Abitava in piena campagna, non molto lontano da una piccola città di provincia.
I suoi genitori possedevano un po’ di terra che coltivavano in proprio, con l’aiuto di qualche lavorante stagionale.
Era nata terza di una famiglia numerosa, dopo due maschietti, poco più grandi di lei.
Il futuro di Elsa, nelle aspettative dei genitori, doveva essere quello di apportare, appena possibile, nuova forza lavoro alla famiglia, ma la bambina era gracile di costituzione e si capì ben presto che non avrebbe potuto dare che un modesto aiuto nella vita domestica.
In ogni caso, Elsa era stata cresciuta senza problemi, era stata educata secondo la religione cattolica, ricevendone tutti i sacramenti, ed aveva trascorso la sua infanzia felicemente.
Frequentata la scuola primaria, aveva completato senza difficoltà, ed anzi con suo piacere e con chiari apprezzamenti degli insegnanti, anche le altre classi dell’obbligo, ma non si era mai pensato che potesse continuare negli studi.
I primi anni dell’adolescenza erano stati sereni ed era divenuta donna abbastanza presto, assistita scrupolosamente dalla mamma.
Elsa era destinata ad essere una ragazza da marito e si sarebbe sposata non appena l’età gliel’avesse consentito.
Intanto, però, si era fatta una giovinetta graziosa, anche se esile, e già aveva ricevuto le attenzioni di qualche maschietto, alle quali aveva risposto con l’ingenuità e il candore di chi non conosce le malizie dell’amore.
Un episodio imprevisto aveva dato inopinatamente una svolta allo scorrere tranquillo dei suoi anni più belli e senza particolari pensieri.
Terminata la scuola media, aveva assistito, in una chiesa della città, al sacramento della comunione di una sua cuginetta più giovane.
Dopo la cerimonia, nella confusione di un festoso banchetto, aveva incrociato lo sguardo di un ragazzo di qualche anno più grande di lei, che incominciò a dedicarle qualche attenzione. Nulla di particolare, ma era stata sufficiente perché la sua fantasia di ragazzina incominciasse a galoppare.
Lo rivide la settimana dopo, sempre nella stessa Chiesa. Le si era avvicinato ed avevano scambiato qualche parola, anche se Elsa di parole era assai parca, ma nacque una simpatia reciproca e la voglia di rivedersi ancora.
Si erano poi ritrovati alcune volte, da soli, in qualche parte della città, ma le cose erano divenute ben presto molto serie e Renzo aveva incominciato a frequentare la casa di lei, dove era stato accolto molto bene perché era considerato un bravo ragazzo.
Trascorsero così diversi anni.
Elsa mantenne sempre un contegno da brava ragazzina, ben istruita dalla mamma, e non consentì a Renzo che qualche rapida carezza nelle parti nascoste del suo corpo.
La famiglia aveva cominciato a pensare alla dote e si stavano riempiendo i cassetti degli armadi di tutto quello che sarebbe servito in una famiglia tradizionale.
Ma la dote più preziosa, Elsa la portava sempre con sé e la difendeva come un tesoro: la sua verginità.
Anche Renzo, seppure alle volte sembrasse impaziente, rispettava la scelta di Elsa e la valutava come la protezione di un bene, del quale avrebbe goduto quando il matrimonio avesse reso tutto legittimo.
Appena compiuta la maggiore età, Elsa poté pensare senza intralci a coronare il suo sogno di sposa e ben presto di madre.
Il matrimonio venne celebrato in Chiesa, con la partecipazione di parenti e amici. Il pranzo che seguì fu lungo e pieno di allegria, con le solite allusioni salaci degli amici.
Il momento più bello fu quando i due sposi restarono soli nel loro nuovo appartamento in città. Entrambi avevano atteso con ansia la fine della festa per poter finalmente godere il piacere di una notte d’amore.
Non andò proprio come Elsa si era immaginata. Renzo, impaziente di godere quel frutto tanto a lungo desiderato, l’assalì in modo imprevisto e la possedette senza alcun preliminare. Elsa sentì solo un gran male e si ritrovò in un bagno di sangue, con accanto il marito finalmente soddisfatto. Non disse nulla, non protestò, era afflitta. Le sembrò di essere stata defraudata di qualcosa.
Quella notte le aveva portato in dono la sua prima gravidanza. La bambina era nata senza problemi. Per Elsa sarebbe stato sufficiente, ma Renzo, che aveva una vita esuberante, tanto da far sospettare a Elsa che si concedesse qualche scappatella, diede quasi subito una compagnia alla neonata, sperando che fosse una sorellina.
