di (Ninnj Di Stefano Busà)
Vi sono momenti nella vita di ognuno che hanno bisogno di ossigeno per respirare, di linfa per irrorare le arterie e le vene, di Poesia per potersi scaldare a un fuoco che, ad occhio nudo non c'è, ma invece, arde dal di dentro, scalda di una sua luce primeva, che non è pari a nessun'altra, e qualifica l'essere umano ai più alti rami della conoscenza, portandolo molto vicino al sogno, al mito, all'ideale che la consapevolezza di motivi interiori premono e fanno apparire gradualmente dalle profondità delle logiche del viaggio terreno, idealizzandolo o raffigurandolo come un concetto che si apre all'eternità, alla coscienza dell'essere. La tecnica non è essenziale, come lo stile, che in realtà sono strumenti al seguito della poesia, non la poesia in sè. Quello che realmente vale, oltre ogni altra considerazione, è l'acquisizione chiara e autentica di un raggiungimento gnomico: la differenza è notevole perché la storia della Poesia nasca e si configuri come elemento che, nato con l'uomo, lo sostituisce "poeticamente" nella sensazione, nella visione del mondo e lo trasforma, lo fa altro da sé in un contesto di manifestazioni umane che si accavallano, si snodano, si avviluppano nel raggiungimento finale più o meno brillante, più o meno armonico e individuato di oggetto lirico che, deve per sua natura, generare la Poesia.
Il concetto parte dalla spitualità dell'individuo, il quale ad un certo punto della sua vita si pone domande, s'interroga sul mistero della vita e della morte, rivolge la sua attenzione all'enigma dell'esistente e si chiede la ragione del suo porsi nella scala della creazione, della giustificazione del dolore nel mondo, del bene e del male che l'uomo tenta di capire, oltre la cortina di ferro del suo limite materico.
Il concetto stesso di Poesia non ha nulla di condivisibile con la matericità dell'uomo, la sua accezione e strettamente acquisita da una categoria pensante che possiede gli strumenti della logica e dell'intelligenza del cuore, ma strettamente correlati alla spiritualità, all'infinitezza dell'anima, al mistero infinito dell'universo e delle sue creature che vivono nel solco della terra le miserie ineludibili della materia, ma tentano nonostante tutto di ridurre la forza centrifuga che li trascina e travolge, attraverso una sorta di anelito ultraterreno, che qualifichi e ponga in alto le debolezze di creatura terrena, ne utilizzi suggestioni, sentimenti, visioni, immagini creando impalcature di sogno, luoghi dove ossigenarsi alla luce del sole, esponendosi a ricognizioni di cielo che sono impossibili ai NON POETI.
La gravidanza della poesia, sia che essa venga avvertita in tenerissima età, o in età adulta, quando i giochi umani sono stati maturati al fuoco delle esperienze più disparate, è sempre la stessa. Viene alla luce un prodotto che ha del miracoloso. La parola lirica parla un linguaggio che ìmpari alla lotta stessa per farlo tacere. Non si può mettere il boccaglio ad un Poeta, come non si può sedare il pianto di un bambino. Entrambi avvertono incoercibile il richiamo a manifestarsi, perché entrambi i casi origina ed esplode con la stessa forza e lo stesso indefettibile orgoglio di volersi sottrarre al silenzio.
Il poeta è amabile cantore, quanto il bimbo è amabile guastatore. La voce origina dalla sofferenza, dal dolore, dall'imponderabile necessità di farsi ascoltare, di lanciare un messaggio, di esprimere ciò che si sente dal di dentro.
La Poesia è un canto della nostalgia, un proposito di trasformare la materia grezza del linguaggio comune in preziosissimo tessuto di gioia, di pianto, di eternità, di amore, di coraggio.
Piccole schegge, tracce infinitesimali di noi ci avvertono che non siamo nati solo per spiegarci -la morte- ma per darci qualche momento di -buona morte-
La vita non è solo crudezza e nudità è, anche, espressione vitale di una sofferenza incoercibile, ma saggiamente amministrata dalla mente che può dare i suoi buoni frutti, attraverso una sequenza di parole tendenti quanto più possibile alla perfezione, che orienti alla singolarità del bene, proiettandoci fuori dalla miseria, dalla povertà e pesantezza dell'orbita terrena, gravitazionale e desolata di solitudine mortale.
Chi scrive poesia non è mai solo, si strugge di mal d'amore, di rimpianto, di assenza, di solitudine, soffre d'invisibili trascinamenti verso il basso, conosce il turbamento, il tormento, la delusione, la nostalgia, il disincanto, ma tuttavia, riesce a delineare dal nulla una forma di vita meno sgradevole e conflittuale. La Poesia per il poeta è come l'acqua per l'assetato: il poeta ha bisogno dell'oasi per rigenerarsi, per riadattarsi di volta in volta al deserto che dovrà attraversare fino alla morte.
