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- Filosofia/Scienza
Dio anima e fisicalismo neuroscientifico
Guido Brunetti Dio anima e fisicalismo neuroscientifico La riflessione sul cervello. la mente e l’anima è antica quanto il pensiero umano. Fin dall’antichità con gli Egizi, i Greci e i Romani, si sostiene il concetto di un’anima immateriale, immortale e principio di vita. In origine, il significato di anima presenta diverse definizioni: psiche, spirito, mente, pneuma, soffio. L’atto di nascita della speculazione filosofica sulla mente è la teoria di Platone sull’immortalità dell’anima, indipendente dal corpo, e sulla trascendenza.L’essenza della natura umana- dicono Socrate e Platone- sta nella sua “psyché”, ossia nella sua anima. Questa concezione viene riproposta dal pensiero moderno e contemporaneo da Cartesio, con la dualità tra “res cogitans” e “res extensa”. L’avvento delle neuroscienze, nel Novecento, segna un mutamento epocale nel concetto di mente, poiché si delinea l’affermazione della preminenza della “tesi materialista” dell’unità corpo-mente,dove la mente o l’anima sono riconosciute essere nient’altro che una parte del corpo (MacDonald). Si è venuta affermando nell’ambito della ricerca neuro scientifica una visione positivista, la quale non soltanto si è allontanata da ogni riferimento alla dottrina spirituale del mondo, ma ha anche lasciato cadere ogni riferimento all’idea metafisica e morale. Il pensiero contemporaneo, rifiutando l’assoluto e la dimensione del trascendente, oscilla tra “visioni prometeiche” di grandezza e “tragiche negazioni” della propria identità. L’uomo vuole sostituirsi all’assoluto, diventando “uomo-Dio” o vuole negarsi all’abisso del nulla. La conseguenza è che gli scienziati rischiano di non avere al centro del loro interesse la totalità ed unità della persona umana, cedendo alla tentazione di un potere demiurgico. La negazione della spiritualità e della dimensione del trascendente e l’affermazione del relativismo e del materialismo classico conducono al rigetto di quei principi millenari che hanno concorso all’avvento dell’Homo sapiens. La frase di un personaggio di Dostoevskij: “Se Dio non esiste, tutto è permesso” significa il venir meno di ogni fondamento valido per tutti e di ogni distinzione tra bene e male, giusto e ingiusto. E’ una condizione esistenziale senza progettualità, finalità e speranza, che può portare alla disperazione e all’angoscia e trasformarsi in cultura del malessere e della morte. L’idea filosofica e teleologica della “morte di Dio” elaborata da Nietzsche esprime, per alcuni studiosi, una nichilistica assenza di valori, rappresenta la fine di tutte le illusioni e delle certezze, la scomparsa di essenze, la crisi della civiltà. Un mondo senza anima. Quando l’uomo si è fatto Dio o ha creduto di esserlo il suo progetto ha registrato un misero fallimento.
Id: 3492 Data: 16/10/2024 14:16:12
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- Filosofia
La magia del Natale. Fede e ragione, Dio e scienza
La magia del Natale, fede e ragione, Dio e scienza Una storia eterna, un simbolo universale Intervista al professor Guido Brunetti E’ uno degli eventi più celebrati e significativi nella storia del cristianesimo. Ha ispirato i grandi maestri dell’arte di tutti i tempi. Giotto, Tiziano, Botticelli, grandi compositori, come Bach, poeti e scrittori quali Pirandello, Saba, Quasimodo e tanti altri autori hanno saputo raccontare il Natale attraverso le loro opere. La festività è strettamente legata alle grandi questioni dell’esistenza: l’idea di Dio, le origini del mondo, il senso della vita, il rapporto tra fede, scienza e ragione, creazionismo ed evoluzionismo. Sono temi ricchi di fecondi stimoli, che affrontiamo con il professor Guido Brunetti, il quale ha pubblicato in materia importanti saggi. Professor Brunetti, una sua prima suggestione sul Natale. “Il Natale? Un fascino antico, un simbolo universale. E’ una storia eterna, il mistero della nascita di Cristo, una soffice atmosfera di incanto, il bisogno di rivivere la poesia, i colori, gli odori e i sapori dell’infanzia scolpiti nel cuore e nella mente. La Natività fa vibrare le corde dell’animo, insegna il valore dei sentimenti e dell’amore. Possiede qualcosa di intimo, uno spirito catartico che vorresti conservare nello scrigno del tuo cuore. Ha la potenza di un mago incantatore, una favola universale senza tempo. Dentro vi riluce un mondo magico, una dolcezza tale da coinvolgere l’essere umano nella sua unità e totalità, regalandogli sensazioni ed emozioni sempre nuove”. Il Natale esprime un complesso rapporto tra Dio e scienza, fede e ragione. Che cosa significa? “Sono temi di grande fascinazione filosofica, teologica e scientifica legati a due visioni, il creazionismo e l’evoluzionismo. Esse rappresentano alcune tra le più rilevanti conquiste dell’umanità. Presentano posizioni profondamente divergenti, ma complementari, poiché le due concezioni appartengono alla dimensione dello spirito”. Può spiegarci il loro concetto? “Il termine evoluzione indica la teoria biologica secondo cui le specie animali e vegetali si sono modificate nel corso dei tempi per selezione naturale. Il mondo è nato dal Big Bang, cioè dal grande scoppio dal quale ebbe inizio l’universo circa 13,8 miliardi di anni fa. In questa spiegazione c’è un punto oscuro, mai chiarito: non sappiamo perché e come è nato il Big Bang. L’ipotesi dell’esplosione dunque è una interpretazione inspiegabile e misteriosa. La teoria dell’evoluzione che Dio non esiste e che gli esseri umani e l’universo sono il risultato di ‘errori casuali’, frutto del caso e della necessità, si rivela una semplice congettura. Dire questo non è fare scienza. Da parte sua, il creazionismo è la dottrina che pone a fondamento dell’universo la creazione divina, come sostengono i testi della Bibbia. L’idea di Dio resta al di là della scienza. Dio- ente immateriale- non può essere indagato con i metodi scientifici, sperimentali. La scienza- afferma Brunetti- segue il metodo empirico, naturalistico, perciò non è in grado di dare spiegazioni su quelle che un grande studioso, Popper, ha definito ‘questioni ultime’, come l’idea di Dio, la fede, il trascendente, la religione. La scienza, dunque, non può negare né affermare l’esistenza di Dio. Ripetere, come stancamente si ostinano a dire genetisti e neurobiologi con il sostegno della teoria evolutiva, che Dio non esiste e che il mondo non ha bisogno di Dio non è un serio contributo alla conoscenza e alla scienza, ma significa esprimere opinioni, giudizi soggettivi. Sono affermazioni generiche, personali, grezze, immaginazioniSono idee superate e arroganti, in quanto non sostenute dalla forza della dimostrazione scientifica. In realtà, la teoria dell’evoluzione come dominio assoluto dei geni è una costruzione ipotetica, favolistica, che non riesce a dimostrare scientificamente né i grandi salti delle specie né la nascita della mente e della coscienza”. Concludendo, l’idea di Dio su che cosa è fondata? “L’idea di Dio, del trascendente e dell’anima è, come mostrano le stesse ricerche delle nuove neuroscienze, un bisogno biologico, innato dell’uomo. Il bisogno di Dio è ‘cablato’ nella mente umana, è un’attività cognitiva. La fede in Dio è una necessità naturale dell’uomo. L’ipotesi Dio è poi ‘più ragionevole’ di altre ipotesi, perché è fondata- ha scritto il grande teologo Ratzinger- su criteri di “ragionevolezza. La ragionevolezza di Dio costituisce un potente fattore di interazione tra ragione e fede. Non è quindi “ragionevole” considerare l’uomo nient’altro che il ‘prodotto’ di ‘errori casuali’. Credere in Dio infine vuol dire- d’accordo con Wittgenstein- dare un senso alla propria esistenza. Non è la scienza a operare l’enorme salto tra gli uomini e gli altri primati, ma è la capacità di pensare, di pensare anche Dio”. Anna Gabriele
Id: 3050 Data: 21/12/2022 08:56:03
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- Scienza
Dallinferiorità biologica ai grandi talenti delle donne
Professor Brunetti: “Dall’inferiorità biologica ai talenti innati, singolari e meravigliosi della donna”
Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1999. Quello della donna è uno dei più complessi, delicati e difficili temi sia a livello sociale che a livello scientifico. Parlare della complessità del funzionamento del suo cervello e della sua personalità significa parlare di tutti noi. Ne discutiamo con il professor Guido Brunetti, una figura di umanista-scienziato, docente universitario e scrittore che non ha bisogno di ulteriore presentazione.
