Pubblicato il 18/11/2022 15:32:04
Professor Brunetti: “Dall’inferiorità biologica ai talenti innati, singolari e meravigliosi della donna”
Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1999. Quello della donna è uno dei più complessi, delicati e difficili temi sia a livello sociale che a livello scientifico. Parlare della complessità del funzionamento del suo cervello e della sua personalità significa parlare di tutti noi. Ne discutiamo con il professor Guido Brunetti, una figura di umanista-scienziato, docente universitario e scrittore che non ha bisogno di ulteriore presentazione.
Professor Brunetti, vuole spiegarci il concetto di violenza contro le donne?
“Grazie alla ricerca sul cervello animale, sappiamo che i meccanismi cerebrali coinvolti nella violenza hanno radici ancestrali e che sono presenti in tutti i mammiferi. La capacità di far del male, di commettere atti violenti e di uccidere è una pulsione universale. La violenza è un comportamento aggressivo, che ha gravi conseguenze sociali, psichiatriche e morali. Lasciano ferite penose e durevoli. Il termine violenza indica un fenomeno polieziologico che implica l’uso della forza- dal latino vis (violenza). La violenza sessuale invece è l’imposizione di un rapporto sessuale mediante l’uso della forza o della costrizione psicologica (stupro). A sua volta, per violenza domestica s’intende la violenza agita nell’ambito delle mura di casa, ed è espressa attraverso l’abuso fisico o psicologico. Alla base di questo fenomeno vi sono aspetti neurobiologici, genetici, emotivi, cognitivi e socio-familiari”.
Come appare nel tempo l’immagine della donna?
“Nel corso dei secoli- afferma Brunetti- le donne sono state ignorate, vittime di luoghi comuni, stereotipi, umiliazioni, violenza, pregiudizi, repressioni. Sono state elaborate teorie preconcette e ipotesi scientifiche non affidabili e inconsistenti e sempre avanzate da ricercatori e studiosi uomini”.
Una lunga scia di concezioni e idee sbagliate…
“Fin dall’antichità, gli scienziati hanno sostenuto l’idea di una ‘inferiorità biologica, naturale della donna’. Il padre della teoria dell’evoluzione, Darwin, ha sostenuto che le donne sono ‘intellettualmente inferiori’. Negli anni Settanta, medici e scienziati ritenevano che negli esseri umani il comportamento maschile o femminile fosse determinato dalla cultura. Addirittura, sino agli anni Novanta, gli studiosi consideravano le differenti dimensioni corporee una dimostrazione ‘dell’inferiore capacità mentale’ delle donne, giudicate nient’altro che ‘uomini più piccoli’ sia sul piano neurologico che su altri punti di vista. Sta di fatto che tutte le ricerche sul comportamento animale non hanno mai esaminato femmine”, per cui conosciamo poco o nulla della donna, che appare ancora un soggetto misterioso”.
Quali sono le altre figure di donna che la tradizione ci consegna?
“Nell’ oscurantismo culturale e sociale del mondo antico, affiora una figura di donna priva di rilevanza, domestica, casalinga, schiava, eroina, regina. A partire dai poemi omerici, la donna è sottoposta all’autorità del marito. Nell’Antico Testamento, essa riveste un ruolo subalterno, sotto la potestà del marito, che ‘dominerà- precisa la Bibbia- su di te. E’ soprattutto nella letteratura e nell’arte che la donna svolge un ruolo importante, ponendosi come ispiratrice di quasi tutte le arti. Da parte sua, la psicoanalisi definisce la donna un mondo misterioso, oscuro. ‘La grande domanda alla quale non sono riuscito a rispondere, nonostante trent’anni di studio sull’animo femminile, è- scrive Freud- che cosa sia una donna”.
Si tratta di un’arretratezza tremenda.
“E’ solo alla fine del Novecento che gli splendidi progressi delle nuove neuroscienze e della genetica iniziano a rivelare come la funzione, la struttura e i comportamenti del cervello femminile ne condizionano i processi mentali, l’umore, gli impulsi sessuali. Grazie alle nuove, meravigliose metodiche di brain imaging, si sta verificando una ‘rivoluzione’ nella conoscenza del cervello femminile e maschile. Questo significa individuare e progettare valide politiche per il futuro”.
In che modo?
“Solo esaminando in profondità la struttura e il funzionamento del cervello, si può scoprire non soltanto ciò che rende donne le donne e uomini gli uomini, ma anche le millenarie violenze, i pregiudizi e gli stereotipi subiti dalle donne”.
Le chiediamo, professor Brunetti, di spiegarci dunque se il cervello della donna è inferiore o uguale a quello dell’uomo.
“Il cervello di uomini e donne è diverso. Esistono prove scientifiche delle differenze fra i due cervelli. Hanno sensibilità difformi in tutti i sistemi emotivi. Le prime variazioni si manifestano fin dallo sviluppo fetale. Le ricerche documentano una grande varietà di diversità funzionali e genetiche nel cervello di donne e uomini. Non esiste pertanto un cervello unisex. Femmine e maschi presentano lo stesso livello medio di intelligenza. Vi sono campi in cui eccellono le donne e campi in cui eccellono gli uomini. L’intelligenza non è quindi prevalente in uno o nell’altro sesso”.
Quali sono le qualità che la donna possiede?
“Una delle più interessanti scoperte delle neuroscienze è che il cervello femminile è più empatico e comunicativo di quello dei maschi, ma così anche in tutti i meccanismi cerebrali del linguaggio. Le donne hanno un vocabolario più ricco, un maggiore controllo delle emozioni e di formazione dei ricordi, una superiore capacità nelle dinamiche interpersonali, di analisi delle emozioni altrui e nell’accudimento. Ulteriori ricerche hanno confermato queste scoperte, rivelando che il cervello femminile possiede doti uniche e straordinarie. Agilità verbale, lettura della mente, capacità di ‘decifrare’ stati d’animo ed emozioni dalle espressioni facciali e dal tono della voce, notevole padronanza nel placare i conflitti e il prendersi cura della prole e degli altri sono tra le più straordinarie e meravigliose qualità della donna”.
Concludendo, che cosa ci dobbiamo aspettare?
“Gli anni a venire si presentano pieni di prospettive, speranza, slancio, nuove sfide e avventure. I dati che provengono dalle nuove ricerche neuroscientifiche presentano una nuova immagine di donna. Non è inferiore all’uomo, ma possiede doti uniche e straordinarie. Ci troviamo in un passaggio che può generare modifiche rivoluzionarie nella vita personale e sociale. Perpetuare il mito del modello maschile vuol dire ignorare i caratteri specifici e le straordinarie risorse e qualità legate alle donne e i modi diversi con cui esse elaborano i sistemi mentali. Grazie a queste nuove conoscenze scientifiche, la società, le istituzioni e gli uomini cominceranno a riconsiderare il ruolo della donna e comprendere il mondo femminile in un perenne e fecondo processo di interazione. La realtà delle donne cambierà solo quando cambierà la visione dominante circa i talenti innati del loro cervello. Il nostro futuro dipende da questa realtà”. Anna Gabriele
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