Così infatti era avvenuto, e Elsa, in poco meno di quattro anni, si era ritrovata con il peso, anche se gradevole, di due bambine sane e molto somiglianti alla madre.
Non le restava tempo da dedicare a se stessa o a qualche altra occupazione. Renzo le aveva assicurato che non avrebbe avuto bisogno di trovarsi un lavoro perché lui, impiegato in un ente pubblico, aveva uno stipendio sufficiente a farli vivere in tranquillità.
Anche il tentativo di Elsa di fare la patente, per poi avere una sua auto che le consentisse di sentirsi indipendente, fu frustrato dal marito.
Elsa non aveva molte possibilità di partecipare, in qualche forma, alla vita sociale o di potersi dedicare a qualche svago perché la vita familiare assorbiva completamente il suo tempo e le sue energie.
Così era Renzo a tenerla aggiornata, a suo modo, sugli avvenimenti che si svolgevano anche soltanto in città.
Elsa di solito condivideva i suoi pareri. Le sembravano ragionevoli. Non disponeva di altre informazioni, se non di qualche notizia carpita alle trasmissioni televisive.
Anche se il trauma della prima notte di matrimonio non era stato dimenticato, Elsa aveva una vita coniugale molto soddisfacente.
Amava, quando Renzo la penetrava, trattenerlo a lungo su di sé, incrociando le braccia intorno a lui. Era un modo per dare all’amplesso una pienezza affettiva, era quasi il desiderio di una fusione dei due corpi.
Avveniva di frequente e Renzo assecondava il desiderio di Elsa, che si sentiva appagata.
Non poteva non accadere, anche se non ne avevano intenzione, che Elsa rimanesse incinta per la terza volta.
Ma non ebbero alcuna esitazione ad accettare serenamente la nuova creatura che sarebbe cresciuta nel ventre di Elsa.
Fantasticavano, in attesa di poterne essere sicuri, che potesse nascere un maschietto, che avrebbe potuto diventare anche un compagno di giochi per le due sorelline.
Anche se la gravidanza le aveva dato molti disturbi, Elsa li aveva sopportati senza troppo lamentarsi.
Alla fine del nono mese stavano preparando i festeggiamenti, quando furono colpiti da una notizia sconvolgente. Giulio nasceva con una grave sindrome genetica.
Erano rimasti storditi, increduli. Non ne avevano mai sentito parlare, o, anche se era avvenuto, non vi avevano posto molta attenzione. Ma ora toccava a loro, perché? Che cosa avrebbero dovuto fare? A chi rivolgersi per avere le spiegazioni necessarie ad affrontare una situazione tanto inattesa?
Avevano potuto rendersi conto della gravità della malattia rivolgendosi ai servizi sanitari e avevano trovato un po’ di conforto partecipando alle riunioni di una associazione di genitori che avevano figli con lo stesso problema.
Ma la accettazione di quell’evento che sconvolgeva la loro vita era stata lenta, tanto quanto era stato difficile capire tutti gli aspetti della malattia.
I primi anni erano stati i più incerti; poi era subentrata la coscienza di dover spendere tutta la loro vita futura per quella sfortunata creatura.
Con l’età scolare erano incominciati i guai più grossi. Bisognava assicurargli un inserimento scolastico e sociale e gli ostacoli furono tanti, ma Elsa e Renzo non si erano arresi. Avevano percorso tutte le vie possibili ed avevano trovato persone che li avevano aiutati e si ritenevano abbastanza soddisfatti.
Un momento altrettanto difficile si presentò alla conclusione del ciclo scolastico obbligatorio.
Alcuni insegnanti di sostegno si fecero carico di fargli frequentare per più anni la prima classe di una scuola superiore, ma intanto Giulio aveva raggiunto un’età in cui si poteva sperare di inserirlo in una attività lavorativa.
Anche questo passo era stato difficile e dopo molti sforzi Elsa e Renzo erano riusciti a farlo accogliere in una pubblica amministrazione, dove Giulio, per la sua simpatia e la sua affettuosità, era molto benvoluto.
Elsa e Renzo avevano speso insieme molte energie per dare a Giulio la possibilità di crescere il meglio possibile e di essere inserito in società senza troppi traumi, anche se era sembrato che Elsa, forse più emotiva, avesse vissuto con più ansietà le varie tappe di quel percorso.
