si perdono speranze, come perdere appuntamenti. Volgendo altrove
lo sguardo.
le mani molli alle marce, i volti scesi, le solitudini.
ai lati, passano
i tram – hanno semafori
speciali -
e pubblicità disegnate
come le donne sui fianchi. ma un poco sgranate
dai pixel, e senza
l’audio
ricordano vetri alti di cattedrali - o pupazzi, a toccarli
sanno di gommapiuma.
incontro alla loro vita, fatta di chissà cosa, e di
niente gli estranei
se ne vanno.
stridono i freni, un attimo prima.
si piega il collo
del mio vicino ricorda qualcosa
che muore. “Non è possibile,” dice,
“questo tempo”. come un cane
con il padrone lo cerca
fuori dal vetro. “lo senti anche tu,
l’umido,” chiede. “la senti la testa
girare pesante le ossa crollare
come fossero briciole.”
“non è possibile,” ripete, “questo tempo”.
la prossima volta,
se puoi,
portami il sole.
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