Passo ore a leggere in ginocchio
le coste seminude dei ruscelli
e sotto gli occhi gli alberi si piegano
come fossimo riuniti intorno a un tavolo
l'un l'altro carezzandosi le foglie
Una piccola vita
è il mio luogo al vento,
un filo di luce in mezzo ai fili-
che fa da madre nella carne con la luna
crescente nei capelli a farli lunghi,
come una benda sollevata appena
capovolgendo la terra con le mani,
magnifica, imbevuta delle sillabe,
con un soffio che rimbalza sui pianori-
già lontani. Ci spetta di rinascere
nel gesto costruito dalle dita
tra i vasi fragili e sottili delle vene
fatte di lacrime di voci. Ti accompagno,
seguendo il filo di cotone inumidito
del tuo mandala invisibile alla luce,
sulle fioriture del sorriso, e nulla più,
se resti quel bambino, ci distinguerà
le nostre vite. Il mio sentiero, claudicante,
è la tua strada di risate, la mia gioia,
e questa pelle, annidata dentro gli occhi,
per l'aria che fa l'anima del giorno precedente
il suo splendore nudo, come nostro, oggi
disfo i passi che ostruiscono la vista
attraversando il muro della nebbia:
ti sento rompere dei ramoscelli secchi
con lo scudo luminoso nel giaciglio
più segreto, tra il collo e le mie spalle
c'è un foro, e tu lo sai, di dentro,
dell'ombra lunga che fanno gli alberi dal buio
quando risplendono la primavera sulle cosce,
come si tenesse tra le braccia un cielo
un cielo come un nido tutto pieno
dei nostri uccelli in fiore da venire.
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