Entro nella stanza. Tutti si dirigono nella stessa direzione, attirati dallo sguardo profondo, intenso, penetrante di un Van Gogh ancora capace di osservare il mondo con i colori della vita.
Al suo fianco, una tela fissa la prospettiva di un uomo ormai sconfitto dalla tenebra. Le pennellate consistenti, spesse. L’atmosfera della paralisi, del sanatorio. Un velo verde-azzurro blocca il movimento in una terribile, indifferente, estate senza tempo. L’immagine della rinuncia alla vita, dell’incomunicabilità, della separazione, della lontananza.
Mi abbandono al flusso della corrente. Osservo la sala nel suo insieme, alzo il mento per scrutarne l’illuminazione, studiarne la disposizione delle luci. Abbasso il capo e, distrattamente, lancio un’occhiata alle mie spalle, verso sinistra. La mia attenzione rimane impigliata in una nuvola di colore caldo, intenso, pulsante.
Mi avvicino. Un’onda infuocata da cui emergono, staccandosi a fatica dalla tela, perfette, plastiche farfalle. Ne osservo una in primo piano, non riesco a metterne completamente a fuoco l’arcobaleno di colori, il suo realismo stona con il crepuscolo onirico che la avvolge.
Mi avvicino per meglio osservare le pennellate. Nuance di rosso scarlatto, arancio melograno, nero incerto, si sovrappongono nella loro sfida per il predominio.
Un soffio, una ventata attraversa le tinte. Inseguimento di surreali creature, che faticosamente guadagnano la loro parte di libertà. Sottili accenni di corposo colore, con maestria, infondono la vita al battito d’ali.
Faccio un passo indietro. Macchie incerte affermano la vittoria sullo spazio e mi attirano in un vortice ipnotico. Sciame irreale che si svela solo all’occhio dell’osservatore assorto. Volteggio generato o consumato dalla lotta onirica tra passione e oscurità, tra fuoco e tenebra. Movimento d’ali che perde la definizione nel traghettare nelle profondità segrete del sogno.
Conflitto tra vita e assenza di vita, contesa aerea in un abbraccio confuso di grigi persi nella porpora. Attrazione ipnotica, calda inquietante passione, stordimento, sogno che prevale sulla realtà.
Sono persa in una dimensione a cui si accede solo con la mente. In un solo dipinto il mistero della vita: fatica, gioia, vitalità, speranza, oscurità, paura. Una mano sapiente ha confinato con abilità lo spazio, dominato il colore e generato la vita.
Qualcuno mi sfiora la mano, scossa dal contatto, ritorno alla pesantezza della gravità. Infranta la dimensione del miraggio, trattengo la nostalgia del luogo a cui tornare. La vertigine, la tempesta delle tinte, lasciano i miei occhi assetati di un’atmosfera che non rivivrò. Mai più osserverò le farfalle nello stesso modo. Mai più vedrò farfalle così belle.
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