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Il senso della mia guerra

di Giovanni Viglino
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Pubblicato il 03/03/2015 12:11:09

Voragini s’espandono miti
e funeste al mio passo greve,
d’una pesantezza sempiterna e stantia.
Ho camminato su aghi d’odio,
ho slacciato nodi d’indifferenza,
ho mitigato il freddo dell’umanità
con il caldo del mio cuore;
ed infine ho volato in cieli
non ancora e mai contemplati,
a sudarmi un senso da dare
a quest’alba che vada oltre
un mero artistico fantasticare.
Niente fu, nulla è.
È cambiato il cielo
da dove lo vidi sorgere la prima volta,
e su quell’azzurro cangiante
diverse anche le sfumature
fulgide e pallide, bianchi
sottili filamenti d’un infinito
lucente sole che ha capacità
di splendere ogni dì in maniera
così magistrale, seppur differente.

 

Ed io a cotanta bellezza
scompaio.

 

Posso forse mai essere stanco
di questo sudore,
di aleggiare libero ma in catene
su cieli reconditi,
d’amare e accendere gli occhi
delle persone,
di assistere inerte al teatrino
di chi non sceglie, né prende parte,
di resistere all’odio e percorrerlo
sfidandolo?
Potrei, davvero, un giorno mai
stancarmi di questa vita?
Io non esisto se non per rendere
manifesto l’amore che mi rende uomo
e tiene in vita chi amo;
e di questo mio essere
rendo grazie anche in questa
mattina, dove il sole non è sorto
alto e splendente nel cielo,
ma ha tessuto i suoi lunghi
capelli biondi tra le pieghe
consumate della mia pelle.


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