Pubblicato il 21/12/2009 11:16:53
Le nostre più acri lacrime d'ebano Non scendono per il volto Mentre ci consumiamo affranti In spinose dolenze. Ormai privi di speme alcuna Entriamo in contatto alle volte Trovandoci poi ancor più distanti. Consunti e raggelati Paralizzati in un inebriante Dolore di sangue. Il vitale ardore oramai s'è spento, Giacciamo ebbri ed incoscienti Nella grigia terra dolente Bagnata da pianti di aridi spiriti.
Vieni più vicino, Appoggia la tua guancia sul mio petto E addormentati soavemente Col battito del mio cuore, Accarezzata dalle mie mani piagate.
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