Professor Brunetti, vuole spiegarci il concetto di violenza contro le donne?
“Grazie alla ricerca sul cervello animale, sappiamo che i meccanismi cerebrali coinvolti nella violenza hanno radici ancestrali e che sono presenti in tutti i mammiferi. La capacità di far del male, di commettere atti violenti e di uccidere è una pulsione universale. La violenza è un comportamento aggressivo, che ha gravi conseguenze sociali, psichiatriche e morali. Lasciano ferite penose e durevoli. Il termine violenza indica un fenomeno polieziologico che implica l’uso della forza- dal latino vis (violenza). La violenza sessuale invece è l’imposizione di un rapporto sessuale mediante l’uso della forza o della costrizione psicologica (stupro). A sua volta, per violenza domestica s’intende la violenza agita nell’ambito delle mura di casa, ed è espressa attraverso l’abuso fisico o psicologico. Alla base di questo fenomeno vi sono aspetti neurobiologici, genetici, emotivi, cognitivi e socio-familiari”.
Come appare nel tempo l’immagine della donna?
“Nel corso dei secoli- afferma Brunetti- le donne sono state ignorate, vittime di luoghi comuni, stereotipi, umiliazioni, violenza, pregiudizi, repressioni. Sono state elaborate teorie preconcette e ipotesi scientifiche non affidabili e inconsistenti e sempre avanzate da ricercatori e studiosi uomini”.
Una lunga scia di concezioni e idee sbagliate…
“Fin dall’antichità, gli scienziati hanno sostenuto l’idea di una ‘inferiorità biologica, naturale della donna’. Il padre della teoria dell’evoluzione, Darwin, ha sostenuto che le donne sono ‘intellettualmente inferiori’. Negli anni Settanta, medici e scienziati ritenevano che negli esseri umani il comportamento maschile o femminile fosse determinato dalla cultura. Addirittura, sino agli anni Novanta, gli studiosi consideravano le differenti dimensioni corporee una dimostrazione ‘dell’inferiore capacità mentale’ delle donne, giudicate nient’altro che ‘uomini più piccoli’ sia sul piano neurologico che su altri punti di vista. Sta di fatto che tutte le ricerche sul comportamento animale non hanno mai esaminato femmine”, per cui conosciamo poco o nulla della donna, che appare ancora un soggetto misterioso”.
Quali sono le altre figure di donna che la tradizione ci consegna?
“Nell’ oscurantismo culturale e sociale del mondo antico, affiora una figura di donna priva di rilevanza, domestica, casalinga, schiava, eroina, regina. A partire dai poemi omerici, la donna è sottoposta all’autorità del marito. Nell’Antico Testamento, essa riveste un ruolo subalterno, sotto la potestà del marito, che ‘dominerà- precisa la Bibbia- su di te. E’ soprattutto nella letteratura e nell’arte che la donna svolge un ruolo importante, ponendosi come ispiratrice di quasi tutte le arti. Da parte sua, la psicoanalisi definisce la donna un mondo misterioso, oscuro. ‘La grande domanda alla quale non sono riuscito a rispondere, nonostante trent’anni di studio sull’animo femminile, è- scrive Freud- che cosa sia una donna”.
Si tratta di un’arretratezza tremenda.
“E’ solo alla fine del Novecento che gli splendidi progressi delle nuove neuroscienze e della genetica iniziano a rivelare come la funzione, la struttura e i comportamenti del cervello femminile ne condizionano i processi mentali, l’umore, gli impulsi sessuali. Grazie alle nuove, meravigliose metodiche di brain imaging, si sta verificando una ‘rivoluzione’ nella conoscenza del cervello femminile e maschile. Questo significa individuare e progettare valide politiche per il futuro”.
In che modo?
“Solo esaminando in profondità la struttura e il funzionamento del cervello, si può scoprire non soltanto ciò che rende donne le donne e uomini gli uomini, ma anche le millenarie violenze, i pregiudizi e gli stereotipi subiti dalle donne”.
Le chiediamo, professor Brunetti, di spiegarci dunque se il cervello della donna è inferiore o uguale a quello dell’uomo.
“Il cervello di uomini e donne è diverso. Esistono prove scientifiche delle differenze fra i due cervelli. Hanno sensibilità difformi in tutti i sistemi emotivi. Le prime variazioni si manifestano fin dallo sviluppo fetale. Le ricerche documentano una grande varietà di diversità funzionali e genetiche nel cervello di donne e uomini. Non esiste pertanto un cervello unisex. Femmine e maschi presentano lo stesso livello medio di intelligenza. Vi sono campi in cui eccellono le donne e campi in cui eccellono gli uomini. L’intelligenza non è quindi prevalente in uno o nell’altro sesso”.
Quali sono le qualità che la donna possiede?
“Una delle più interessanti scoperte delle neuroscienze è che il cervello femminile è più empatico e comunicativo di quello dei maschi, ma così anche in tutti i meccanismi cerebrali del linguaggio. Le donne hanno un vocabolario più ricco, un maggiore controllo delle emozioni e di formazione dei ricordi, una superiore capacità nelle dinamiche interpersonali, di analisi delle emozioni altrui e nell’accudimento. Ulteriori ricerche hanno confermato queste scoperte, rivelando che il cervello femminile possiede doti uniche e straordinarie. Agilità verbale, lettura della mente, capacità di ‘decifrare’ stati d’animo ed emozioni dalle espressioni facciali e dal tono della voce, notevole padronanza nel placare i conflitti e il prendersi cura della prole e degli altri sono tra le più straordinarie e meravigliose qualità della donna”.
Concludendo, che cosa ci dobbiamo aspettare?
