Ed io qui sono,
tra sogno ed eterno smarrito,
campi vuoti e orti incolti,
in lande di memorie morte,
io mai che guardi oltre,
oltre di incoscienza il dirupo profondo.
Il mio canto muto si spegne per quei boschi,
note troppo labili per gli infiniti spazi.
Odo come da lontano il ruggito della tempesta,
ecco quindi, or riconosco me stesso
e di tutto ciò l’intrico percorso.
Miraggio, e allor mi desto
Dall’infinito sonno mio.
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