La pagina poetica non si affida mai al contrappunto smagato di passione, non è curiosità che si agita vanamente, non è coincidenza di simboli e di parole vuote in libertà; è condizione intima di un soggetto che avverte dentro di sé l'illimite patrimonio del sentimento, dei margini stretti in cui ci tiene rilegata la vita, l'assenza d'innocenza, di purezza, l'insidia che domina il nostro paradiso artificiale (mondo temporale) è vista in chiave di legittimazione per offrire alla pagine il nostro senso di libertà, di sfida, di delusione o di smarrimento, di monotonia, di consumate passioni.
Le primizie dell'ingegno fortificate dalle parole poetiche stentano a farsi largo nel nostro ristretto mondo terreno. Ma la lezione attiva di una poetica che sappia vibrare e dare sensazioni più eternanti, meno svuotate e più fruibili è condivisa da tutti.
Vi sarà sempre chi dice male della poesia. E'qui, in questo solco che bisogna proteggerla, bisogna darle l'impronta di continuità, considerarla testimonial da consegnare al futuro della storia. Chi è teso ad un approfondimento di coscienza, consapevole che l'assenza, il lutto, le traversie appartengono all'umano non vedrà mai la poesia come una minaccia, al contrario avrà un motivo in più per restituirle attraverso una chiave di lettura, la formula magica per la quale è stata chiamata , che è poi la coerenza autentica fra l'essere e il dover essere, fra la certezza e il dubbio, fra la tesi e l'antitesi, fra il bene e il male.Proprio in questa frammentazione di sé, in questo spezzarsi oltre le parole udibili e provvisorie sta la grandezza della poesia. Un'attribuzione di diritto va per definizione a coloro che accogliendo il segno poetico lo regolano e lo trasformano in vertici alti di letterarietà, potenza di linguaggio sostitutivo della realtà miserevole che la determina. Non si tratta di mettere in dubbio la sincerità o la verità dei poeti, ma di entrare nel loro mondo, carpirne i simboli, le immagini, le funzioni del linguaggio per poterli proiettare in una cronologia (a)temporale che sia l'oggettivazione del soggetto poetico.
... Seconda puntata del 31.3.2009
Che cos'è Poesia l'abbiamo spiegato tante volte. Sono stati spesi fiumi d'inchiostro per chiarire, dissentire, spiegare, esplorare il pianeta Poesia. Ma vi posso assicurare che è una goccia in un mare, quando si tratta di dissertare o tentare di avvicinarci a questo mondo misterioso del nostro organigramma interiore ci troviamo nell'empasse, avvertiamo che non è possibile fare valutazioni o dare spiegazioni di un "qualcosa" di così vasto e imponderabile, quale solo può essere l'organismo umano che è fatto di materia e di spirito, e proprio la spiritualità sta tutta racchiusa in questo reperto referenziale, in questa parte del nostro D.N.A che ci contraddistingue e ci qualifica.
Hanno definita la poesia in mille modi. Ma si ha un bel dire, la poesia è la vita che se ne fugge via, è la parentesi còlta del nostro più umano sentire, il raggio di sole che s'infila nel nostro quotidiano grigiore e lo rende più tenue, più morbido, ne sfuma i contorni, regge il paragone con la vita, con la salute, con la bellezza del mondo. Il principio su cui si fonda non ci è dato saperlo, l'origine esatta di tale compulsivo momento di grazia, non ci avverte della sua specifica natura, da dove viene, dove và l'illuminazione poetica, perché si delinea. Credo di non sbagliare avvertendo il lettore che è un raro privilegio dell'anima, una proiezione all'infinito del proprio -io- più profondo che vuole esprimere con parole molto vicine alla perfezione un tratto del proprio apparato interiore che altrimenti passerebbe inosservato. Si distacca e distanzia notevolmente, allora, la parola lirica dal linguaggio comune che è inquinato da scorie verbali, banale, visibilmente contaminato dal vernacolo, dalla matrice culturale di ognuno, dei popoli che sono diversificati fra loro per i loro dialetti, per le interferenze culturali e le differenze socio/ambientali, dai moti del cuore che per quanto avvertano gli stessi stimoli, non hanno in comune le stesse reazioni al dolore, alla gioia, alla speranza, al bene e al male. Sono differenti gli usi e i costumi, l'ambiente, il grado di civiltà e di cultura, anche in fatto di Poesia. Prendete ad es. i Poeti stranieri, assolutamente distanti dalla nostra realtà, eppure alcuni di loro di eccezionale valore, o quelli francesi come Baudelaire , o spagnoli come Garcia Lorca, ognuno con una sua storia diversa, ognuno col suo profilo biologico/intelletuale che lo contraddistingue. Uguali solo nella misura del livello artistico di altissima rilevanza, nella vastità lirica che li identifica o nel patrimonio intellettivo che li definisce.
