Pubblicato il 10/12/2009 21:52:19
Il mento chiuso tra i due pugni,
lo sguardo aperto all’orizzonte,
rapita dagli uccelli in volo,
siedo obliqua sui sedimenti
spigolosi di un greto dannato.
Eppure è limpidissimo il suo fiume,
si increspa sulle sponde bianche
ma si distende chiaro nel suo letto,
scorrendo appena un fremito di vita
nello stanco fluire delle cose.
Complice il silenzio di pietre levigate,
come pegno alle memorie millenarie
ed innocente il canto dei dannati
a replicare in spruzzi di molecole
l’omissione per un’eternità negata.
Scorre l’acqua e fredda è l’energia
che rappacifica col senso della morte.
Sono qui sola a piangere la sorte
delle sponde separate della vita.
Le mie ferite si rimargineranno certo,
ma nell’alveo profondo del dolore,
come obolo alla sopravvivenza,
resterà per sempre una moneta.
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