Innamorati,
empiti gli occhi e l'anima
di questo senso d'acqua e di sole
che dove passa
lascia impronte
di rugiada e di polline.
Esci all'aperto,
senza che nessuno ti accompagni,
appena fuori della tua indifferenza
trovi che tutto ti aspetta e ti vuole:
l'erba, l'aria, la strada, il cielo
e un desiderio di felicità
che non si vede,
perché troppo vicino agli occhi,
forse dentro,
come il sangue, come lo spirito.
Innamorati
per questa adolescenza
meravigliosa ed attonita
che nasce eternamente dal fondo,
che viene dall'infinito
della letizia e del pianto.
L'arcobaleno è un ponte di luce
tenuto da lacrime di pioggia
sulla nera vertigine della terra.
Esci all'aperto ed offriti
all'avventura dell'ombra e del sole.
Lasciati prendere
dall'impeto caldo della primavera,
e non importa che tu sia trascinato
dove non sai,
anche se dovessi vivere
un solo minuto
avresti goduto tutto,
avresti traversato l'immensità
come un pensiero di Dio.
Questo è l'amore,
e se non trovi la porta
per uscire dalla tua noncuranza
e camminare specchiato
dall'erba, dall'acqua, dall'aria,
a che ti serve la musica
che ti fa vortice dentro?
A che ti servon le lacrime
che ereditasti nascendo?
Innamorati e sii creatura
saresti pietra altrimenti,
cieca pietra senza tempo,
peso inutile
sulla palpitante carne del mondo.
Innamorati,
abbandonati,
esci;
oggi ogni cosa t'attende e ti vuole,
ecco due occhi, due mani,
una bocca,
una parola di paradiso: Amore!
E tutto il resto non è che una favola:
la favola disperata del nulla
senza gioia, senza lacrime, senza Dio.
Luciano Folgore - 1886-1966
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