"La parte di lei è recitata benissimo
l'ho scoperto quando ha finto di piangere e poi ha riso.
Non la smetteva di ridere
piegando il tempo ai suoi angoli
piegandogli le gambe
tenendo distante i rancori di due volte
con un lento gesto della mano
a mettere tutto da una parte
in un secondo tempo dell' esistere
per esistere sotto forma minerale.
Come pietra nella fionda
a scavalcare il sogno di un mattino proibito
dove nessun adulto è mai arrivato
scagliata da qualcuno
che in principio siamo stati
ma non ricordiamo quando
e se avessimo preso bene la mira
durante il nostro turno di giocare a fare dio
o essere dio
per interposta persona
ma di un altro se stesso?
Siamo stati gli uni gli altri e tutti dio almeno una volta
ma fuori sincrono per questioni di sicurezza
mantenendone il segreto nelle ascesi, nelle vite precedenti
anche al nostro pianeta
o nei versi dei poeti maledetti.
Qui la storia si confonde
anomalia che si arrende
alle pose plastiche della ragione
inospitalità da teoria dei giochi nella teoria dei quanti".
Pernacchia e si riparte da ventiquattromila baci
ma senza menzionare più i numeri
che hanno cambiato stazione
transfughi per una vita peggiore
sulle pagine di economia a giornali unificati
fusioni che ci allontanano dal nucleo
come le strade che conoscono le nostre periferie
più sorde ai ribaldi squilli della ribalta
(così per ridere) che a dirsi addio.
Ma tu che ne pensi di tutta questa storia
che sei andata via?
" che noia che noia datemi un martello"
o "no non piangere cuore mio
ridi come faccio io"
agli estremi delle ipotesi?
Quanto viaggiano certe canzoni?
Non si fanno scrupoli.
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