Pubblicato il 26/02/2015 12:56:12
Laghetto d’inverno che l’incanto mi porgi, cristallo è il tuo vetro dolce lacrima gelida. Giardino di barbe tu specchi, mutifermi girotondi biancofumo ricordi. <Sì> il dentro sfoglia da fuori nel segno di un cielo profano. A volte in preghiera fragore che fummo sotto l’occhio del sole ultrasuono del verbo adultera foia di sesso o solo due ombre . Ma è così che si resta d’immobilità transeunti schiusi a scomparsa con una Comparsa nella posa migliore. La parola, lama a radere i pascoli . Nessuno sa dei chicchi lo sperso sapore, né della nuda veste che ora ti veste e scoperchia cunicoli vuoti . Sa <quella collina> dell’ultimo sparo che issò il pennone, del repentino colpo di timone mentre mani il suo collo stringevano per liberarti ... e d’acqua si sciolse per ricrescere ancora più forte
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