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Inno alla bellezza

di Giovanni Viglino
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Pubblicato il 27/02/2015 15:57:26

Flebile e melliflua la mano
dell'uomo tendente al cielo;
un ferreo diniego all'aspirar
umano lo stellato luogo ha posto.
L'errante pastore dell'Infinito
al cor risposta deve mostrare.
Donde cercare gli inesauribili
spazi che alla vista dell'uomo l'etereo
mondo trasmette?

Spirto libertino, fagocitante
splendore divampante negli orridi
abissi della terra, ove cercare
il mio fresco viaggiare? Ove
cesserà il mio corpo mortale,
e il mio nome, il mio
umano peregrinare?

Tu forse sai ch'io ti dico
questo perché non conosco, mai
ebbi conosciuto. Ch'io mi
ricordi nacqui brezza,
diventai tempesta. Le piagge, le selve,
i mari e l'alma terra non
ebbero mai cura di questi
calli che da sempre mi porto appresso.
Mai questa greve pelle riconobbe
un placito scorrere di dita; mai
fuoco non andò cercando altra fiamma.

Ora che tu vedi e hai visto,
sì piacevol sentire di me, e
del mio amore, che vuol
dire questo? Altra risposta io non
trovo e non bramo degli occhi
di lei che a me aprono un riso e
al nulla aprono un pianto.


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