“Gli anni a venire si presentano pieni di prospettive, speranza, slancio, nuove sfide e avventure. I dati che provengono dalle nuove ricerche neuroscientifiche presentano una nuova immagine di donna. Non è inferiore all’uomo, ma possiede doti uniche e straordinarie. Ci troviamo in un passaggio che può generare modifiche rivoluzionarie nella vita personale e sociale. Perpetuare il mito del modello maschile vuol dire ignorare i caratteri specifici e le straordinarie risorse e qualità legate alle donne e i modi diversi con cui esse elaborano i sistemi mentali. Grazie a queste nuove conoscenze scientifiche, la società, le istituzioni e gli uomini cominceranno a riconsiderare il ruolo della donna e comprendere il mondo femminile in un perenne e fecondo processo di interazione. La realtà delle donne cambierà solo quando cambierà la visione dominante circa i talenti innati del loro cervello. Il nostro futuro dipende da questa realtà”. Anna Gabriele
Id: 3037 Data: 18/11/2022 15:32:04
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- Scienza
La salute mentale
La salute mentale Professor Brunetti: “Crescono i disturbi mentali nel bambino e nell’adolescente” Il 10 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale della salute mentale, istituita nel 1992 allo scopo di promuovere il benessere mentale, superando lo stigma sociale e le discriminazioni. Cerchiamo di approfondire l’argomento con il professor Guido Brunetti, neuroscienziato, docente universitario e scrittore, il quale da anni sia a livello clinico che attraverso l’insegnamento nelle Università e i suoi libri e saggi indaga non solo il funzionamento della mente e delle sue forme patologiche, ma anche lo sviluppo della persona sia normale che anormale. Professore, qual è il significato di salute mentale? “Il concetto di salute mentale fa parte della salute e del benessere. La salute, secondo l’OMS è ‘uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia o di infermità’. Secondo il Manuale internazionale diagnostico dei disturbi mentali (DSM-5), il disturbo mentale è inteso come una sindrome caratterizzata da significativi problemi nel pensiero, nella regolazione delle emozioni o nel comportamento di una persona, che riflettono una disfunzione dei processi psicologici, biologici o dello sviluppo che compongono il funzionamento mentale. Questo disturbo comprende una molteplicità di fattori genetici, neurobiologici, personali, educativi e sociali, i quali sono legati da un complesso e delicato processo di interazione”. Può indicarci alcuni dati? “L’incidenza di persone colpite da disturbi mentali è aumentato a livello globale. Questi coinvolgono circa il 20 per cento della popolazione e riguardano l’intera vita individuale dall’infanzia all’ultima età. Un recente studio mostra che un adolescente su quattro presenta disturbi di ansia e depressione da covid”. Come si presenta oggi la situazione? “Cresce il disagio mentale dovuto anche alla pandemia, alla guerra in Ucraina, alla crisi economica e al malessere esistenziale. Preoccupa soprattutto l’aumento nei bambini e negli adolescenti di disturbi psichiatrici, come problemi di comportamento, stati d’ansia e depressioni. La grande sfida della neuropsichiatria infantile è quella di individuare e riconoscere i sintomi già in età precocissima, allo scopo di prevenire e trattare i disagi mentali”. E’ fondamentale il ruolo della madre? “Già durante il concepimento, il feto riceve l’eredità genetica dei genitori. Gli stati fisici, emotivi e mentali sia consci che inconsci della madre influenzano lo sviluppo cognitivo ed affettivo del bambino. Tra corpo materno e feto c’è una continua interazione. Il legame primario, il bonding, è un processo graduale, che può essere facilitato dalle risposte degli adulti. Evidenze scientifiche hanno indicato l’importanza del sistema di attaccamento nel processo evolutivo del bambino. Se i primi anni di vita sono caratterizzati da un attaccamento madre-bambino sicuro, il soggetto sarà capace di acquisire un ampio sviluppo delle sue capacità intellettive, emotive e sociali. Viceversa, un attaccamento disturbato influenza la maturazione delle aree del sistema nervoso, determinando esiti psichiatrici che possono avere un impatto negativo con disturbi della personalità e della condotta, disturbi del sonno e del comportamento alimentare, disturbo bipolare e depressione. Un ruolo fondamentale nel legame tra la madre e il bambino viene svolto dall’ossitocina, una sostanza che esercita molte funzioni, come quella di trasmettere affetto, calma, gioia, generosità, fiducia e appartenenza reciproca”. I primi anni di vita sono importanti… “Tutte le ricerche mostrano l’importanza dei fattori che intervengono sullo sviluppo, attribuendo alle esperienze personali dei primi anni di vita un significato notevole nel ‘determinare il raggiungimento dell’integrazione mentale (Feinstein). Si stabilisce un processo di interazione tra fattori costituzionali e stimoli esterni in cui il bambino si evolve e per mezzo dei quali stabilisce le prime relazioni oggettuali, il quale dà luogo a una sequenza di fasi evolutive che si concludono con la strutturazione della personalità”. Quali patologie predominano? “In prevalenza, le patologie mentali concernono i disturbi del controllo degli impulsi, il deficit di attenzione e iperattività, il disturbo oppositivo e della condotta e il disturbo esplosivo intermittente. I disturbi di ansia, di separazione e le fobie hanno un’insorgenza molto precoce. Le ricerche degli ultimi anni hanno confermato il forte intreccio esistente tra fattori casuali innati ed ambiente nella genesi dei disturbi psichiatrici”. Come sono le prospettive? “D’accordo con autorevoli neuroscienziati, riteniamo che le questioni riguardanti la salute mentale saranno una delle principali aree di ricerca del XXI secolo. Occorre fondare le cure psichiatriche su basi scientifiche, impiegando i dati e le conoscenze delle neuroscienze nonché l’uso di tecniche di neuroimaging, che ci consentono di osservare i cambiamenti che avvengono nel cervello dei pazienti prima e dopo il trattamento. In questo modo sarà possibile individuare le forme di cura più efficaci per le diverse categorie di pazienti. E’ stata proprio la mancanza di cultura scientifica- ha dichiarato il grande neuroscienziato e premio Nobel per la medicina, Eric Kandel- ad aver condotto al ‘provincialismo e all’anti-intellettualismo’ che hanno caratterizzato i metodi di trattamento e hanno segnato la formazione degli psichiatri. Il benessere dei pazienti- conclude il professor Brunetti- è il fine ultimo delle neuroscienze. La base della cura è quella di agire con umanità, gentilezza, competenza e dedizione. In questa visione sarà possibile promuovere la nascita di un nuovo umanesimo, reso più razionale, fecondo e maturo da una conoscenza più profonda del cervello e della mente.” Anna Gabriele
Id: 3017 Data: 09/10/2022 15:20:07
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- Filosofia/Scienza
Uomo, Dio, Big Bang: frammenti di conoscenza
Guido Brunetti Uomo, Dio, Big Bang: frammenti di conoscenza L'uomo. Un ramicello fra i tanti nel cespuglio dell'esistenza. Un vivente la cui mente, secondo alcuni scienziati, non è che la "variazione della mente degli animali. Ci chiediamo, tuttavia, come sia possibile che questo esemplare di grande mediocrità possa risultare "ineguagliato" nell'universo. Dio. Celebre è la scommessa di Pascal sull'esistenza di Dio. Scommettere sull'esistenza di Dio- afferma il filosofo-matematico- in base al concetto che c'è tutto da guadagnare e niente da perdere. C' è uguale probabilità di vincita e di perdita. Ci conviene allora credere sull'esistenza di Dio. In realtà, l'esitenza di Dio resta al di là della scienza, la quale non può provare e affermare l'esistenza di Dio né negarla. Anche l'ipotesi quantistica, secondo cui l'universo sia nato dal Big Bang, la grande esplosione da cui prese inizio il mondo circa 13,8 miliardi di anni fa, non potrà mai essere indagata scientificamente. A questo punto, dobbiamo porci alcune domande: come è nato il Big Bang? E che cosa c'era prima? Che cosa ha causato l' immane esplosione? Non lo sappiamo, né forse lo sapremo mai. Sono e resteranno sempre un mistero. L'ipotesi Dio e l'ipotesi quantistica quindi non possono essere provate secondo il metodo scientifico. Sta di fatto che l'ipotesi Dio non è più azzardata dell'ipotesi quantistica. Rimane il metodo della probabilità, dell'incertezza, il quale fa rientrare in gioco sia l'ipotesi Dio sia l'ipotesi quantistica. Anche la teoria di Jacques Monod che respinge ogni fede in Dio come assurda e riconduce tutto il mondo a prodotto di errori casuali e della necessità si dimostra priva di sicura base scientifica. Quello di "caso" è un concetto troppo generico. Autorevoli studiosi hanno contestato che l'uomo sia un prodotto di errori o del caso. Oltre tutto, l'evoluzionismo descrive processi biologici. Non riesce a spiegare l'origine e la natura interiore, l'essenza dell'uomo. Scienza e fede sono due domini, due fondamentali aspetti del sapere umano, i quali non sono "irriducibilmente contrapposti e autoescludendosi" (Volpi). L'uomo non consiste tutto nella sua realtà materiale, c'è un'altra dimensione, spirituale, trascendente, religiosa che fa parte della natura umana. E' una scoperta che consiste in qualcosa che nessuna scoperta neuroscientifica o biologica sarà "mai capace" di spiegare. la grandezza dell'essere umano sta nella sua mente, che ha una dimensione trascendente, che è il "vertice" del "Sapiens", il punto più alto del suo essere. Nessun altro vivente ha questa capacità, la quale rappresenta l'aspetto, l'esigenza fondamentale dell'uomo. La mente umana pertanto non è una "variante" della mente animale. E' un'altra mente. E' pensiero, pensiero astratto, pensiero simbolico. E' coscienza. E' interiorità. E' linguaggio. E' capacità di immaginare e sostenere l'idea di Dio e di vedere nell'universo la sua mano creatrice.