Ma, perché solo pochi Poeti hanno il lauro dell'eternità? Perché solo in pochi giungono alla pagina Storica della Letteratura?perché sono immortalati così pochi nell'immenso mare della Poesia?
La risposta è presto data. Solo in numero limitatissimo riescono a sfuggire dalle maglie della banalità, dalla palude dell'anonimato per giungere agli altari del vaglio storico e, dunque della consacrazione a livello, se non mondiale, almeno nazionale.
Questo avviene perché Poeti Veri si nasce, poeti discreti si può diventare, poeti grandi si può, se si hanno entrambe le due condizioni e magari un pizzico di fortuna.
E però, una marea montante di poeti giunge ogni anno al traguardo di una pubblicazione (a pagamento), un numero rilevante di autori si pone in dirittura d'arrivo presso le Grandi Case Editrici, sperando nel miracolo, che non si compie quasi mai. Gli Editorialisti elitari li rifiutano in massa, sperperando riottosi in un esclusivismo di categoria, anche quel numero esiguo, forse, "dieci poeti" sui quali andrebbe appuntata l'attenzione dei critici di valore, onesti e obiettivi, anch'essi garanti in un futuro ormai prossimo del passaggio testimoniale, del vaglio storico che ovviamente li vedrà responsabili di omissioni e li taccerà da incompetenti.
Cosa distingue allora un poeta della domenica da un Montale, un Ungaretti, un Quasimodo? tanto per restare nel nostro territorio nazionale. Bè, decisamente il valore del loro verbo, quando per verbo (o Verba) s'intenda quell'unicuum, quell'elevato potere linguistico che fa la forma, la categoria pensante, il privilegio di saper dire cose che altri vorrebbero e non sanno esprimere (perlomeno con la stessa intensità, con la stessa capacità espressiva, con la grandezza impareggiabile del loro idioma poetico. Ecco allora, perchè ogni secolo ne sforna pochi, la ragione sta nell'assoluta, inderogabile, sublime forza della loro interpretazione personale. Come ogni attore esprime la sua artistica performance sul palcoscenico, o un Velasquez o un Tintoretto sulla tela, una Maria Callas o un Giuseppe Di Stefano nel genere lirico/melodico. La verità del merito emerge e si fa strada nel percorso artistico culturale delle varie categorie, che come punta d'icesberg svetta in alto.
La capacità del linguaggio implica innanzitutto una preparazione di fondo, una cultura generale che prepara e fa da humus ad una diversificazione genetico-intellettuale che differenzia le facoltà della parola,
le capacità del sentire, le modalità spressive che, vengono raffinate a tal punto da realizzare le diversità metodologiche. La luce dell'intelligenza e della sensibilità non sono per tutti eguali. Vi è un sottofondo di talento, di creatività che la fa da padrone sulle risorse umane, sulle caratterizzazioni della specie. Per tornare all'argomento poetico, occorre nel caso specifico avere il fattore genetico appropriato, ma anche una felicità inventiva, una creatività logico/intellettiva che sappia sfruttare al meglio il territorio che si va ad esplorare.
Tutti si nasce allo stesso modo, quando si viene al mondo si è ignari di tutto: sta poi alle risorse dello spirito, dell'intelletto e della fantasia sviluppare quel patriminio statico che è di tutti, ma che diventerà di gran lunga superiore in taluni piuttosto che in altri.
