Nel seno della voce è un golfo sacro
che rientra nella strada dei tre pini
una baia che rasenta le salite,
è una Pieve che dilata dove cresce
a sfiorarmi coi tuoi occhi quel che vedo
C'è un lutto necessario ad ogni svolta
degli dei, e di se stessi,
come un piccolo mulino
se rimani ad ascoltare mentre vai
coi piedi nudi che cercano aderenze
battendo gli avamposti con le mani
se trascini sulle labbra quella luce
che avanza in solitudine stupenda
regredisci da persona fino al seme
dove i nomi coincidono col cuore
c'é un bambino d'oro ad ogni curva
del falco dell'uomo e la montagna,
che passa come musica e s'innalza
germoglio dell'orgasmo della gioia.
Ora prendimi nell'arca la coscienza
mentre bevo nel diluvio la tua voce,
misurando il livello delle acque,
asciugheremo i fiori poco a poco
nell'assumere peso e consistenza
ponendo l'occhio semplice al mistero
che noi siamo
come il dito nella pozza di un bambino
per godere della fonte luminosa
si rischiara il paradiso delle voci
per trovarci più di tutto per sognare
camminando con gli occhi di chi canta
un luogo intatto, aperto, e in quell'istante
ti offro l'imene del mio cuore,
la meraviglia che non vuole nulla
nel miracolo di ricominciare
usa la tua bocca, Amore,
il tuo favo di luce
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