Id: 2905 Data: 27/02/2022 15:35:33
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- Letteratura
Frammenti di letteratura: i grandi autori
Guido Brunetti Frammenti di letteratura: i grandi autori Dostoevskij, una personalità multiforme Riteniamo Fedor Michajlovic Dostoevskij (1821-1881) uno dei massimi scrittori della letteratura mondiale. Un autore uno e trino: scrittore, psicologo, filosofo. Una personalità pluridimensionale. Con Tolstoj, si distingue per ampiezza di visione e potenza espressiva. Scrittore, dipinge il senso tragico della vita, una condizione umana violenta, complessa, notturna, espressa attraverso una intensità drammatica e poetica. Psicologo, scava nel sottosuolo buio e profondo della psiche umana e dell'inconscio, ancor prima di Freud. Egli spazia nei diversi campi della psicopatologia e dell'introspezione psicologica con la competenza e la capacità che non tutti gli psichiatri e gli psicologi hanno. Filosofo, analizza e approfondisce l'ontologica finitezza dell' uomo, riuscendo a rappresentare altezze e profondità di pensiero. C'è in lui poi il tormento sul mistero e l'esistenza di Dio. E' uno speleologo dell'anima In Dostoevskij affiora un essere umano diviso tra l'abisso nichilistico del dubbio e la trasfigurazione religiosa, e sempre al centro delle opposizioni tra Bene e Male, Amore e Odio. Egli analizza e rappresenta con emozionante limpidità tutte le profondità dell'animo umano. Esamina la dissoluzione dell'uomo, il suo sentimento di angoscia e sofferenza, il suo patimento, la sua miseria morale, la sua meschinità. Emerge una umanità sofferente e disperata. Ma anche l'anelito dell' uomo a superare se stesso, a porsi in una dimensione trascendentale, al di sopra della propria condizione biologica, empirica, materiale. L'uomo- precisa Dostoevskij- è stato creato infatti a "immagine e somiglianza di Dio". Si risorge dalla condizione di "morti", dal senso tragico della vita, una vita disertata da Dio, un mondo dove l'empietà è la "norma- afferma l'autore- a condizione di uscire dalla gabbia dell miseria umana, morale e spirituale. La via maestra per questo affrancamento- spiega- è la religiosità. Di fronte a quelle di Cristo, nessuno è "legittimato a lamentarsi delle proprie sofferenze. Quel che conta, è lo scandalo di Cristo, lo scandalo di aver voluto soffrire benché innocente". L'uomo moderno avrebbe voluto farsi Dio, il Dio di se stesso, dopo aver rinnegato il Dio dei padri. Volendo farsi Dio, è precipitato nella paralisi morale. Non è riuscito a diventare niente. Il suo io si è frantumato, scisso in un delirio di onnipotenza. Senza Dio- dice Dostoevskij ne "I fratelli Karamazov"- "tutto è lecito, tutto è permesso". Se Dio non esiste, tutto è legittimo. Se non c'è Dio, allora "io sono Dio". Mutilare l'uomo dal rapporto con Dio, con la trascendenza e il soprannaturale, privarlo di quanto vi è di più essenziale, unitario, originario in lui vuol dire annullarlo della propria umanità. L'uomo diventa un "monstrum" una figura demoniaca. Esiste, per Dostoevskij, una legge morale oggettiva, divina, la quale spinge l'essere umano a ricercare Dio. E' un bisogno naturale, innato. E' lo spirito, infatti, che fa per eccellenza l'uomo. Di qui, il primato della bellezza come perfezione spirituale, che aiuta a vincere l'egoismo. L'uomo non sempre è pronto a coglierla, come avviene, ad esempio ne "L' idiota". Qui, i temi cari a Dostoevkij sono esaminati con una forza straordinaria. La bellissima Nastas'ja Filippovna è violentata dal tutore, che per anni ne fa la sua amante, poi decide di cederla al suo segretario, Rogozin, un uomo possessivo, il quale non è in grado di dare tenerezza, comprensione e rispetto a Nastas'ia, donna inquieta, enigmatica e sfuggente. La ragazza trova quello che cerca nel principe Myskin, l'idiota, uomo fragile, delicato, attento, malato di epilessia, privo di eros. Nastas'ia è fisicamente presente, ma mentalmente assente, è altrove, sfuggente. Il solo modo per averla è ucciderla. E la uccide. E' un evento drammatico che decreterà la follia sia del principe che del tutore Tockij. Dunque, è' la bellezza che "salverà il mondo"? A salvare il mondo- conclude Dostoevskij- è il cammino di perfezione spirituale, che è un valore assoluto. Solo Dio, per Heidegger- "ci può salvare".
Id: 2769 Data: 27/03/2021 09:41:59
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- Scienza
Tradotta in francese la biografia di Guido Brunetti
Tradotta in francese la biobibliografia di Guido Brunetti Il suo nome figura nell'elenco dei maggiori neuroscienziati al mondo Sono stati pubblicati in francese la vita e il pensiero di Guido Brunetti. Si tratta di un' ampia e articolata analisi che appare sulla "Encyclopédie Book Wiki" e comprende: la biografia, un commento critico, la sua concezione trinitaria della persona umana, i titoli dei suoi libri con un breve compendio, cenni sulle sue poesie, i riconoscimenti e le onorificenze. Di recente poi gli è stato conferito un altro prestigioso riconoscimento: il suo nome infatti compare nell’elenco dei maggiori neuroscienziati al mondo (www. autori di neuroscienze). Questi due rilevanti risultati rappresentano la definitiva consacrazione internazionale di Guido Brunetti come neuroscienziato e scrittore. Sono tappe fondamentali di uno straordinario e fecondo itinerario professionale, scientifico e di scrittore, che partono da lontano, da quando ragazzino di undici anni si trasferisce a Nemi, alle porte di Roma, dove studia nel collegio dei Mercedari, ricevendo nel solco dell’educazione familiare una vasta cultura classica in latino e greco e una salda formazione intellettuale, morale e spirituale. E’ un “itinerarium mentis” che lo condurrà prima alla laurea e alla specializzazione in psicologia nell’Università di Torino poi a lavorare presso il ministero di Grazia e Giustizia e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, quindi ad esercitare attività sanitaria nella cura delle malattie mentali e a tenere lezioni nelle Università di Roma, Lecce e Salerno, e infine come scrittore alla pubblicazione di numerosi libri e saggi nel campo delle neuroscienze, della psichiatria e della psicoanalisi, spaziando con abilità e competenza anche in altri settori delle scienze umane, come filosofia e letteratura. Emerge una personalità multiforme, versatile, dalle molte sfaccettature, "una cultura universale" (Rapisarda). Guido Brunetti uno e trino. Come neuroscienziato, egli fornisce-scrive il neuroscienziato Giulio Maira- "un apporto di estremo interesse sulle prodigiose proprietà e sui tanti misteri che ancora avvolgono il cervello e la mente". Come psicologo-filosofo, analizza l'ontologica finitezza dell'uomo, scavando nel sottosuolo buio e profondo della mente umana, dell'inconscio, dell'introspezione e della patologie mentali. Come scrittore dà importanti contributi al progresso della scienza del cervello e della mente, rivelando uno stile raffinato, colto e attraente. I suoi libri, per Rapisarda, docente di psichiatria all'università, "si rivelano ricchi di argomentazioni ben articolate". Rappresentano un viaggio nel mondo affascinante e ancora misterioso dell'animo umano, un racconto appassionante sulle straordinarie e mirabili scoperte