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Accade al Vomero

di Teresa Nastri
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Pubblicato il 26/02/2016 09:53:29

                                                                  

ACCADE AL VOMERO

 

Aspetto la mia "guida " - partito a chiedere dove occorra rivolgersi per la visita specialistica.

Nel vasto ingresso del grande ospedale, per chi vi entri  dalla parte posteriore, la vista del Vesuvio ha qualcosa di immanente, sa di sacro: una bruna sagoma senza tempo, avvolta da un radioso sole invernale che illumina tutto, sembra emergere  direttamente dall'azzurra e calma distesa del Mediterraneo -  come un'immensa opera pittorica inquadrata dalla magistrale architettura dell'arcata aperta verso l'orizzonte, sulla facciata principale del maestoso edificio.

Abbagliata, nell'attesa, con lo sguardo che abbraccia il tutto, rifletto poi sulle due figure in uniforme, ferme nel vano del portone da cui sono entrata: guardano verso l'esterno, che si dirama per centinaia di metri con larghi filari di alberi e sentieri, nelle 3 direzioni di marcia.

Sono guardie armate (anche se l'arma non è a portata di vista) ...?  Ma l'interrogativo si disperde nei meandri dell'immaginario, mentre l'attenzione si sposta alla vista di una figuretta femminile che mi sorpassa lateralmente, verso l'uscita alle mia spalle.  E' piccola, arriva forse all'altezza del mio stomaco, e aiuta l'andare lento con un bastone dall'impugnatura rossiccia.

Senza un motivo cosciente, volgo anche i miei passi verso l'esterno: lei, la vecchietta dall'età indefinibile, sollecita il mio interesse umano. Dove deve recarsi ? Conosce già il percorso ? Forse camminare la stanca...

"Posso aiutarla ?  Vuole che l'accompagni ?".  Si gira verso la mia voce, mi guarda dal basso. Risponde di no e  aggiunge qualcosa che non capisco.

"Davvero... posso accompagnarla ?"  Mi guarda ancora, forse cerca di interpretare il senso della mia domanda.  Insisto: "Posso aiutarla, dove deve andare?"

Dice qualcosa: il nome di un padiglione  che non so dove sia, e con la mano indica una delle direzioni aperte dinanzi a noi. Poi mi guarda ancora, dal basso della sua statura, e discretamente dice di nuovo qualcosa, senza che la sua fisionomia muti espressione:  "Voi che siete così... umana, potreste darmi qualcosa per comprare un cornetto ?"

Apro la borsetta, scarto il borsellino nero degli spiccioli: non credo di avere monete da uno o due euro. Nel portafoglio c'è un solo biglietto da 5 euro, glielo porgo; lei alza ancora la testa, mi guarda, la scuote , dice : "è troppo". Non sono certa di aver capito. "Scusi?"  Ripete: "E' troppo"; Rispondo: "Non importa".

E mi giro per rientrare nell'ampio ingresso dell'edificio, aspettando di sapere dove dovrò dirigermi per la mia visita specialistica. Ma lei mi guarda e mi sorprende ancora:

"Posso darvi un bacio?" Mi abbasso fino alla sua testa e le chiedo: "Quanti anni ha?"

Risponde "75" - Le sorrido e la bacio sulla fronte: "Io ne ho due di più".

"Davvero?... Ma non si vede".

Mi allontano, e avverto sulla nuca il calore del suo sguardo grato per  l'insolito incontro.


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