Quando il traguardo era stato raggiunto e avrebbero potuto riprendere fiato, anche perché la figlia maggiore si era sposata e l’altra aveva deciso di vivere per conto suo, Renzo, anche se lentamente e senza darne segni vistosi, si era come intiepidito, si capiva che la difesa di quel figlio aveva esaurito le sue forze e che la sua partecipazione alle preoccupazioni quotidiane per Giulio gli costava fatica.
Una sera non era rientrato alla solita ora. Elsa immaginò che gli fosse capitato un impegno imprevisto. Quando però le ore di ritardo incominciarono ad essere troppe, Elsa si allarmò e fu presa da un’ansia invincibile.
Stava per segnalare a qualcuno il mancato rientro di Renzo, quando le giunse una sua telefonata: “Da questa sera non tornerò più a casa … Ho una nuova compagna.”
Elsa era impallidita, incapace di articolare parola. Intanto Renzo aveva posato la cornetta. Elsa scoppiò in un pianto disperato, ma sommesso, per non svegliare Giulio.
Che cosa era successo? Che cosa aveva fatto di male perché Renzo potesse umiliarla a quel modo e lasciarla sola a difesa di Giulio?
La notte fu insonne, ma piena di pensieri.
Il giorno dopo si era alzata decisa a non arrendersi, non tanto per contrastare la scelta di Renzo, quanto per dimostrare che era capace di far fronte da sola a una situazione così nuova.
La realtà era molto pesante.
Non aveva un lavoro e quindi una fonte di guadagno e le spese da sostenere erano tante.
Non possedeva un’auto con cui potersi muovere e rendere meno pesante la gestione della casa.
Ma, soprattutto, aveva Giulio che necessitava di tante attenzioni e che richiedeva il suo intervento in tante situazioni diverse.
Renzo non se ne interessava più e Giulio soffriva per la sua assenza.
Elsa si sentiva sola, ma un’energia insolita sembrava sostenerla e darle la fiducia che avrebbe superato il momento difficile.
Voleva dare una svolta alla sua vita.
Era vissuta all’ombra di Renzo. Da lui era dipesa quasi in tutto, ma soprattutto sul piano economico.
Poteva ora contare soltanto sul modesto stipendio pagato a Giulio dall’amministrazione pubblica, sul beneficio che a suo tempo gli era stato riconosciuto e sull’assegno che avrebbe potuto ricevere da Renzo per abbandono del tetto coniugale.
Era poco, ma ce l’avrebbe fatta, stringendo i denti e senza deprimersi.
La cosa che la sorprese di più fu la voglia di affrancarsi dalla condizione di casalinga in cui era stata relegata in tutti quegli anni.
Compatibilmente con il tempo che Giulio le lasciava libero, incominciò a uscire di casa più volte durante la giornata, a curare di più il suo abbigliamento (anche a costi modesti) e a non trascurare la pettinatura.
Voleva essere una persona diversa da come era stata finora e la frequentazione di eventi promossi da associazioni culturali e ricreative, delle quali quasi ignorava l’esistenza, contribuì a farla sentire una donna viva, piena di interessi.
Fece molte amicizie e si rese conto che la sua intelligenza non era certamente inferiore a quella di Renzo e riuscì anche a valutare gli aspetti retrivi delle sue idee.
In tanto rinnovamento esistenziale, si sentì ringiovanita da un breve innamoramento passionale, quasi platonico, per un uomo libero, un poeta, che le fece assaporare una dimensione nuova di vita, fuori dalla routine mediocre di una convivenza familiare convenzionale.
Su molte questioni riuscì a farsi idee personali, che la indussero a schierarsi dalla parte di coloro che chiedevano più tutele per le donne e che erano impegnati a battersi per dare più diritti alle persone svantaggiate.
Il cambiamento fu così radicale che non riusciva a nascondere la sua indignazione nei confronti di chi non si batteva per sconfiggere le ingiustizie ancora tanto diffuse nel mondo e aveva una visione egoistica della vita.
Insomma, Elsa era diventata un’altra donna, indipendente e orgogliosa del suo riscatto.
La spina nel suo cuore era il futuro di Giulio. Sentiva che il tempo passava e che Giulio avrebbe potuto restare senza il suo aiuto. Ma non disperava.
Lo stringeva a sé nei momenti di maggiore intimità e lo confortava con parole affettuose e tenere. Giulio, anche se non capiva bene, avvertiva di avere al suo fianco chi non l’avrebbe abbandonato mai.
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