delle neuroscienze. Una scrittura condotta con rigore scientifico, ampiezza culturale e tensione morale. L’autore non solo indaga il cervello e scava nel sottosuolo oscuro e profondo della mente umana, ma introduce nuove, importanti categorie, come l’anima, lo spirito, l'essenza, l'io- una sostanza indipendente dal corpo, eterna e immortale-, e la dimensione del trascendente e dell’Assoluto. La nozione di anima infatti è stata annullata dalle nuove neuroscienze, sostituita dal concetto di mente, una entità materiale che viene pertanto identificata con il cervello. “Il professor Guido Brunetti- spiega al riguardo Tonino Cantelmi, docente di psichiatria nell’Università “La Sapienza” di Roma- è noto per aver elaborato la 'Teoria trinitaria della persona umana', la quale rappresenta un contributo fondamentale alla conoscenza”. E’ una concezione che esprime “un decisivo superamento sia del riduzionismo e del materialismo scientifico che del dualismo cervello-mente asserito dalle scienze umane”. In questo modo, Brunetti sviluppa una grande visione dell’essere umano, il quale finisce per acquisisce un valore intrinsecamente ontologico e quindi etico e spirituale. “Esiste- afferma il nostro umanista-scienziato- qualcosa di essenziale, al di là del dominio della scienza, oltre l’orizzonte dell’esperienza, al di fuori dei confini dell’esistenza materiale dell’uomo”. “Le nostre esistenze- spiega- sono toccate dalla trascendenza. Lo spirito- l’anima- diventa l’epifania dell'essenza, l’innato, ancestrale bisogno dell’Homo sapiens et religiosus nel cercare l’ Assoluto e il significato ultimo del mondo”. “Scienza e fede, Dio e ragione- riflette Brunetti- rappresentano pertanto due tra le più grandi conquiste della civiltà umana, le quali hanno il pregio di fornirci prospettive diverse, ma complementari dell’uomo e del mondo circa il senso dell’esistenza, la nascita dell’anima e della coscienza, l’origine del linguaggio e del pensiero simbolico e la possibilità della trascendenza. E’ lo spirito che rende superiore l'essere umano e lo spinge in un continuo salire verso l’infinito, ponendolo in una dimensione metafisica". Guido Brunetti ha ricevuto molteplici riconoscimenti per le sue notevoli qualità umane, intellettuali e morali e per l'alto valore della sua opera. Prestigiose in particolare le onorificenze concesse dal Papa San Giovanni Paolo II e dal Presidente della Repubblica. Richiesto di esprimere un commento, Brunetti ha dichiarato: "E' stata una sorpresa emozionante. Essere incluso nell'elenco dei più grandi autori di neuroscienze al mondo ed essere tradotto in una lingua tra le più belle e parlate sul piano internazionale per me costituiscono due strordinari e prestigiosi riconoscimenti, che mi riempiono di gioia e gratificazione". Il merito? "Eredità genetica, valori e principi affettivi, morali e spirituali ricevuti da mio padre e mia madre ai quali va il mio commosso e imperituro amore filiale. Sentimenti di gratitudine desidero esprimere anche verso mia moglie, Anita, la quale mi ha sempre sostenuto attraverso una paziente, preziosa e assidua collaborazione". Anna Gabriele
Id: 2761 Data: 27/02/2021 17:59:26
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- Scienza
Moralità e coscienza nell’ uomo e negli animali
Guido Brunetti Moralità e coscienza nell' uomo e negli animali Numerose ricerche nel campo delle neuroscienze mostrano che parti delle nostre qualità morali sono "condivise" con altri animali (Hauser). Gli animali- precisa Darwin- sono dotati di istinti sociali e hanno un senso morale o coscienza. Gli animali- aggiunge Damasio hanno un certo livello di coscienza e forme di "metacognizione". Il cane che ad esempio riconosce dall' odore la propria urina da quella di un altro cane indica la presenza di un grado di consapevolezza. Ricerche sui cani evidenziano la presenza di "alcune capacità" simili a quelle degli umani, le quali si sono evolute per migliaia di anni insieme con l'uomo. Queste capacità non sono apprese, ma sono "innate" (Hare). I cani "comprendono" ciò che il suo padrone può vedere, "implorano" per ottenere il cibo, non si avvicinano al cibo proibito, "cooperano" e sono capaci di "scovare" il cibo nascosto in un punto in cui l' uomo sta indicando. La capacità morale come aiutare e prendersi cura degli altri si collega a una capacità di lettura della mente, di autoriflessione, altruismo ed empatia. Ulteriori ricerche sostengono che non solo gli esseri umani, ma anche gli animali hanno "una personalità individuale". Come nasce il comportamento morale? Nasce attraverso una spinta evolutiva e si realizza per mezzo di forme già presenti in altri animali, come i mammiferi. La morale si è evoluta nel mondo animale, in particolare tra i primati, a partire- afferma de Waal- da comportamenti, come la socializzazione, la sessualità, l' altruismo, l'empatia, la compassione. Sono comportamenti finalizzati alla sopravvivenza dell' individuo e della specie. Le ricerche hanno messo in evidenza che la moralità non è dunque una prerogativa umana e si è evoluta a partire dagli "istinti sociali degli animali". E' in sostanza un processo di natura biologica profondamente "radicato" nel cervello. I dati emersi da approfondite indagini effettuate su scimpanzé, cani e altri animali rivelano la presenza di "straordinarie capacità sociali, cognitive e morali, "similmente" a quanto avviene fra gli esseri umani. Il cane, e così gli altri mammiferi hanno un "impulso altruistico", nel senso che si attivano,sentono cioè il bisogno di intervenire, rispondendo ai segnali di sofferenza. C' è quindi una "continuità emotiva" tra l'uomo e gli animali. Un esempio memorabile è quello citato da de Waal di un cane che non si allontanava mai da un cesto nel quale si trovava un suo amico malato, un gatto. Sono comportamenti giudicati da Darwin un sicuro segno emotivo ed affettivo. Perché il cane si prende cura degli altri? La cura dell' altro e la socialità sono dovute alla pressione dell' evoluzione per favorire valori nuovi, come ad esempio il "benessere" degli altri (Kitcher). E' stato accertato che le formiche possono raggiungere forme di altruismo "moltro superiori" a quelle degli esseri umani" (Churcland). La disposizione a estendere la cura agli altri è il sistema di "attaccamento", il quale diventa in tal modo la base della morale (Blackburn). Tutte le specie di mammiferi (circa 5700 conosciute) sono individui sociali. E' stato accertato che i cani, ma così i mammiferi tutti sembrano straordinariamente esperti nel "predire" cosa desiderano i loro padroni o cosa faranno. (Churcland). Da sempre infine l' uomo e il cane cooperano in molti modi. Una recente ricerca sugli scimpanzé ha rivelato 18 casi di adozione di orfani, la metà dei quali da parte di maschi. Sono stati studiati poi comportamenti di topi maschi coinvolti nelle cure genitoriali. A "materializzare" il cervello provvedono gli ormoni, come ad esempio l' ossitocina. Così quando un cane si trova davanti il padrone dopo tempi di assenza avviene il rilascio di oppiacei che generano sentimenti di gioia. Sono sostanze che agiscono sui neuroni (Keverne). Ci sono mammiferi come il cane che hanno appreso ad allevare la prole di altre specie (gatto o maiale).
