 350 battute, spazi inclusi. Nel caso di biografie più lunghe, i curatori si riservano il diritto di eliminare le battute in eccesso, dalla 351° in poi, senza editare il testo ma inserendo dei puntini (…), oppure di non inserire la biografia dell’autore.

Bozze e autorizzazione alla pubblicazione
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Per informazioni scrivere a: informazioni@larecherche.it.

DAL SALONE DEL LIBRO DI TORINO
Safarà Editore è presente al Salone Internazionale del Libro di Torino dal 10 al 14 maggio al Padiglione 2, stand G01.

Allo stand del Friuli Venezia Giulia (Padiglione 1, Posizione B33) presenteremo domenica 13 maggio alle 18:30 il romanzo di Stefano Tevini "Storia di cento occhi" in un incontro chiamato "La distopia: una chiave per comprendere il reale".
Stefano Tevini a partire dal suo romanzo distopico "Storia di
cento occhi" (Safarà Editore, 2017) presenta un genere, a metà tra fantascienza e fantasia, che ci parla del nostro presente.

Allo stand troverete in anteprima la nuova raccolta di racconti dello scrittore di "Lanark. Una vita in quattro libri" intitolata "Con un piede nella fossa"! Il libro uscirà in libreria a fine maggio ma lo potete già trovare nel nostro sito e in anteprima al Salone del Libro.

L’autore dell’ormai classico “Lanark” torna in scena con un’irriverente raccolta di racconti.Dal 1981, quando il celebre romanzo di Alasdair Gray “Lanark. Una vita in quattro libri” è stato pubblicato per la prima volta, i suoi personaggi sono invecchiati quanto il loro autore. “Con un piede nella fossa” narra così le vicissitudini di 13 uomini negli ultimi stadi della decrepitezza fisica, morale e sociale, tracciando una panoramica antropologica e letteraria che rappresenta un autentico toccasana per i giovani. Una raccolta di racconti irrinunciabile e spassosa, che ribadisce la posizione di Gray come uno dei maestri indiscussi della narrativa contemporanea.

«Un’eccezionale raccolta… incredibilmente originale».
Ali Smith
«Uno degli scrittori più dotati che abbiano mai impugnato la lingua inglese».
Irvine Welsh in The Guardian
«In queste 13 storie, Gray danza attraversando i molti malumori della vita moderna».
Publishers Weekly
«Una raccolta curiosa di storie semiautobiografiche, dall’ormai veterano autore Alasdair Gray».
Kirkus Review




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