Come la luce che scalda non è uguale per tutte le longitudini e le latitudini, per via della diversificata conformazione e posizione cosmica dei pianeti intorno alla terra e della terra intorno al suo asse, così la poesia si materializza sublime in certuni, che andranno a costituire il nucleo lirico di rilevanza mondiale e mediocre o quasi nulla in altri che non possiedono il privilegio del dono. Perché di dono si tratta, malgrado tutto, checché se ne dica, la poesia con l'A maiuscola, quella che Luzi definì in pochi, emblematici versi: "Vola Alta Poesia, cresci in profondità,/ tocca nadir e zenith della tua significazione, / giacché talvolta lo puoi " . E vi aggiungo di mio pugno: "tocca le controversie, l'inferno delle tue vicissitudini per innalzarti all'immensità dell'attimo". Ed è in quell'attimo che si diventa immortale, a volte per due parole, un sintagma, una frase si passa alla storia, si autodefinisce la profondità che ne rappresenta il fine ultimo, l'identificazione solo a se stessi: Pensate a quel verso:"ognuno è solo nel cuore della terra ed è subito sera"
Così sboccia la Poesia, in versi, in desideri, in sfavillìi metamorfici fluttuanti, in lampeggiamenti estemporanei, ma possono essere brandelli di felicità che il pensiero traduce in Poesia. Come la terra senza dolcezza d'alberi e d'acqua diventerebbe arida e spenta, anche il mondo senza la Poesia sarebbe dissipato viaggio senza approdo. Il Poeta parla per immagini, per metafore, come il rabdomante scava nelle viscere della terra l'acqua del suo misterioso dominio invisibile -il sottosuolo-. Ed è proprio dal nostro sottosuolo privatissimo, dalle oscure latebre del nostro essere, dalle profondità abissali della fantasia, del sogno, dell'immaginifico che si profila e canta forte e chiara la grandezza del poeta. L'immenso sta alla Poesia, come il sole sta in bocca al suo mattino più radioso.
....1 aprile 2009
Per tornare al tema centrale della Poesia in quanto vita, in quanto carne e sangue del nostro percorso terreno vi sottolineo le capacità, le intime e lucide commistioni e fusioni che il Poeta deve creare dal suo mondo interiore. Il poeta è colu che dal nulla sa estrarre l'oro della terra e portarlo al di fuori di sé attraverso le parole indicative di uno stato d'animo che spesso è miccia al suo interno, gli ardono dentro come un fuoco. Il momentaneo passaggio attraverso i territori impervi fino alla scrittura si può chiamare ispirazione, e il poeta senza l'isìpirazione e un ciocco di legno spento: si dà fuoco attraverso un flusso di sinapsi o (collegamenti interni) alla zona del cervello adibita comunemente al linguaggio, sia esso espresso in parole di uso comune, che in scrittura poetica. La scrittura poetica è un fattore interno alle reali pulsioni dell'individuo, che ne è sollecitato o non da una spontanea schiettezza di.matrice istintuale. Il poeta lascia la traccia del suo ornamento sulla terra attraverso l'ordito della sua scrittura e ospita in sé la parola incantatrice che oscilla fra il dolore e la speranza in un territorio assolutamente ostile, quale la terra in cui abitiamo.
L'ostracismo che si fa ai Poeti in questo momento di passaggio, di transizione epocale fra un sistema che chiamerei emotivo/umanistico nella categoria dell'intelligenza e quello informatico/astrattodel Ventunesimo secolo è caratterizzato da un rifiuto, che mi appare del tutto fuori luogo. L'umanità dell'homo sapiens è ormai un fatto acclarato, incontrovertibile; c'è e resisterà agli attacchi dell'informatica per tanto tempo ancora. L'uom moderno pure se attratto e calamitato dalvideogame, dalla rampa satellitare, dagli astrusi congegni avveniristici avrà sempre bisogno d'interrogarsi, di parlare al cuore delle cose, di dialogare dal vivo col suo prossimo per sentirsi vivo egli stesso, per saggiare la compattezza del suo sogno, per modellarsi all'esigenza di una Bellezza estetizzante e sublimante, e che decisamente lo qualifica, e lo affranca dalla bestia. Non può escluderla questa bellezza che avverte come parametro dentro di sè per non guastare e compromettere il tessuto umanizzante e cognitivo della sua intelligenza, per non escludere il meglio di se stesso - lo spirito-
Vi sono ostinazioni ben più temibili dall'ostinazione di voler fare i poeti: Il progetto dei Poeti è visitato da una consuetudine a voler indagare, cercare in sè verità ultime che ci trascendono. La Trascendenza è un territorio inesplorato come la metafisica o il Mistero Divino, l'infinitezza della Fede. Il Poeta è un visionario, viene tacciato per vanesio, per un abitatore di nuvole, ma è proprio lo stato di grazia che occorre per visitare luoghi di indagine ai confini con la realtà, enigmi di gran lunga percorribili col solo intuito, col sesto senso, con l'intellegenza del cuore. Ecco perché non è da tutti fare poesia. Sarebbe fin troppo facile mettere giù a tavolino o come dico sempre < a freddo> le note meravigliose di un Mozart o i versi eccellenti di un Leopardi, di un Dante di un Petrarca.
La vita ci consegna uno o due autori eccelsi per ogni secolo, ed è già un grandissimo privilegio saperli riconoscere, saperli apprezzare e amare.