Id: 2736 Data: 09/01/2021 09:07:25
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- Filosofia/Scienza
Saggezza, interiorità e cura dei disturbi psichiatrici
Guido Brunetti Saggezza, interiorità e cura dei disturbi psichiatrici Introduzione Preliminarmente, dobbiamo precisare che la saggezza è differente dalla sapienza, e che il suo significato varia in base alle teorie. Si tratta di un percorso di introspezione, analisi e autoanalisi, e conoscenza, sempre legato al senso di umanità, una qualità che si nutre di ragione e intelligenza, moderazione ed equilibrio. Concetto di saggezza La saggezza è distinta dalla sapienza, che è il possesso di conoscenza, un sapere acquisito con lo studio e l'esperienza. Nella Bibbia, la sapienza è considerata "un'emanazione della potenza di Dio", che risiede negli uomini "non abituati al male". Saggio può essere anche chi possiede limitate conoscenza e il sapiente può anche non essere saggio. La saggezza ha una dimensione etica, è l'arte di "condursi" nella vita- afferma il grande psichiatra Eugenio Borgna nel suo nuovo libro "Saggezza" (il Mulino)- per conseguire quello che ci si prefigge come ideale morale. L'istanza etica è alla base della conoscenza di noi stessi e degli altri. E' poi un elemento importante nella cura dei disturbi psichiatrici. Il concetto di saggezza varia in base alle teorie filosofiche. E' apatia e tranquillità dell'animo per gli stoici; atarassia per l'epicureismo; coraggio per Orazio; amore per il cristianesimo; entità etica per Kant, presenza di Dio per Kierkegaard; umiltà per Eliot. Nella cura della sofferenza Certamente, non è facile conoscersi, né conoscere gli altri, soprattutto chi soffre o è ammalato. Anzitutto, occorre scegliere le parole giuste, quelle che non feriscono, ma che fanno del bene. Il rischio è quello di usare comportamenti e parole che "generano" ferite, le quali non si "cicatrizzano più". In psichiatria, i farmaci- precisa Borgna- non bastano. A venirci incontro è proprio la saggezza attraverso l'umanità, la gentilezza e la capacità di trovare le parole che "curano". E' la saggezza, questa "fragile e impalpabile somma di ragione e intelligenza, di intuizione e immaginazione, moderazione e mediazione" a scoprire le parole che "salvano" e abbattono le barriere del mal di vivere. La saggezza come conoscenza di se stessi e degli altri Valgono dunque le parole che si dicono, ma anche il modo in cui si dicono e il tono della voce. Ci sono voci gentili e voci sgarbate, voci rispettose, sommesse, educate e voci "gridate". aggressive e rozze. Nella cura dei disturbi psichiatrici, è necessario anche "ascoltare" le parole dei pazienti, quello che le parole dicono e non possono dire. Dobbiamo interpretare e ascoltare il "silenzio" del paziente, quel silenzio che ha in sé "un valore terapeutico", poiché il silenzio esprime infiniti orizzonti di senso: si manifesta e si nasconde, compare e scompare, si avvicina e si allontana, affascina e atterrisce. La saggezza è anche prestare attenzione nei rapporti con se stessi e gli altri. E' la capacità di rientrare nel proprio io e distaccarsi da sé, cercando di moderare le emozioni, le quali rivestono un ruolo importante nella vita ferita dalla sofferenza e dalla malattia. Sono rivelatrici del senso e del destino dell'uomo. Fanno parte della sofferenza psichica, rivelando inquietudine e tristezza, angoscia e depressione, deliri e allucinazioni. Siamo chiamati insomma a "decifrare" cosa si nasconde nelle emozioni dei pazienti. Il linguaggio degli occhi In questo percorso di analisi, si rivela essenziale anche il linguaggio degli occhi, dei volti, degli sguardi, del sorriso e delle lacrime. E' il linguaggio del dolore, della tristezza e dell'angoscia. Gli occhi sono l'espressione della dimensione più profonda delle persone, perché consentono- precisa Borgna- di "scendere" negli abissi della nostra interiorità, là dove, come dice sant' Agostino abita la verità (In interiore homine habitat veritas). Conoscenza delle terre incognite della ragione, delle emozioni, sentimenti, passioni. Dialogo con la nostra interiorità. Alla fine, possiamo scoprire che la saggezza è virtù, una qualità che determina ciò che è bene e ciò che è male. E' condotta di vita razionale che apre orizzonti di senso "sconfinati". L'etica della saggezza La questone della saggezza, in verità, può essere considerata, come concorda anche Schopenhauer, l'arte di vivere in modo piacevole e felice, orientando la propria vita secondo criteri di moderazione, adattando cioè il proprio comportamento alle esigenze, alle attese e alle speranze delle persone che la vita ci fa incontrare. E' l'etica della saggezza, che consiste nella disposizione a scegliere il bene e a evitare il male. In questo senso, essa ha una finzione "maieutica" di ascolto, di attenzione e di analisi degli stati d'animo, delle emozioni e del malessere esistenziale.
Id: 2721 Data: 02/12/2020 12:40:35
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- Filosofia/Scienza
Riflessioni sulla condizione umana
Guido Brunetti Riflessioni sulla condizione umana Nel caotico divenire del mondo, si viene sempre più rafforzando l'idea, convalidata dalle brillanti e straordinarie scoperte delle neuroscienze, di una natura egoistica dell'uomo e dunque di una società fondata su meccanismi individualistici. La post-modernità con le sue trasformazioni porta non alla liberazione, ma all' alienazione dell'individuo, danneggiando quell' umanità etica, che da sempre ha sorretto la nostra civiltà occidentale. Certezze, principi e valori si sono sciolti, liquefatti. Sono scomparsi l'anima, Dio e la dimensione del sacro e del trascendente. C'è solo l'utopia del presente. Un progressivo impoverimento umano, culturale e morale. Un futuro privo di prospettive. Con i giovani che vivono in una condizione di marginalità e l'emergere di sottoculture malevoli e violente dei social. Un malessere in crescita. Che sta conducendo a una società ansiosa e insicura, stressata e impaurita, incapace di realizzare la sua grammatica emancipatrice. C'è un nuovo modello di pensiero, rompere con il passato (J.F. Lyotard). Stiamo attraversando una crisi antropologica caratterizzata da legami affettivi, emotivi e sociali inconsistenti che favoriscono l'affiorare di un'atmosfera di insicurezza e dunque, come concorda P. Mishira, di paura. Appaiono il senso di una grande solitudine e come diceva Leopardi la tragicità della condizione umana. L'immagine che la società ci offre è quella di una visione amara e dolente. Lo spirito del tempo volge verso una crisi che coinvolge un insieme di sistemi, come la civiltà occidentale, la Chiesa, la religione. La civiltà sta crollando, per P. Bruckner, perché il sapere è diventato il " nuovo nemico". Si esaltano gli incompetenti e l'incompetenza e dunque l' ignoranza. La cultura è un disvalore. L'ignoranza è una virtù. Oggi, un uomo politico piace nonostante non sappia il congiuntivo, meglio, proprio perché non sa il congiuntivo. Manca la cultura, ma mancano la forza morale e un Io ideale. Sta di fatto che la cultura, come sosteneva Cechov, rappresenta una vittoria dell'umanità e della civiltà, poiché la sua più alta e sacra missione è di "servire" e promuovere "l'essere umano". Come? Recenti scoperte neuroscientifiche ci offrono l'immagine di una persona umana dotata non solo di comportamenti brutali, ma anche di empatia. L' avvento di un'età dell' empatia potrebbe realizzare una società più solidale, riscoprendo quei valori quali creatività, pietà, altruismo e sacrificio, che sono stati, come conferma Faulkner, la gloria del passato dell'uomo.
