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Occasioni

di Marco Tealdo
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Pubblicato il 05/12/2007

Bastò far passeggiare lo sguardo un po’ a sinistra.
Rimase come una farfalla nella ragnatela di un ragno. Vittima di un agguato.

Quegli occhi un po’ a mandorla, incorniciati da ciglia lunghe e discrete, lo stavano attendendo da sempre.
Ebbe appena il coraggio di spostare lo sguardo un po’ in giù e accorgersi di una bocca semplice e un po’ screpolata, che andavano a porre un altro tassello per il mosaico di un viso bellissimo, semplice, genuino.

“Chi sei tu ?” pensò repentinamente Davide, passandosi la mano tra capelli come per liberare la vista da un ciuffo ribelle.
“ Chi sei tu che mi attendi da sempre?”. Non volle trasformare in suono quel pensiero insistente che rimbalzava tra i corridoi della sua mente.


C’erano troppi ostacoli tra lui e quel volto. Ma nonostante tutto gli occhi misteriosi e quelli di Davide, valicando la breve distanza, erano ormai inscindibilmente legati.

L’autovettura guidata dal papà di Davide e quella su cui erano fermi quegli occhi, distavano pochi metri. Due caselli per l’ingresso in autostrada erano la loro reale distanza.


Davide avrebbe voluto abbandonare il suo sedile posteriore e proiettarsi a pochi metri più in là. Già ma che cosa avrebbe potuto dirle, pensò.

Beh, intanto si sarebbe atteso che anche lei avesse fatto lo stesso siccome si stavano – secondo Davide – attendendo da sempre.
“Lei? – pensò – ma avrà un nome questa lei. Questo volto si chiamerà in qualche modo. Ma come!”
Quel che è certo è che ci attendevamo da sempre e finalmente ci siamo trovati. Solo che ancora non so il suo nome. Forse non credevo di doverla incontrare proprio oggi … non sono preparato.” Si agitò Davide tra sè e sé.

Pensò di istituirne uno così d’ufficio. Come a quei neonati che si trovano davanti alla porta di una chiesa senza nessuna indicazione.
Decise di chiamarla Francesca. Come sua nonna. Le labbra screpolate gliel’avevano ricordata nettamente!

“ora scendo – pensò Davide – corro alla sua macchina posta due file più in là. Apro la porta e le dico “ Francesca, ti ho ritrovata! Vieni” .

Davide lanciò un’occhiata avanti e vide che la fila di ingresso per l’autostrada si accorciava sempre più: ebbe il segno chiaro che non sarebbe rimasto molto tempo. Occorreva sbrigarsi e farlo subito.



Il piano era perfetto. Attorno tutto taceva: il papà impegnato a cercare le monetine per pagare il pedaggio non si sarebbe accorto in tempo della fuga, la mamma un po’ addormentata cullata com’era dal viaggio e soprattutto la sorellina Silvia distratta dal suo giocattolo nuovo non avrebbe opposto resistenza all’inconsueto gesto.

Davide era amante dell’avventura. Almeno di quella vista in TV. Ma non avrebbe mai pensato di diventare protagonista di una rocambolesca fuga. Comunque non così presto, a soli 12 anni.

Il tempo di batter ciglio e di visionare la situazione intorno e Davide rialzò lo sguardo per non perdere il contatto con Francesca.

Un immenso tir si era allineato in coda per l’ingresso in autostrada proprio nella postazione di metà rispetto a quella dove era in coda l’auto del papà di Davide e quella di Francesca.
“Una tragedia” – pensò Davide facendo quasi scivolare quel pensiero sulle sue labbra per l’agitazione. “Questo bestione mi farà perdere le tracce di Francesca. Manderà a monte il mio piano”

Inizio a sudare freddo il povero Davide anche perché ormai era giunto il turno del loro ingresso in autostrada. Abbassò il finestrino e sporse la testa come per controllare la situazione. L’auto rossa di Francesca era troppo indietro e poi la pioggia sottile che aveva iniziato a riversarsi sull’asfalto rendeva ancora meno chiara la visibilità.

“ Ormai non c’è più nulla da fare” – pensò Davide gettandosi a peso morto sul sedile con le mani nuovamente tra i capelli.

“eppure quegli occhi erano i suoi” – si rassicurò Davide – “Quel volto, quelle labbra. I capelli. Era lei”
L’auto del papà di Davide partì veloce. Lui ebbe ancora il coraggio di voltarsi indietro e frugare tra la confusione di auto e pioggia per cercare uno spiraglio di quegli occhi.

“ci troveremo di nuovo. Puoi starne certa” fu l’ultimo pensiero prima di ritirarsi in un comodo sonno.

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