Come possono essere tristi
i giorni assolati d’estate?
Azzurrissimo il cielo e gli alberi
con il verde nuovo, i muri
e i cancelli assaliti dalle rose.
Ma tu cerchi la nuvola, l’ortica
tra l’erba di un giardino, il ramo
seccato…qualcosa che incrini
quest’armonia
pronta a cedere di schianto, fragile
vetrata d’aria e di corruttibili colori.
Siano pure i corvi, il loro nero
gracchiare, a frangere
l’ immobilità
in minuscoli frammenti di luce.
Saranno più lievi i tagli, sommesso
il clamore dell’azzurro
- questa deriva spossata di luce.
E vorresti una misura per l’incontenibile
cielo, una profondità impossibile. Lo sguardo
presagisce solo il rameggio scarno degli alberi,
la pioggia…
geometria scontata dei giorni.
Rari i segni, e confusi.
L’aria sa di cose andate, bruciate
al fuoco di mille estati.
Che attendi, seduto sul muretto
calcinato dal sole?
Qualcuno sotto lo stesso sole canta.
Sconosciuta dolcezza.
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