Id: 2719 Data: 30/11/2020 18:09:39
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- Letteratura
La donna angelicata
Guido Brunetti La donna angelicata Si parla poco e si conosce poco o nulla della donna, delle sue capacità intellettive e cognitive, emotive e sociali. Finora, sono state le nuove neuroscienze, dopo gli studi di Freud, a indagare sul pianeta ancora sconosciuto e misterioso della donna. Nel corso dei secoli, la figura femminile è stata sottoposta dalle diverse culture e società a forme di pregiudizi, steretipi, ingiustizie, violenza. Un'immagine caratterizzata da una presunta inferiorità fisica e cerebrale e da esclusione sia sul piano sociale che giuridico. Emerge la rappresentazione di una donna che via via è una presenza priva di rilievo, oggetto, serva, schiava, domestica, casalinga, regina, eroina. E comunque sempre avvolta da un alone di mistero. A partire dai poemi omerici, la donna è sottoposta all'autorità del marito, anche se gode di una certa considerazione. L'Iliade è piena di figure femminili, che esercitano una funzione di pacificazione e di equilibrio. La Bibbia presenta come immagine costante un ruolo subalterno della donna. Nel libro della Genesi sta scritto: "Sarai sotto la potestà del marito ed egli dominerà su di te". Nella lettera ai Corinti, san paolo afferma: "Il capo della donna è l'uomo, capo dell'uomo è Cristo, capo di Cristo è Dio". Nella civiltà greca, la donna vive isolata. La sua capacità giuridica è praticamente nulla. La società etrusca invece tiene in grande considerazione la donna. I romani affidavano alle loro spose il dominio della casa.. La parola donna deriva infatti dal latino "domina", che significa padrona. Con il cristianesimo e il medioevo, la condizione femminile assume un'immagine più spirituale. Sta di fatto che nella letteratura e nelle arti, essa ha esercitato un ruolo importante. Pensiamo alla donna stilnovista e alla donna angelicata rappresentata soprattutto dalla Beatrice di Dante. Qui, la letteratura è fondata sulla sublimazione della donna, esaltata come la più bella e la più nobile, un essere dotato di qualità interiori e di principi morali. La sua funzione è tesa alla dimensione del trascendente e -sostiene Carlo Di Lieto nel suo libro "L'inconscio" (Marsilio, 2020) della "salvazione". La "donna-angelo" diventa un mezzo per raggiungere la divinità, il simbolo di unione tra Dio e l'uomo. "Come il sole diffonde la luce, così la donna- scrive Davanzati in una sua poesia- rallegra chi avesse alcun dolore e infonde gioia". Nella poesia del "Dolce stil novo" c'è la capacità di "idealizzare" l'Amore, fatto che pone la donna non nei suoi attributi terreni, ma come essere "angelicato" inviato da Dio dal cielo in terra "a miracol mostrare". La sua immagine spirituale diventa emozione lirica: "Chi è questa che ven, ch' ogn' om la mira/ e fa tremar di chiaritate l'aere?". Per Guinizelli e Dante, l'amore è tormento ed estasi, mentre per Guido Cavalcanti questo sentimento suscita struggimento e sgomento. In questa poetica coesistono "bellezza celestiale e amore tragico" (M. David). La visione della donna e l'estasi di una "eterna devozione" riescono ad "annullare" l'angoscia per la morte, mentre l'amore diventa "rivelazione" della verità divina. L'analisi dei versi evidenzia temi rilevanti del dolce stil novo, come identificazione tra la donna e l'angelo, la gentilezza e l'indissolubilità del rapporto tra questi sentimenti e l'amore. C' è insomma un'ansia metafisica, c'è un ancoraggio trascendente (Marti). La sua immagine diventa fonte di elevazione morale e spirituale, è ricerca "dell' oltre", dell'altrove metafisico, in un "estatico rapimento". Vogliamo dire che l'immagine di questa visione va oltre la dimensione sensibile, per collocarsi in una realizzazione allucinatoria di "desideri inconsci" (Di Lieto). La metafora della "donna-angelo" è insomma una modalità per esprimere, secondo Sapegno, il "soprannaturale", l'Assoluto. La coscienza morale (Super-io) determina un processo di sublimazione, ossia il meccanismo della rimozione degli impulsi istintivi, soprattutto di quelli sessuali. In questo senso, nella poesia appare il divino e un "oltre", che simboleggia il soprannaturale e l'ideale dell'io, al di là del principio di piacere. La Beatrice di Dante poi diventa anche il simbolo materno, mentre Virgilio assume quello paterno. In questa dimensione psicoanalitica, la "Commedia" assume una funzione di sublimazione nel segno del Super-Ego. L' "Inferno" rappresenta l'inconscio, il "Purgatorio", il luogo della rigenerazione e della catarsi e il "Paradiso", la sede di "Una pacificazione interiore". E' una lirica tutta "interiore e psicologizzata" mirante alla "lauda" della "donna gentile" e alla sua complessa fenomenologia. E' un amore "dissessualizzato e sublimato" (Musatti). Concludendo. La donna angelicata, nella poetica del dolce stil novo, esprime non solo un meccanismo di identificazione tra la donna e l'angelo, ma è manifestazione della bellezza e della verità. Il sentimento dell' amore viene spiritualizzato. La donna è un' immagine spirituale, un elemento fondamentale verso un approdo trascendente. La metafora della donna-angelo è allora una proiezione dell'Assoluto, del sovrannaturale.
Id: 2715 Data: 28/11/2020 09:14:01
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- Filosofia/Scienza
Una postmodernità misologa
Guido Brunetti Una postmodernità misologa L' analisi della nostra condizione umana mostra quanto le neuroscienze hanno dimostrato in questi ultimi anni. Il cervello umano è una combinazione di bene e male, altruismo ed egoismo, eros e thanatos, bontà e malvagità, miseria e nobiltà. La postmodernità è caratterizzata da anomia, dalla mancanza di norme, valori, principi, certezze, ideologie. Emerge una società "liquida" (Bauman) e "schiumosa" (Sloterdijk), attraversata da consumismo, insicurezza, vulnerabilità. Una vita "liquida", discontinua, frammentata, attraversata da una profonda angoscia esistenziale. L'essere umano si scopre sempre più solo nelle incertezze del vivere, tormentato, come sostiene Leopardi, da una "infelicità nativa". Un individuo infelice. Un io scisso. Una società chiusa al logos, alla metafisica e alla ragione. Una società che già Platone chiamava misologa. Avversione contro tutto ciò che è pensiero, conoscenza. Cresce il culto dell'ignoranza e dell'incompetenza. Il mantra è: "la mia ignoranza vale quanto la tua conoscenza". Il nuovo nemico, per Bruckner, è il sapere. Questa incapacità di comprendere e apprezzare la cultura e il pensiero critico è stata definita oicofobia e antropofobia: odio per la cultura e la conoscenza (Finkielkrant). E' un sistema che "deumanizza" (Socrate) e che distrugge il nostro io interiore. E' l'eclissi dell'uomo. All' homo religiosus è subentrato l' homo technologicus, oeconomicus. Sono scomparsi Dio e l'anima, la dimensione del sacro e del trascendente. Tutto viene "liquefatto": logos, pensiero critico e autonomo, certezze, categorie, sistemi sociali e filosofici. Il nostro è il tempo di "carenze" (Heidegger) abitato dall'assenza di pensiero, fatto che renderà sempre più difficoltosa l'evoluzione umana (Horkheimer). A partire dall'infanzia: un soggetto educato al ruolo di "apprendista consumatore" (Packard), tutt'uno con il computer e la tecnologia per poterne eseguire "gli ordini" in maniera "meccanica e irriflessa" (Boeter). Per le sue modalità ossessive e compulsive, la rete sta modificando tutti gli aspetti della nostra personalità, l'intera struttura psichica. Ci mette tutti in comunicazione nel momento stesso in cui ci isola l'uno dall'altro, riducendoci a "monadi comunicanti". L'uomo per questa via subisce una regressione, una mutazione antropologica poiché sta consegnando la propria esistenza a "divinità terrene, immanenti". Si viene così realizzando un sistema di "mercificazione" dell'essere umano. Un soggetto che acquista valore soltanto in quanto genera "profitto", l'unico mezzo valoriale e di pensiero. E' la nuova religione dell'illuminismo tecnologico. E' un sistema che "de-umanizza". E' l'eclissi dell'uomo. Che presenta- lo ribadiamo- un io scisso. Questa condizione lo pone in uno stato di ipnosi, narcosi e ottundimento. In molti soggetti si creano una identità alienante (Lacan), un io patologico, un ego distorto, un logos in sofferenza (Turkle), un' assenza di empatia (Gardner), senso di colpa (Freud), un io falso, schizoide (Laing). Figli di un dio minore, individui isolati, fragili, etero diretti, rancorosi, violenti. Siamo passati dall'uomo a "una dimensione" (Marcuse) all'uomo senza dimensione, all'uomo che "non pensa" (Heidegger). A favorire questo processo hanno contribuito parecchie concezioni filosofiche e culturali, come, ad esempio, il "posmodernismo", che ha determinato la fine delle ideologie, il ridimensionamento dell'uomo e della sua facoltà di pensiero, i processi di irrazionalismo, di omologazione e massificazione, il rifiuto di Dio, logos, religione, filosofia, verità consolidate e l'affermazione del nichilismo e del "pensiero debole". Di qui, il post-pensiero, la post-verità, la post-conoscenza. In realtà, è il pensiero- il logos- a definire la nostra specificità, la nostra identità più profonda. Pensare ed essere- diceva il filosofo Parmenide- sono la stessa cosa. Il pensiero è in fatti comune a "tutti" (Eraclito). Posso benissimo- scrive Pascal- concepire l'uomo "senza mani nè piedi né testa. Ma non posso concepire l'uomo senza pensiero: sarebbe una pietra o un bruto". Sono- chiarisce Cartesio-"una cosa pensante" (res cogitans), un "Io pensante" (Hegel). un essere che riflette, dubita, afferma, nega, sente, immagina.
