Ti prego ti prego ti prego
Hai presente un vaso? È vuoto
Eppure stavolta davvero
stavolta per ieri per sempre per tutte
Non appellarti alle evidenze
per far finta di capirmi
che direbbero il contrario
lo so da me e anche lo stesso
lo dicevo senza voce che le cose hanno cadenza
e che il giro poi si inverta non stupisce
ma ho cambiato molla e perno all’orologio
e lo porto alle caviglie è più sicuro
i miei polsi non li porgo non offro mani
Ma se l’ultima volta appena ieri te l’ho chiesto per favore
a che serve la preghiera?
Non ricordi, non ci credo come non hai creduto a me
abbi fede non è certo per vendetta
non mi sento così folle da cambiare amore in odio
per legarmi anche più stretta
mi hai accorciato il fiato quanto basta
ma respiro − è sufficiente
Ti ricordi di quel vaso?
C’era dentro una sorgente
l’hai creduta eterna e l’hai obbligata
a ubriacare mandrie e morie di sete
e ogni volta da una goccia lei è rinata
e ne ha fatti bere ancora per non accusare te
ma quell’ultima sorsata restò appesa così a lungo
da mutarsi in forca e la squassò
per la sorte l’urlo esplose proprio allora
negli scherzi della gola e la spezzò
E ora hai voglia a riempirlo col tuo miele
fallo pure – non attacca
non sapevi di quel vaso che era la sorgente
l’uno e l’altra sono asciutti e io sobria
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