Id: 2705 Data: 16/11/2020 18:25:50
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- Scienza
Guido Brunetti autore di neuroscienze. Uno e trino
Guido Brunetti autore di neuroscienze "In questi ultimi anni- afferma Guido Brunetti noto autore di neuroscienze- la nuova scienza del cervello sta producendo notevoli progressi e straordinarie scoperte. Abbiamo appreso sul cervello e la mente più che nei precedenti cinquemila anni". E' in atto -aggiunge- una "rivoluzione scientifica" destinata a "sconvolgere" non soltanto i metodi di diagnosi e cura in medicina e psichiatria, ma la nostra visione del mondo, dell'uomo e della società, e le nostre stesse concezioni millenarie, a partire dai sistemi filosofici". La filosofia contemporanea infatti rappresenta una "forte rottura" rispetto al passato: rifiuta la dimensione metafisica, le certezze, le verità assolute, l'essenza. Essa è intenta ad esaminare le cose come appaiono, i fenomeni così come si manifestano. Di qui, la nascita della fenomenologia, del nichilismo e della morte di Dio. Un'esistenza senza Dio, tuttavia, significa- d'accordo con Dostoevskji- che tutto è lecito, tutto è possibile. Anche le più grandi malvagità. Chi nega Dio, "nega l' uomo". I progressi neuroscientifici stanno segnando quindi una svolta. Fatto che ci permetterà di comprendere gli aspetti più intimi dei nostri pensieri e desideri, come pensiamo, agiamo e cosa proviamo. Una rivoluzione che avrà una notevole influenza nel campo dello sviluppo del bambino, in quello della scuola, dell'apprendimento e dell'invecchiamento, in relazione soprattutto alle devastanti malattie, come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson. E' il miracolo del cervello, il quale con i suoi 100 miliardi di neuroni e un milione di miliardi di connessioni sinaptiche è considerato la struttura più straordinaria e meravigliosa dell'universo conosciuto. Una realtà già intuita da scrittori e poeti. Emily Dickinson, ritenuta la più grande poetessa degli Stati Uniti, in una bellissima poesia del 1861 così recita: "Il cervello è più grande del cielo, il cervello è più profondo del mare". Un'altra poetessa, Maria Luisa Spaziani, ha scritto: "E' sterminato il pensiero, non ha colonne d'Ercole il cervello". Queste e altre questioni sono esaminate nel nuovo libro di Guido Brunetti, che s'intitola "Fascino e mistero del cervello e della mente" (Editore Campanotto, 2020). Il libro comprende una serie di saggi che spaziano nei diversi campi delle neuroscienze, della psichiatria e della psicoanalisi. Tante finestre che si aprono alle scoperte e ai meravigliosi progressi conseguiti dalle neuroscienze nella comprensione del cervello e della mente. E' un campo di ricerca- spiega l'autore- che "genera stupore, meraviglia e sgomento. Il cervello che studia il cervello. E' una delle maggiori sfide del XXI secolo per i neuroscienziati. La più grande avventura mai tentata dalla specie umana". Il termine neuroscienze è stato coniato nel 1972 dal neuroscienziato Francis O. Schmitt e indica l'insieme delle discipline dedite allo studio del sistema nervoso, che è costituito da neuroni. I neuroni vengono scoperti agli inizi del Novecento. Un neurone comunica con altri neuroni attraverso punti di contatto, piccoli spazi che si chiamano sinapsi. Lo scopritore della moderna teoria delle sinapsi è stato Charles Sherrington (1857), uno dei più grandi neuroscienziati del Novecento. Ogni neurone poi stabilisce un contatto con altre diecimila cellule nervose. Le neuroscienze, come tutte le scienze naturali, seguono un metodo rigorosamente empirico, scientifico: osservano, misurano e formulano ipotesi alla ricerca di cause empiriche. Esse studiano i fenomeni osservabili, obiettivi, fisici. La parola cervello, che comprende l'intero sistema nervoso distribuito in tutto il corpo, viene usata per la prima volta in un papiro egiziano del XVII secolo a. C. La centralità del cervello viene assunta dal fondatore della medicina, Ippocrate (V secolo a. C.), contro il cardiocentrismo sostenuto da Empedocle e Aristotele. Le scoperte delle neuroscienze contemporanee sono state rese possibili grazie alle nuove metodiche di brain imaging, le quali permettono di osservare regioni del cervello mentre una persona parla, legge, ascolta, si muove, ecc.; oppure in stato di riposo. Nella prefazione, Giulio Maira, neuroscienziato di fama mondiale, ha dichiarato che gli argomenti trattati "sono di grande interesse e aggiungono nuovi tasselli alle nostre conoscenze nel chiarire i molteplici punti oscuri della mente e del cervello". Nella sua vasta opera ci sono pagine- ha aggiunto Maira- che presentano una scrittura "colta, bella e raffinata". A sua volta, Vincenzo Rapisarda, docente di psichiatria, ha sostenuto che "l'autore con i suoi libri e i suoi saggi da anni offre importanti contributi al progresso delle neuroscienze, della psichiatria e della psicoanalisi. Fascino e mistero del cervello e della mente si rivela un'opera ricca di argomentazioni ben articolate". Infine, Tonino Cantelmi- docente di psichiatria nell'Università La Sapienza di Roma- nella postfazione ha scritto: "Il professor Brunetti è noto per aver elaborato la Teoria trinitaria della persona umana, una concezione che rappresenta un contributo fondamentale al progresso della conoscenza e costituisce un decisivo superamento sia del riduzionismo scientifico sia del riduzionismo ontologica delle scienze umane". Si tratta di una concezione non solo neuroscientifica, ma anche filosofica, umanistica e spirituale dell'essere umano. Il quale acquisisce un valore intrinsecamente ontologico e quindi etico, posto in una dimensione trascendentale, al di sopra della propria condizione biologica, empirica, materiale, in qualità di essenza, spirito (anima), io, coscienza. E' lo spirito- spiega Brunetti- che rende superiore l'uomo e che ci permette di coglierne la portata più profonda, oltre la realtà sensibile. Emerge una personalità poliedrica, multidimensionale. Brunetti uno e trino: umanista-scienziato, professore universitario, scrittore. Come neuroscienziato-umanista, egli indaga il fascino e il mistero del cervello e della mente, fornendo "un apporto di estremo interesse sulle prodigiose proprietà del cervello e della mente" (Maira). Brunetti analizza l'ontologica finitezza dell'uomo, scavando nel sottosuolo buio e profondo della mente umana, dell'inconscio, dei disturbi psichiatrici e dell'introspezione psicologica e patologica, con l'autorevolezza e la capacità che non tutti gli autori possiedono. Tra i grandi meriti che gli vengono riconosciuti c'è la sua grande capacità di riuscire a fondere neuroscienze e scienze umane, dimostrando di avere una "cultura universale" (Rapisarda). Come docente universitario, ha tenuto lezione di psicopatolohia nel corso di specializzazione in criminologia nell' Università di Roma. Ha tenuto un corso di psicologia dell'età evolutiva nell'Università di Lecce e un corso di neuroscienze nell'Università di Salerno. spazia nei più diversi campi delle neuroscienze, della psichiatria e della psicoanalisi, attraverso uno stile colto, raffinato e attraente. Contribuendo alla formazione di generazioni di studenti universitari. Come scrittore è autore di numerosi libri e saggi che spaziano nei diversi campi delle neuroscienze, della psichiatria e della pasicoanalisi, in un sistema di conoscenze in cui confluiscono altri saperi, come filosofia, pedagogia, letteratura. Brunetti si rivela uno speleologo dell'anima umana. Il suo nome figura nell'elenco dei più grandi "autori di neuroscienze" al mondo. Anita D'Aloisio
Id: 2704 Data: 14/11/2020 17:47:20
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